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Tesi di laurea

Il See & Treat e il Nurse Practitioner del terzo millennio

di Angelo

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PISA. Che cos'è il "See & treat" nell'assistenza infermieristica? E' quanto prova a spiegare il neo-infermiere Bernardo Belcari, laureatosi nelle scorse settimane presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia del Polo Didattico di Pontedera (Università degli Studi di Pisa - CDL in Infermieristica). La Toscana, come l'Emilia Romagna, è da sempre all'avanguardia nel trattamento di patologie e casi clinici che potrebbero essere "seguiti" dal Nurse Practitioner moderno. Vediamo cosa scrive lo stesso interessato.

di Bernardo Belcari

Questa tesi vuole essere uno stimolo, un incipit, uno spunto per chiunque creda nell’evoluzione dell’Infermieristica nelle sue componenti clinico-assistenziali e nel miglioramento dei percorsi di Pronto Soccorso di tutta Italia.

In questa tesi verrà affrontato il percorso del "See and Treat", andremo cioè a vedere specificatamente in che cosa consiste il S&T, quali patologie e casi clinici vengono trattati, come vengono trattati; vedremo poi la reportistica ufficiale del Laboratorio MES (Management & Sanità) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa relativa a tale percorso durante il periodo di Ottobre – Novembre 2012, integrati con dei questionari di gradimento da me somministrati all’utenza durante il mio tirocinio all’ambulatorio S&T.

Inoltre vedremo l’esposto dell’Ordine dei Medici di Bologna, l’offensiva mediatica scatenata da esso, in contrapposizione la risposta della Regione Toscana (con delibera attuativa) e la risposta dell’Ordine dei Medici di Firenze, dal quale è partita l’iniziativa per la costruzione di questo percorso, volto in primis a migliorare l’attesa nei Pronto Soccorso e a valorizzare le competenze infermieristiche, dando allo stesso tempo una risposta efficace ai bisogni della popolazione.

E’ da sottolineare che l’iniziativa della Regione Toscana riguardo l’apertura del percorso See and Treat è innovativa per quanto riguarda la situazione dei Pronto Soccorso italiani, ma datata per quanto riguarda l’esperienza estera di tutta Europa e degli Stati Uniti, che hanno proposto e collaudato il sistema anglosassone di gestione dei codici minori con notevole successo oramai da più di 40 anni.

Questa tesi è di tipo compilativo, di raccolta dati e di elaborazione, non vengono proposti piani di assistenza infermieristica ma vengono portati, dati alla mano, i risultati positivi conseguiti dall’adozione di questo percorso e le future – molto probabili – implementazioni ed estensioni di questo modello nei Pronto Soccorso di tutta Italia. Premesso che per il sottoscritto l’Infermieristica è un punto di partenza e non di arrivo, che rimarrà come una parte complementare in me se in futuro dovessi cambiare professione, sono sicuro che gli Infermieri costituiscono – ad oggi – la speranza per la nostra sanità in crisi d’identità, rappresentando, assieme alle altre professioni Sanitarie, il fulcro fondamentale sul quale si svolgeranno nuove innovazioni, nuove acquisizioni di competenze, un nuovo modo di vedere il paziente anteponendo la sua centralità nel percorso di cura a tutto il resto.

Altresì bisogna stare attenti a non estremizzare: infatti stiamo passando da un sistema di sanità medico-centrico ad uno paziente-centrico (o meglio utentecentrico) dove il paziente diventa “consumatore” di prestazioni mediche, e l’ospedale diventa “supermercato” dove acquistare, come “prodotti” gli esami diagnostici, strumentali e compagnia bella.

Il compito della sanità moderna è trovare un equilibro, una via di mezzo tra queste due correnti, il medicocentrismo che sta decadendo e l’utentecentrismo che sta guadagnando proporzioni inusitate con il problema della medicina difensiva e del Burn-out da parte dei Professionisti Sanitari; inoltre questo sistema sta diventando eticamente e moralmente molto discutibile, ma questo è un argomento da affrontare in altre sedi.

La rivoluzione sta nel fatto che ora più che mai la cooperazione tra le figure professionali, l’equipe multi-disciplinare e la presa in carico del paziente rappresentano i 3 must del Sistema Sanitario Nazionale.

Ogni professionista intellettualmente onesto deve del resto riconoscere che molti progressi sono stati fatti nel campo della medicina e che molti altri ne verranno (il bello della medicina è proprio il suo continuo evolversi), e che per dare adito a tale scoperte e rivoluzioni non bisogna arroccarsi sulle proprie posizioni, talora anacronistiche, ma cercare invece una soluzione al fine di migliorare il SSN, partendo dai professionisti sanitari, passando dai Pronto Soccorso e arrivando direttamente al paziente.

In conclusione, alla luce di quanto osservato in questa tesi, la tanto temuta “esondazione” infermieristica in campo medico si è rivelata la solita montatura mediatica, effettuata dai mass-media e da giochi di potere all’interno di alcuni Ordini di Medici, i quali hanno paventato la catastrofe della sanità italiana se, ad esempio, un tappo di cerume fosse stato rimosso dall’infermiere piuttosto che dal medico.

Probabilmente questi medici sono stati troppo tempo negli uffici, dimenticando la mission del medico, diventando più politici che veri clinici. Il medico ad oggi – e questo è un giudizio mio personale – deve ricordarsi di quale importante ruolo riveste nella sanità e rivendicare il suo vero posto all’interno degli ospedali e sul territorio, quale responsabile del processo di diagnosi e cura.

Deve però mettere l’animo in pace, smettendo di rimpiangere idilliaci quadretti anacronistici nei quali il medico era il padre del paziente. Deve rendersi conto che, al pari dei colleghi di tutto il mondo, la diagnosi e la prescrizione vengono condivise – a vari livelli ovviamente – da altre figure professionali, come ad esempio l’Ortottista con l’Oculista.

Altresì è chiaro, – ed evidente – che un infermiere, per quanto addestrato e competente – mai e poi mai potrà diagnosticare una CALCOLOSI della COLECISTI, o prescrivere farmaci chemioterapici. Ma permettete che in un mondo dove persone comuni acquistano il NIMESULIDE al supermercato senza ricetta medica, o che effettuano quotidianamente 2,3 milioni di misurazioni al giorno della glicemia 120 con il GLUCOMETRO, 11 milioni di italiani che utilizzano quotidianamente dispositivi medici l’infermiere non possa prescrivere e somministrare un PARACETAMOLO, in situazioni e contesti specifici che rientrino in protocolli
concordati con i medici ed approvati dal responsabile medico?

Come dovremmo chiamare gli infermieri americani, canadesi e francesi di anestesia, che praticano la narcosi? “Dottorini”? Cosa dovremmo dire del Nurse Practitioner, figura in auge in tutta Europa ad eccezione di Italia e Germania, che è un surrogato del medico di famiglia?

Cosa dovremmo dire dei paramedici, EMT di 1°/2° livello che effettuano manovre avanzate come l’iniezione intracardiaca e intraossea (in Italia viste come tabù assoluto) con una formazione di 2, al massimo 3 anni?

Come, in Italia siamo più furbi e nel resto del mondo sono stupidi? Importiamo cataloghi, libri, intere linee guida di AHA e ERC e poi abbiamo questa controcultura?

Come vediamo, c’è molta contraddizione in queste situazioni, e ciò merita un’attenta analisi ed un serio esame di coscienza da parte di tutte le istituzioni, sia dei medici che degli infermieri.

IN ALLEGATO POTETE SCARICARE LA TESI


Tesi_Bernardo_Belcari_See_and_Treat_2012_1.pdf

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