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Mangiacavalli: Convertire in legge il ddl Lorenzin

di Redazione

Il disegno di legge Lorenzin, quello che trasforma i collegi in ordini professionali, in discussione da ieri, lunedì 9 ottobre, in aula alla Camera con una serie di modifiche al testo già approvato dal Senato a maggio 2016, non può più attendere e deve essere convertito in legge entro l’anno.

Ddl Lorenzin, il sollecito dell’Ipasvi

La Federazione nazionale Ipasvi, a cui sono iscritti gli oltre 440mila infermieri che operano in Italia, scrive ai presidenti di camera e Senato, ai presidenti delle Commissioni Affari sociali della Camera e Igiene e Sanità del Senato, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e anche alla conferenza delle Regioni.

Dopo più di dieci anni di stallo non è accettabile che un provvedimento atteso praticamente dalla quasi totalità di chi lavora nel servizio pubblico e dalla stragrande maggioranza di chi opera nella Sanità, finisca di nuovo nelle sabbie mobile di posizioni strumentali che possono avere come obiettivo solo quello di impedirne la giusta conversione in legge. Cosa che avviene ormai dal 2008, si legge nella lettera.

Nelle motivazioni della richiesta, l’Ipasvi sottolinea che gli infermieri sono ormai da decine di anni professionisti laureati: non ha più senso mantenere l’obsoleta e anacronistica separazione tra collegi e ordini per delineare forme di rappresentanza professionale e di iscrizione agli albi di appartenenza: gli infermieri, al pari di tutte le altre professioni intellettuali, vogliono una tutela ordinistica. Una tutela – aggiunge - che arriverebbe con l’approvazione del Ddl 3868 non solo per i professionisti, ma anche per gli stessi cittadini, offrendo armi efficaci ad esempio contro l’abusivismo, che infanga l’operato di centinaia di migliaia di professionisti e pone a rischio la salute degli assistiti.

Secondo la Federazione degli infermieri il Ddl Lorenzin è in discussione ormai da lungo tempo e alla Camera si sono susseguite audizioni e dibattimenti in cui qualunque istanza avrebbe potuto essere avanzata e qualsiasi problema avrebbe potuto trovare già soluzione.

E gli oltre 440mila infermieri che operano in Italia quindi, non possono accettare ulteriori rinvii che non si basano su motivazioni reali, ma semmai su preferenze anacronistiche di alcuni che tuttavia possono, grazie appunto alla disponibilità del ministro, del relatore e dei parlamentari, cercare e trovare soluzioni che attenuino le eventuali insoddisfazioni, ma non penalizzino quasi la metà di chi lavora nel servizio pubblico in sanità.

Chiediamo al ministro, al relatore del ddl alla Camera e ai parlamentari – termina la lettera - di concludere in fretta l’iter del provvedimento e di giungere, in accordo col Senato, a una rapida conversione in legge che finalmente chiuderebbe una partita ormai aperta da anni e che giunta ormai sul filo del traguardo non deve e non può trovare mille giustificazioni, spesso strumentali, per dover ripartire dal via.

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