Carissima Redazione,
dopo anni di onorevole carriera in ambito oncologico, un paio di Master e un corposo curriculum, vi racconto la mia attuale realtà che è anche la realtà di molti altri colleghi/e. Grazie per l'attenzione.
Da un po' sono stato destinato all’U.O. H24H, il reparto è collocato al padiglione 6 pt e si snoda lungo un corridoio di 15 metri circa dove si trovano tre stanze lungo ogni lato per un totale di 6. Le due stanze centrali sono dedicate nello specifico a locali preparazione terapie, in una si trova una zona filtro con cappa a FLV che, nonostante presso l’azienda sia presente una farmacia centralizzata per la preparazioni di antiblastici pare che sia spesso utilizzata dal reparto sovrastante.
Nella stanza di fronte si trova il locale preparazioni farmaci o comunemente chiamata infermeria, anche qua incombono 2 cappe a FLV che vengono utilizzate per le terapie di supporto dei pazienti. La funzione fondamentale di questo D.H. è essenzialmente somministrare terapie di supporto, antibiotiche e chemioterapiche ai pazienti ematologici.
Nelle rimanenti stanze troviamo un numero variabile di poltrone tutte rigorosamente coperte da lenzuola e 2 letti ad altezza variabile anch’essi fatti come nelle unità di degenza. L’attività lavorativa si svolge sulle 12 h ossia dalle 7 alle 19, su due turni, il mattino un numero variabile di infermieri da 1 a 4, in funzione del personale presente in organico, e il pomeriggio in numero di 1 (sempre), l’attività si svolge dal lunedì al sabato mattina dove anche qui è garantita la presenza di una singola unità.
In realtà, essendo in numero così esiguo il collega del mattino spesso si presenta alle 6.30 per iniziare l’attività di diluizione e preparazione, per aprire le porte, tutte rigorosamente chiuse a chiave il pomeriggio prima, per sollevare tutte le tapparelle, comprese quelle degli ambulatori e della cucina, tutte rigorosamente abbassate il pomeriggio prima, quindi l’infermiere in turno alle 6.40 c.a. si arma di manovella e con dedizione e passione solleva le circa 10 tapparelle, ponendo molta attenzione a questa manovra, perché la prima mattina che è stato il mio turno, la suddetta manovella mi è scivolata, visto che il sollevare implica anche l’uso di una certa dose di forza, e mi ha colpito il dorso della mano provocandomi un ematoma di dimensioni particolarmente importanti, non mi sono recato al PS visto che era il mio secondo giorno di lavoro e mi sono medicato con ghiaccio e pomate locali.
Quindi verso le 7 questa operazione è conclusa e si inizia a preparare le terapie di supporto sotto la cappa a FLV, per comodità collettiva, visti gli esigui numeri di personale, si infondono le terapie e si deflussano tutte collegandole tra loro tramite una rampa a 4 o 5 rubinetti, peccato che si lavori solo ed esclusivamente con CVC esterni tipo Hickman e Broviac in pazienti trapiantati e ricordo perfettamente che è sconsigliato l’uso di rubinetti e rampe, ma capisco che di necessità virtù.
Iniziano ad arrivare i pazienti, la collega mi illustra la procedura per collegare l’infusione: “…. maneggia tutto il possibile con garze sterili e guanti sterili, aspira 10 ml di sangue con la siringa e poi con la campana fai il prelievo quando è necessario …..” “Scusa perché aspiriamo 10 ml di sangue …..” chiedo io … “Per togliere l’eparina ….” Dice lei … Sono circa 5/7 anni che non utilizzo eparina su un centrale, quindi rimango un po’ perplesso, ma la mattina procede e osservo.
Il lavaggio viene effettuato con 10 ml di soluzione eparinata preceduti da 20 ml di soluzione Fisiologica, vengono utilizzate siringhe normali e non luer lock.
