Gli Infermieri e gli Operatori Socio Sanitari che lavorano in aziende sanitarie private o cooperative socio-sanitarie sono costretti tutti i giorni a confrontarsi con un “sistema” che non funziona e che, anche per motivi finanziari, tende al risparmio in barba alla sicurezza dei dipendenti e della qualità delle prestazioni assistenziali. Ci sono le dovute eccezioni, ma oggi, chi tra gli Infermieri lavora con P.IVA, è il più svantaggiato.
Il lavoro nel privato oggi come oggi è meno sicuro di quello nel pubblico, che a sua volta offre sì molte garanzie in più, però soffre dell’assenza di controlli e di un assenteismo dilagante.
Dal punto di vista contrattuale ed economico ci sono delle lievi differenze, ma in sostanza non cambia nulla se analizziamo i diritti e i doveri del lavoratore in base alle Leggi vigenti in materia (fa eccezione chi è assunto con P.IVA).
Regime di dipendenza o P.IVA?
Le Aziende sanitarie, gli Ospedali, i Centri di cura, i Poliambulatori e le Cooperative socio-sanitarie convenzionate o meno con il Servizio Sanitario Nazionale, offrono molte opportunità occupazionali, soprattutto agli Infermieri appena laureati e agli Operatori Socio Sanitari appena formati. Per gli Infermieri è possibile operare in regime di dipendenza (anche temporanea) e in regime di libera professione (con P. IVA), mentre per gli OSS vi è una sola opportunità, ovvero quella di lavorare come dipendenti.
Purtroppo (e questo sembra la prassi in Italia) gli Infermieri Liberi Professionisti vengono assunti dalle aziende con contratti a scadenza o con contratti senza scadenza, ma con il tacito accordo che dal momento della firma del contratto devono trasformarsi in veri e propri dipendenti fittizi. Che significa? Significa quello che abbiamo scritto: il libero professionista viene chiamato per coprire i turni come se fosse un dipendente e per di più non ha diritto a riposi, ferie, permessi, aspettative, congedi, malattie e infortuni (occorre assicurarsi per questo).
Per chi lavora come dipendente a tempo determinato o indeterminato, al di là se si tratti di un Infermiere o di un OSS, le regole cambiano e l’azienda deve attenersi a quanto sancito dalle normative nazionali e regionali inerenti il tema del lavoro e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Chi opera come dipendente ha diritto alle ferie, alla malattia, ai congedi parentali, ai congedi per la Legge 104, ai lutti, ai permessi temporanei, alle aspettative, ai permessi di studio e a tutto ciò che la normativa vigente mette a disposizione. Tutto come se lavorasse nel pubblico.
Possibile che sia tutto uguale?
No, di fatto è quello che chi assume dice, ma che poi non fa. Per chi di noi ha già lavorato nel settore privato, fatte le dovute eccezioni, sa che non è tutto oro quello che luccica. Infatti, nell’azienda privata:
- l’occupato deve fare attenzione a come e a quanto lavora (più lavora bene e tanto e meglio viene valutato e tenuto in considerazione);
- la scarsità di fondi a disposizione delle strutture sanitarie private costringono le stesse a ridurre i costi e di conseguenza ad offrire servizi di minor qualità per sopravvivere o a “costringere” i dipendenti/collaboratori a compiere veri e propri miracoli per offrire dignità umana, cure e sicurezza al paziente-utente;
- spesso si è assunti a tempo determinato con possibilità di rinnovo al termine del contratto; in questo caso il lavoratore è soggetto ad una continua tensione psicologica correlata direttamente all’incertezza del prolungamento contrattuale;
- nel privato è indubbio che la mole di lavoro è superiore a quella nel pubblico, anche perché le esigenze dei pazienti e dei parenti sono diverse e l’azienda, per tenersi buoni gli utenti, deve offrire servizi migliori del pubblico (dal punto di vista qualitativo e quantitativo);
- rivolgersi ai sindacati nel privato per difendere i propri diritti, soprattutto se si è precari, equivale quasi sempre ad un non rinnovo contrattuale o, è capitato a molti colleghi Infermieri ed OSS, ad un licenziamento;
- gli Infermieri Liberi Professionisti sono quelli con meno diritti e con tanti doveri; per loro la strada è sempre irta di ostacoli e la rescissione del contratto di collaborazione è sempre dietro l’angolo.
Come difendersi?
Non è detto che tutte le strutture si comportino così; ci sono molte cliniche private in cui la valorizzazione del personale è ai massimi livelli. Per chi lavora in strutture dove non vengono di fatto rispettati i diritti dei lavoratori il consiglio è sempre quello di seguire i dettami di legge, ovvero di restare sempre nella legalità; prima o poi la giustizia, anche se lenta, farà il suo corso.
Continuare a nascondere o ad omettere le cose non serve a nessuno, non serve soprattutto al paziente che è e deve rimanere al centro di tutte le nostre attenzioni assistenziali. A tal proposito è possibile rivolgersi ai sindacati di categoria, a studi legali che si occupano di lavoro nel pubblico e nel privato, alle forze dell’ordine, agli specifici organi di controllo che le Aziende Sanitarie Locali mettono a disposizione in questi casi.
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