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Infermieri Militari, in Emilia Romagna potrebbero entrare negli Ospedali Pubblici, ma i nostri disoccupati?

di Redazione

InfermieriMilitari

Lettera ai giornali di Abukar Aweis Mohamed, Consigliere Collegio IPASVI di Firenze e Referente Punto d'Ascolto e Cooperazione Sanitaria Internazionale. Vediamo cosa scrive...

InfermieriMilitariCRI

Il corpo militare della Croce Rossa italiana.

Gentile direttore,
ho letto l'articolo pubblicato su un quotidiano sanitario relativamente al reclutamento dei medici ed infermieri militari in ospedale pubblico. Nell'articolo si evidenzia di una intesa tra il Presidente della Regione Emilia Romagna e il Ministero della Difesa, non ancora firmato, con l'obiettivo di inserire il personale sanitario militare nelle strutture ospedaliere pubbliche dell'Emilia Romagna a causa dell'inattività. Questa esperienza, in futuro, verrà estesa anche sul territorio nazionale.


Credo che la proposta sia un valore aggiunto sia per i cittadini che ricevono un servizio  sia per l'organizzazione aziendale. Ben venga e accogliamo con le braccia aperte i nostri colleghi militari.

Mi vengono però alcuni dubbi:

- gli infermieri militari possono esercitare la loro professione all'interno dell'ospedale pubblico?
- come verrà gestito il programma di reclutamento?
- chi governerà l'inserimento?
- quali sono gli strumenti di valutazione per il personale sanitario militare che lavorerà nei servizi sanitari pubblici?


Questi elementi mi fanno preoccupare anche se potrebbero essere superati sul piano politico regionale ed aziendale, ma non trascuriamo l'eterogeneità dei processi presenti nelle aziende ospedaliere della stessa Regione che mi sembrano diversi tra di loro.
 
Il nostro Punto d'Ascolto per Infermieri di altri paesi del Collegio IPASVI di Firenze segue i propri iscritti e li aiuta attivamente dal riconoscimento del titolo al processo di integrazione. Abbiamo già assistito diversi reclutamenti infermieristici, reclutamento attivo dei colleghi di altri paesi dove alcuni di essi hanno avuto la fortuna di trovare un'occupazione con difficoltà indescrivibile, altri, invece sono scappati dall'Italia alla ricerca di un futuro migliore, altri ancora disoccupati.
 
Mentre oggi, come già evidenziato più volte, abbiamo tanti giovani laureati in Infermieristica che, dopo tanti sacrifici (investimenti fatti dalle istituzioni e dai propri familiari), percepiscono stipendi non adeguati (contratto interinale, cooperative, liberi professionisti, etc) altri vengono invece reclutati all'estero.
 
Mi auguro che questo processo di reclutamento del personale militare (infermieri di rinforzo), previo accordo tra le istituzioni, venga governato adeguatamente in modo da prevenire i disservizi, curando in maniera proattiva la relazione tra  i vari professionisti adeguando i turni - non militari - secondo le direttive europei.

Abukar Aweis Mohamed
Consigliere Collegio IPASVI di Firenze
Referente Punto d'Ascolto e Cooperazione Sanitaria Internazionale

 

* * *

 

Carissimo collega, con noi sfondi una porta aperta. Più volte ci siamo occupati dell'argomento. Siamo dell'idea che si debbano privilegiare prima gli Infermieri Italiani disoccupati e precari e poi tutti coloro che un lavoro già ce l'hanno, al di là se siano o meno dei militari, o se godano di privilegi che altri sognano in una situazione spaventosa di crisi economico-occupazionale come quella globale in atto. Grazie.

 

Angelo Riky Del Vecchio, Direttore Nurse24.it

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