La mattinata prosegue tra un rilevamento dei parametri, mettere a posto cartoni e flaconaggio, somministrare il vitto, pulire le poltrone e le aste, chiudere in maniera asettica i CVC.
Al termine della mattina mi viene chiesto di eparinare con la stessa tecnica del CVC un catetere periferico, chiedo spiegazioni anche dell’uso dell’eparina nei centrali, le risposte sono le seguenti: “i cateteri si chiudono…” ma nessuno mi sa oggettivare in che numero si chiudono, uno su mille, due su cento, dieci su dieci? Nessuna risposta!!
Faccio presente che l’uso costante di eparina è dannosa per il paziente, “i medici lo sanno e valutano la coagulazione considerando questo…” la risposta.
In realtà l’uso costante di eparina può determinare trombocitopenia, e qui finalmente la verità, “i medici vogliono così! E poi c’è scritto anche sul protocollo di istituto” Bene, avevo già letto il protocollo di istituto anche se non in maniera dettagliata, lo rileggerò.
Leggere una procedura in questo reparto è un'impresa, in stanza infermieri non è presente il pc!!, un computer è presente nella stanza della caposala, dove lei lavora, un altro è presente nell’ambulatorio prelievi, dove la collega fa prelievi da CVC e medicazioni, e un terzo è presente in sala midolli, dove lavora un amministrativa e dove il medico fa ovviamente prelievi da midollo, quindi riuscire a leggere una procedura o un avviso o qualsiasi altra comunicazione aziendale è praticamente impossibile.
Chiedo il perché non ci sia un pc in stanza infermieri e la rispostà è mitica “fa polvere”, ribadisco che fa polvere anche nelle altre stanze, "...lì ci sono le cappe di aspirazione …” , alla fine esce la verità "i dottori non vogliono” in particolare è la dott.ssa V.L.M.T. che non vuole e che ha redarguito aspramente il collega che di tasca sua ha acquistato un porta documenti in metallo, quindi lavabile in maniera facilissima, in maniera aspra proprio con la seguente frase “...non voglio vedere polvere in giro...”.
Quindi la dott.ssa non vuole vedere polvere e quindi in stanza infermieri non c’è il computer, vedere un esame nella giornata di sabato diventa un'avventura, perché ovviamente il medico di turno li controlla circa all’una del pomeriggio pensando di fare la richiesta di emazie alle 13.30 e ovviamente l’unico infermiere disponibile si ferma fino al pomeriggio inoltrato…..quindi…..al sabato c’è la staffetta tra il reparto e la stanza del computer in modo da vedere per tempo l’esito degli esami e di avvisare i medici per tempo, in modo da fare le richieste di emazie entro un orario ragionevole.
LA SOMMINISTRAZIONE DI CHEMIOTERAPICI
I farmaci chemioterapici più utilizzati presso il reparto sono: VELCADE e VIDAZA, tutti rigorosamente somministrati SOTTOCUTE!!!!
Alcuni mesi orsono l'Unità Farmaci Antiblastici ha emanato una circolare in cui informava le UU.OO. che le siringhe contenenti chemioterapici, per motivi di sicurezza non sarebbero state dotate di aghi, ciò desume che in caso di necessità l’ago venga posizionato presso il reparto, quindi si scarica il rischio sull’operatore ricevente il farmaco.
Nello specifico i colleghi che ricevono il farmaco, applicano l’ago n°25 per andare a praticare la sottocutanea al paziente.
La manovra di somministrare i farmaci chemioterapici sottocute è in letteratura una delle più pericolose, la possibilità di pungersi durante l’applicazione dell’ago, durante la somministrazione o durante la rimozione dell’ago stesso è altissimo, quindi è altissimo il rischio di contaminarsi o auto inocularsi farmaco.
Non sono molto esperta di Vidaza, ma conosco abbastanza bene il farmaco Velcade, e so che può essere somministrato anche per via endovenosa, la risposta che aumenta gli effetti collaterali è ovvia, meno ovvio omettere che la risposta legata alla sopravvivenza per la somministrazione endovenosa è più alta che per la somministrazione sottocutanea.
