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Dietro le quinte della professione dell'infermiere

di Redazione

Non capita spesso di riflettere sul recente passato della professione italiana anche perché i libri di storia infermieristica si fermano perlopiù alla prima metà del ventesimo secolo. Da questo punto di vista il volume di C. Galletti, L. Gamberoni, G. Marmo ed E. Martellotti, “Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo” (Maggioli Ed.) rappresenta un’interessante novità editoriale.

La professione dell’infermiere, un libro racconta il dietro le quinte

libro martellotti

Il libro "Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo" disponibile su Amazon

Ma perché occuparsi di storia, una scelta un po’ controcorrente?

Lo abbiamo chiesto agli autori in un’intervista a più voci. Il primo a rispondere è Giuseppe Marmo, già coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/magistrale della Cattolica, sede formativa dell’Ospedale Cottolengo di Torino.

L’idea del libro è nata dalla considerazione che l’assenza di pubblicazioni e di materiali di studio sul periodo tra il 1990 e il 2010 fosse un’importante lacuna da colmare, perché la professione infermieristica italiana proprio in quegli anni ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa: in un arco di tempo relativamente breve la formazione è passata in università, è stato approvato il profilo, è stata superata l’ausiliarietà della professione, è stato abolito il mansionario… Per orientare soprattutto il lettore più giovane in questo viaggio nel tempo, il libro si apre con un’ampia introduzione di carattere storico-normativo e tutto il testo è corredato da un ricco supporto di note biobibliografiche.

Ma, a nostro avviso, per analizzare lo sviluppo del processo di professionalizzazione degli infermieri il tradizionale approccio storico-normativo, seppur fondamentale, non poteva bastare. Per capire la storia, oltre a interpretare leggi e ordinamenti, bisogna infatti riflettere sulle motivazioni delle scelte strategiche e tattiche adottate, sul dibattito e sulle eventuali divergenze interne alla professione, sulle resistenze culturali e politiche incontrate...

Vi siete, quindi, interrogati su come si sia arrivati a definire i processi che hanno cambiato il volto della professione?

Questa volta interviene Loredana Gamberoni, già coordinatore del corso di laurea specialistica/magistrale dell’Università di Ferrara e sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara.

La risposta a questa domanda sta solo nella memoria di chi quei tempi ha vissuto. Per questo il nostro lavoro si è basato sulle testimonianze dei protagonisti che hanno occupato posizioni chiave negli organismi e nelle associazioni professionali, che si sono confrontati con le istituzioni, che hanno sperimentato in prima persona nuovi percorsi nella formazione, nella clinica e nel management.

Ma abbiamo sentito anche epistemologi e storici, tra cui E. Manzoni, P. C. Motta e D.F. Manara e qualche autorevole personaggio esterno alla professione, ma che la conosce bene, come P. Binetti, D. Rodriguez, T. Petrangolini, G. Barbieri e C. Collicelli.

Il filo conduttore del libro è il processo di professionalizzazione, analizzato attraverso alcune fondamentali coordinate di riferimento: mandato sociale della professione, corpo specifico e sistematico delle conoscenze, formazione, leggi a tutela dell’esercizio professionale, norme deontologiche, ruolo dei collegi, mercato e organizzazione del lavoro, associazionismo professionale.

Un’analisi a tutto tondo, quindi, da cui emerge uno scenario complesso che ci auguriamo sia utile ad aprire una finestra sul recente passato della professione e sulle modalità che essa ha utilizzato per affrontare i cambiamenti senza subirli

Quali sono le azioni politiche che i vari personaggi intervistati hanno riferito? Come la professione si è preparata a gestire i processi che ha vissuto?

A rispondere è la giornalista Emma Martellotti, che ha diretto dal 1992 al 2014 l’ufficio stampa e comunicazione della Federazione dei Collegi Ipasvi.

Per ricostruire i processi legati all’evoluzione normativa, abbiamo intervistato in primo luogo le presidenti della Federazione Ipasvi che si sono succedute dal 1990 al 2010: Suor O. D’Avella, E. Carli e A. Silvestro, ma anche G. Rocco sul ruolo dei collegi provinciali, M. Schiavon, presidente dell’Enpapi e tanti altri (qui è impossibile citarli tutti, ce ne scusiamo).

I loro contributi costituiscono un vero e proprio dietro le quinte della storia della professione, che svela i termini di un vivace confronto interno ai gruppi dirigenti della professione. È sorprendente come nessuna delle scelte che oggi appare scontata, allora lo fosse; infatti non era semplice decidere se conservare la formazione all’interno della sanità o passare all’università, se riformare il mansionario o abolirlo, come impostare un adeguato sviluppo di carriera ecc… Si trattava di strade del tutto inesplorate e bisognava affrontarle con coraggio e determinazione in un parlamento fortemente condizionato da chi remava contro ogni provvedimento finalizzato a valorizzare la professione infermieristica.

D’altra parte all’interno della professione su più di una questione i punti di vista erano diversificati, come attestano le interviste ad alcuni esponenti del mondo della formazione (R. Alvaro, L. Saiani, M.G. De Marinis, P. Chiari) o delle associazioni professionali (M.S. Bonardi, E. Drigo. M.G. De Togni). La De Togni puntualizza, per esempio, il senso delle battaglie condotte dal coordinamento caposala a difesa di questa figura.

Il libro raccoglie con fedeltà testimonianze anche divergenti tra loro, nella convinzione che solo attraverso la dialettica interna e il confronto, quando non degenerano, possano scaturire strategie condivise e possa faticosamente maturare il percorso di costruzione dell’identità professionale

A Caterina Galletti coordinatore del corso di laurea specialistica/magistrale della Cattolica, Roma, chiediamo:

Che senso ha oggi leggere un libro di storia infermieristica?

Invece è proprio dalla lezione del passato che possiamo trarre gli elementi per superare le difficoltà attuali e riflettere su alcuni problemi irrisolti. Tra questi spicca la questione dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza oggi?

E, inoltre, che cosa vuol dire parlare di strategie professionali al tempo della crisi della politica? I nostri intervistati testimoniano con le loro esperienze che la politica professionale infermieristica non ha riguardato solo le rappresentanze istituzionali o associative, ma ha coinvolto ogni professionista che è intervenuto a vario titolo nella vita pubblica della comunità. Da ciò deriva un messaggio di indubbia attualità: l’intera collettività professionale non deve proporsi mai come destinataria passiva di scelte verticistiche perché è in grado, se lo vuole, se è preparata e se è organizzata, di influire sulla politica ai suoi molteplici livelli. Ed è proprio questo il testimone che ci auguriamo le nuove generazioni di infermieri raccolgano dai collegi più anziani.

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