Il libero accesso a documenti riguardanti il governo della cosa pubblica e le scelte politico-istituzionali compiute dalle Amministrazioni è un aspetto imprescindibile per la trasparenza delle Istituzioni al fine di stimolare e facilitare i cittadini ad un controllo continuo e costante sull’operato e sui processi decisionali della Pubblica Amministrazione, mettendoli nella condizione di verificare l’efficienza dell’organo di governo.
Ipasvi Milano, quando i dati sull'amministrazione sono poco trasparenti
Il 23 novembre 2017 la lista Conta esserci per Essere – candidata alle elezioni per il rinnovo del direttivo del Collegio Ipasvi di Milano - con capolista Pasqualino D’Aloia, in un documento inviato al presidente uscente Giovanni Muttillo e ad Andrea Serra, responsabile della trasparenza, chiede formalmente di avere diritto ad accesso pubblico ai dati di trasparenza del collegio Ipasvi MI-LO-MB, in particolare riguardo a:
- i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica; gli importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici;
- i dati relativi all’assunzione di altre cariche, presso enti pubblici o privati, ed i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti;
- gli altri eventuali incarichi con oneri a carico della finanza pubblica e l’indicazione dei compensi spettanti.
Per onestà intellettuale è giusto chiarire, però, che dalle linee guida recanti indicazioni sull’attuazione dell’art. 14 del d.lgs. 33/2013 emanate a marzo 2017, anche per gli ordini professionali sussiste l’obbligo di pubblicare i dati di cui all’art. 14, co. 1 relativamente agli incarichi o cariche di amministrazione, di direzione o di governo comunque denominati e che solo qualora tali incarichi o cariche siano svolti a titolo gratuito non sono applicabili le misure di trasparenza in argomento.
Su questa scia – e su quella dei conti in tasca fatti ai collegi Ipasvi provinciali - collegandosi al sito istituzionale Ipasvi Milano, così come indicato dallo stesso presidente uscente Muttillo, si trova la sezione dedicata alle attività istituzionali e alle relative tariffe orarie.
Peccato che dai dati della tabella messa a disposizione non sia possibile ricavare quale sia l’effettivo guadagno del consiglio direttivo uscente e di come realmente sia stata amministrata la cosa pubblica.
Interessante sapere ad esempio che ci sia una tariffa oraria di 33 euro lordi per attività in collegio, purtroppo però non è dato sapersi il numero di ore pro capite. E altrettanto si può dire della tariffa oraria per le varie commissioni.
Informazioni, queste, sulle quali i colleghi iscritti meriterebbero certamente più chiarezza.
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