RIMINI. «Gli uomini e le donne del nostro tempo corrono il grande rischio di vivere una tristezza individualistica, isolata anche in mezzo a una grande quantità di beni di consumo». Queste parole, contenute nel messaggio che il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, ha inviato a nome di papa Francesco, descrivono la situazione di quelle periferie del mondo e dell’esistenza che il Meeting mette a tema nella sua XXXV edizione, che inizia domani, 24 agosto.
Un Meeting dedicato all’uomo, al suo cuore, all’irriducibile desiderio di bene che lo costituisce e che non smette di gridare neppure nei contesti più difficili e contraddittori come vediamo in questi tempi drammatici per le sorti del mondo. Il Meeting di quest’anno vuole raccontare il potere del cuore, che permette all’uomo di vivere dentro il dramma, dentro le difficoltà delle periferie più lontane e dentro le sfide della quotidianità. Proprio a questo il Meeting ha deciso di dedicare l’incontro inaugurale, con la presenza di Padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terrasanta, testimone eccezionale di una speranza altrimenti impossibile. Ed è sull’irriducibile bisogno di significato dell’uomo che il Meeting propone lo spettacolo inaugurale: “Io, un sassetto tra le stelle”, dedicato al film La strada del maestro Federico Fellini, con l’esecuzione della Suite musicale di Nino Rota.
«Il cristiano non ha paura di decentrarsi, di andare verso le periferie, perché ha il suo centro in Gesù Cristo», scrive sempre papa Francesco nel messaggio al Meeting.
Le periferie, ricorda il Santo Padre, «non sono soltanto luoghi, ma anche e soprattutto persone (...). Non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria».
«In presenza di una cultura dominante che mette al primo posto l’apparenza, ciò che è superficiale e provvisorio, la sfida è scegliere e amare la realtà», nella settimana del Meeting desideriamo accogliere questa sfida del Papa a «non perdere mai il contatto con la realtà, anzi ad essere amanti della realtà». È questo che don Giussani ha indicato costantemente come l’unica strada per essere veramente religiosi, cioè uomini: «Vivere sempre intensamente il reale, senza rinnegare e dimenticare nulla».
Accogliamo anche il secondo invito del Papa a «tenere sempre lo sguardo fisso sull’essenziale», avendo negli occhi la sua grande testimonianza − che abbiamo rivisto accadere anche nel suo ultimo viaggio nella Repubblica di Corea − di amante della realtà e dell’essenziale, un amore che gli consente di avanzare sicuro verso qualunque periferia di questo mondo in guerra.
Il Meeting di quest’anno vuole mostrare proprio queste periferie, «che non sono soltanto luoghi, ma anche e soprattutto persone», facendo incontrare a chi lo visiterà persone per le quali la realtà è innanzitutto qualcosa da guardare e da abbracciare, e non da combattere. Persone che riconoscono che la realtà rappresenta un bene e che l’altro è un’occasione attraverso cui il destino non lascia solo l’uomo e si fa presente anche oggi, consentendogli di vivere un’esperienza di positività dentro qualunque circostanza.
Iniziamo questo Meeting con la domanda che Papa Francesco ha lasciato a noi tutti, agli ospiti, ai visitatori e ai 3000 volontari: «Che cosa cercate?».
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