Ci sono voluti due anni, ma alla fine sono stati tutti assolti i 53 infermieri dell'Ausl accusati di abuso della professione, perché non sarebbero stati in regola con il pagamento della quota al proprio collegio Ipasvi.
Modena, assolti 53 infermieri accusati di abuso della professione
I fatti risalgono al 2015, quando con decreto penale di condanna, il tribunale penale di Modena, accertò il reato di abusivismo della professione infermieristica di ben 73 infermieri che, regolarmente titolati dal punto di vista accademico e vincitori di concorso pubblico, ma che non risultarono iscritti al collegio. La quota all’Ipasvi di Modena era di 50 euro e per questo i 73 infermieri avevano rischiato di essere sospesi dall’azienda sanitaria.
Ora molti dei professionisti, assistiti dalla Cisl Fp attraverso l'avvocato Alessandro Ancarani, hanno visto riconosciute le proprie ragioni. Oggi – dichiara Patrizia De Cosimo, responsabile della sanità per la Cisl – possiamo finalmente dire che avevamo ragione. Siamo soddisfatti di come si sia conclusa questa vicenda anche se aspettiamo di conoscere le motivazioni per entrare nel merito della posizione del giudice. Per ora ci limitiamo a essere contenti per i 53 colleghi
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Con la recentissima pronuncia – rimarca l'avvocato Ancarani -, di cui si conoscerà l'intera motivazione entro 40 giorni, il tribunale di Modena sembra conferma la linea intrapresa dalla più recente giurisprudenza secondo la quale l'obbligo di iscrizione all'Ipasvi non sussiste per gli infermieri che non svolgono attività libera, ma sono invece dipendenti anche se di strutture private, ma direttamente o indirettamente accreditate presso una pubblica amministrazione. In tal caso, infatti, essi non esplicano attività professionale mediante contratti d'opera con i singoli utenti, ma sono assoggettati alla disciplina dell'ente da cui dipendono
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La reazione dell’Ipasvi di Modena
Tutt’altro che soddisfatto il collegio di Modena. La sentenza - dice l'Ipasvi - che assolve gli infermieri di Modena al lavoro in ospedale senza iscrizione all’albo professionale riconosce il valore abilitante del titolo di laurea, ma ignora del tutto il comma 3 dell’articolo 2 della legge 43/2006 che testualmente recita: “3. L’iscrizione all’albo professionale è obbligatoria anche per i pubblici dipendenti ed è subordinata al conseguimento del titolo universitario abilitante di cui al comma 1, salvaguardando comunque il valore abilitante dei titoli già riconosciuti come tali alla data di entrata in vigore della presente legge. Appare quindi evidente la confusione che di fatto si sta operando non solo all’interno della struttura, ma, con l’intervento dei giudici, a livello di applicazione di una norma nazionale che parla chiaro e non può essere soggetta a interpretazioni e/o deroghe e che confonde non solo la professione infermieristica, ma tutte le professioni sanitarie
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Il Collegio Ipasvi di Modena con la Federazione Nazionale si è già attivato e, una volta letta la motivazione della sentenza, valuterà i passi successivi per la tutela della professione, dei professionisti in regola e soprattutto per il rispetto della legge
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