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Unione ASL della Toscana: l'IPASVI regionale chiede se sia veramente utile

di Redazione

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Occorre fare ancora chiaressa sul Dipartimento Infermieristico, che è l’insieme del personale, delle funzioni e prestazioni effettuate dal personale medesimo ai vari livelli di responsabilità e nei diversi ambiti aziendali.

PISTOIA. Il processo di unificazione delle Aziende Sanitarie che si sta attuando nel territorio regionale ha richiesto, nel corso dell’ultimo anno, il prezioso contributo di tutte le componenti sociali, territoriali e dei professionisti sanitari. Con la riforma sanitaria siamo stati chiamati tutti quanti a riorganizzare l’offerta sanitaria sulla base dei reali bisogni dei cittadini con una migliore coerenza organizzativa.

In questa direzione si è sviluppata la condivisione del dipartimento infermieristico che, come detto forte e chiaro dall’Assessore regionale alla Sanità Stefania Saccardi, è finalizzato ad avere responsabilità nel migliorare la salute dei cittadini convinti che il nostro contributo sia determinante.

In termini generali un Dipartimento infermieristico è: “L’insieme del personale, delle funzioni e prestazioni effettuate dal personale medesimo ai vari livelli di responsabilità e nei diversi ambiti aziendali”; esso garantisce l’erogazione dell’assistenza attraverso la gestione delle risorse umane e materiali in tutti i setting nei quali si svolge.

La finalità è quella di garantire la risposta ai bisogni di assistenza sanitaria e la relativa presa in carico del cittadino, nei diversi contesti in cui esso si trova, in relazione al suo stato di salute. Una siffatta organizzazione dipartimentale consente di raggiungere, in particolare: miglioramento dell’efficacia, dell’efficienza e dell’economicità dei percorsi assistenziali; dialogo continuo tra le funzioni direttive e quelle della produzione dell’assistenza; integrazione tra le varie funzioni grazie alle strutture operative trasversali. Nell’articolato della PDL 33 il Dipartimento infermieristico è diventato improvvisamente allocativo sulla programmazione, per altro, di dipartimenti ospedalieri, territoriali e di medicina generale. Un neologismo che richiama interventi vincolati e vincolabili, tutto meno che fondati su un’indipendenza di tipo programmatoria e analitica sui percorsi assisteziali che siamo tenuti a mettere in atto a partire dalle linee guida generali di indirizzo. Siamo tutti consapevoli che non è una battaglia per il potere, piuttosto un’assunzione di responsabilità e di ruolo forte che, ad oggi, gli infermieri sono pronti ad assumersi. Continuare a non investire sugli infermieri e le altre professioni e non dando loro la possibilità di governare e programmare l’assistenza attraverso la propria dirigenza con modalità intellettualmente e scientificamente libere di poter impattare è un danno non certo alla professione ma ai cittadini che assistiamo. Ipotizzare che la dirigenza sarà allocativa è un tornare indietro agli anni post Legge Mariotti, leggere che le future zone distretto avranno un coordinatore invece che una dirigenza è un ulteriore passo indietro rispetto alla valorizzazione delle professioni tutte comprese. Le indicazioni e gli obiettivi contenuti nel vigente Patto per la Salute prendono atto del contesto demografico ed epidemiologico e pongono specifica attenzione all’efficacia, all’appropriatezza, alla sostenibilità del sistema e alla necessità di valorizzare, rafforzandolo, il patrimonio professionale operante all’interno del sistema stesso. A tale proposito, prendendo anche atto della coraggiosa scelta fatta dalla Regione Toscana di inserire per la prima volta in una Legge regionale l’organizzazione dipartimentale anche per le professioni sanitarie e sociali, si ipotizza tuttavia che la declinazione dei contenuti di tali modelli organizzativi anziché favorire l’autonomia e lo sviluppo delle professioni imbrigliano ulteriormente le professioni medesime legandole a logiche di sudditanza. Ben venga lo sviluppo organizzativo matriciale con un’asse della clinica che rappresenta la linea della produzione dei servizi e del governo dei processi assistenziali ed un’asse gestionale che rappresenta la linea del governo dei processi organizzativi e delle risorse; tuttavia, su entrambi gli assi, le competenze delle professioni tutte sono in grado di assumere livelli di responsabilità anche complessa ed elevata per favorire la presa in carico del cliente/utente.  In conclusione, i Collegi IPASVI della Regione Toscana richiedono il ripristino dell’articolato per quanto riguarda la declinazione dei dipartimenti professionali dell’Art. 69 quinquies Comma 2 come presentato nella versione iniziale.

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