Possiamo trovare soluzioni a questo sistema di somministrazione? "i medici vogliono così”
IL POMERIGGIO
Il pomeriggio in H24H è un'esperienza fantastica, qui c’è la vera essenza di professionista laureato in scienze infermieristiche.
Arrivi alle ore 12.00, prendi una pseudo consegna, cominci a preparare sotto cappa un paio di siringhe per eparinare (sic!) i CVC, ti lanci tra una stanza e l’altra per rispondere ai campanelli, inizi a controllare la stanza midolli, da lì inizia la chiusura della prima tapparella, le segretarie sono troppo impegnate, riordini, controlli che i telini siano puliti, controlli che ci sia nei cassetti il materiale, in caso contrario li rifornisco, primo viaggio al magazzino, prendo il materiale, prendo il biobox, porto via quello sporco, rispondo a un altro campanello...
...il sig. Rossi ha terminato, prendo il lavaggio, eparino, faccio anche la medicazione e sostituisco il tappino, chiudo il biobox, vado a prendere quello nuovo, telefono al CTO perché alle quattro arriva il paziente per la trasfusione, arriva la sacca, arriva il paziente, cerco il medico che si presenta alle cinque perché era “impegnatissimo”...
...stacco altri pazienti, chiudo i biobox, apro quelli puliti, stacco un altro paziente, eparino, controllo la terapia del giorno dopo, porto via l’ennesimo biobox e apro l’ennesimo pulito, aspetta ho dimenticato le tapparelle, comincio dalla cucina, le segretarie hanno finito il caffè posso chiudere, passo alla stanza uno, pulisco la poltrona, rifaccio il letto, (da sola!), pulisco l’asta, cerco il medico perché è arrivato un paziente che dice che sta male, chiudo il biobox, la tapparella, ripristino il carrello, metto il biobox pulito…
...e così fino alle sette, se tutto va bene, se non ritardano le trasfusioni, se non si presenta l’imprevisto o altro.
Quando mi sono laureato come infermiere non pensavo che la mia vita sarebbe stata questa, in fondo un paio di anni in più e sarei stato un medico.
Ai colleghi medici non è richiesto sostituire gli infermieri quando questi mancano, i colleghi avvocati non puliscono le aule dei tribunali quando finiscono le arringhe, gli impiegati di questa amministrazione non svuotano i cestini prima di andare a casa, il dirigente infermieristico non lava i pavimenti dell’aula magna quando finisce le relazioni, non capisco perché agli infermieri è richiesto di sopperire ad ogni mancanza di questa azienda, quanto ho vinto il concorso presso questa amministrazione il bando titolava “ …..posti di CPSI Collaboratore Infermiere” e quando ho firmato il contratto non si parlava di tapparelle e di biobox, si parlava di CPSI Infermiere, allora ho pensato di aver sbagliato qualche cosa e sono andata a rileggere il profilo professionale e no non mi sono sbagliato, non parla di biobox e tapparelle, non dice neanche che devo rincorrere il medico, sarà scritto nel codice deontologico?
No, non è scritto neanche lì, anzi parla di non nuocere, penso sempre all’eparina, (perché poi il protocollo di istituto l’ho letto e sono andata a leggere le linee guida anche!!!), il Codice Deontologico parla anche di collaborazione con colleghi e altri operatori di cui ne riconosce e valorizza lo specifico apporto all'interno dell'équipe; quindi l’infermiere riconosce e valorizza altre figure, ma questa azienda nel caso specifico non riconosce e soprattutto non mi sento molto valorizzato tra un biobox e una tapparella!!!
Potrei continuare questo racconto con molti altri aneddoti ma preferisco dimenticarli, sicuramente non riconosco in questa azienda nessuna attrattiva e nessuna possibilità di crescita nonostante il mio corposo curriculum quindi cercherò di portare la mia esperienza professionale in altri luoghi di lavoro.
R.P.
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