Nurse24.it
chiedi informazioni

L'intervista

Librandi, Uil Fpl: Stabilizzare subito i precari in sanità

di Leila Ben Salah

Stabilizzare i precari e liberare risorse reali sulla contrattazione decentrata. Questi i due obiettivi della Uil Fpl. Obiettivi, lo dice chiaramente il segretario nazionale Michelangelo Librandi, che vanno raggiunti al più presto. Aprile dovrà essere un mese determinante, altrimenti – dice Librandi – dovremo ricominciare con le prese d’atto forti e con gli stati di agitazione.

Librandi (Uil): Stabilizziamo i precari in sanità e subito

michelangelo librandi uil fpl

Michelangelo Librandi, segretario nazionale Uil Fpl

È un momento difficile per la sanità e per il pubblico impiego in generale. E i sindacati lo sanno bene. Ma è ora di stringere i tempi su molte questioni: dal precariato al contratto. Adesso o sarà una primavera calda, promette Librandi, segretario nazionale della Uil Fpl.

Librandi, dove stiamo andando?

Lo vorremo sapere anche noi. Purtroppo la politica non ci aiuta, è distratta da altro e le norme sono tutte volte a contrarre i costi, a tagliare, senza pensare a quali sono gli sprechi reali. E alla fine a pagare sono le regioni e le aziende sanitarie virtuose, che in questi anni hanno fatto le scelte giuste. Basti pensare al blocco del turnover, il personale del pubblico è sempre più anziano. L’età media degli infermieri ormai è di 52 anni, c’è bisogno veramente di sbloccare il turnover e di assunzioni reali. Basta con gli sloga.

E poi c’è il problema del contratto, fermo da otto anni …

Il 30 novembre scorso abbiamo raggiunto un buon accordo con il ministro Madia, ma adesso deve velocizzare i tempi. Sono otto anni che siamo senza un contratto per quanto riguarda la parte economica, ma da oltre dieci nella parte normativa e in questi dieci anni le professioni si sono evolute, le macchine sono andate avanti. E si sa, le risorse umane sono la cosa più importante per ogni azienda, che sia pubblica o privata.

Quell’accordo andava bene o restano delle criticità?

Ci sono un paio di aspetti che ci preoccupano: uno riguarda la questione dei precari. Abbiamo ragionato con la Funzione pubblica, raggiungendo l’accordo per cui la stabilizzazione riguarda il personale con almeno tre anni di anzianità negli ultimi otto. Solo che poi è saltato fuori che deve essere personale presente in servizio. Ecco non va bene. Perché ci sono molti dipendenti pubblici che hanno tre anni di anzianità negli ultimi otto, ma che in questo momento non sono in servizio. Questa è una discriminazione. E crea grossi problemi alle aziende che hanno mandato a casa persone che lavoravano lì da otto, dieci, quindici anni ma che in questo momento non erano nei posti di lavoro pubblici.

Sui precari, l’Italia non ha fatto una bella figura a Bruxelles. La presidente della commissione petizioni ha detto che l’Italia non è degna di far parte dell’Ue se continua a comportarsi in questo modo …

Invece io credo che l’Italia potrebbe essere capofila in Europa, soprattutto sui problemi che riguardano il sociale e l’attenzione ai lavoratori. In questo campo abbiamo una cultura superiore a molti paesi europei. E questo ci deve far riflettere. Stiamo parlando di colleghi che hanno 15-20 anni di lavoro precario alle spalle e spesso tirano avanti anche con ruoli di primaria responsabilità, come nei reparti di emodinamica, radiologia complessa, unità operative. Sarebbe un delitto perdere queste professionalità, perché poi non si recuperano.

Mi auguro veramente che il mese di aprile sia determinante in questo senso. Se così non sarà, dovremo ricominciare con le prese d’atto forti e con gli stati d’agitazione

Cos’altro vi preoccupa? 

Un altro aspetto che ci preoccupa è sulla contrattazione decentrata. Abbiamo detto di liberare risorse per avere una piena contrattazione. Poi invece è saltato fuori che sì, si liberano i fondi contrattuali, ma rispetto alla spesa storica del 2016. Questo di fatto non libera la contrattazione, perché le risorse rimangono bloccate. Per poter aumentare la produttività e dare di più a chi lo merita veramente, dobbiamo liberare sul serio i fondi contrattuali. Questo significa che quelle poche risorse che mettiamo in più, quei famosi 85 euro, vanno usati per premiare il merito. Altrimenti rischiamo di fare più danni che utili.

Quanto tempo ci vorrà secondo lei per la firma del contratto?

L’atto di indirizzo è una scelta politica e si può fare da subito e ci auguriamo che si faccia. Stiamo pressando perché avvenga nel più breve tempo possibile. L’accordo firmato il 30 novembre è stato fatto poco prima del referendum, se ci sono state scelte politiche in merito non ci interessa, ma a questo punto noi lo vogliamo, lo esigiamo e nessuno si può permettere di inficiarlo.

E dei furbetti del cartellino cosa pensa

Quelli non sono furbetti, quelli sono cretini del cartellino. Non capisco come mai ci sia ancora qualcuno che ha la fortuna di avere un posto pubblico in un momento come questo e poi si comporti così. Queste persone – che per fortuna sono poche nei confronti del 99% del personale che tutti i giorni porta avanti servizi nella maniera più egregia possibile e con mille difficoltà – non devono avere asilo. Troviamo il modo per toglierli dai posti di lavoro il prima possibile e lasciare spazio ai precari appunto.

Precari che sperano nei concorsi e poi si ritrovano nelle selezioni pasticciate, come è successo a Mestre?

Qui il problema è generale. Le aziende non sono pronte a ricevere così tante candidature. Bisogna fare concorsi a livello regionale, in un ambito ristretto, in modo da avere una graduatoria che vale per un certo periodo e allo stesso tempo la possbilità di stabilizzazione del personale. Prima gli infermieri non facevano in tempo a uscire dalla triennale per essere presi a lavorare. Oggi c’è un surplus, che non è reale. Perché di fatto negli ospedali c’è una carenza.

Giornalista
Scopri i master in convenzione

Commento (0)