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Editoriale

Tomorrow, ogni malato immagina il suo domani più bello

di Monica Vaccaretti

Ogni malato, anche quello più anonimo, che si ritrova nel suo letto d'ospedale e dentro il suo pigiama costruisce intimi monologhi, che possono raggiungere profondità insospettabili, sul senso di quel che gli sta capitando, sulla sorte che lo attende e sul domani che si immagina. Mentre si chiede se ne uscirà mai, dal nosocomio e dai panni di malato, si attacca naturalmente al presente perché è l'unica certezza che gli rimane, dopo che la malattia ha fatto crollare tutte le altre. E si ritrova quasi per necessità a riscoprire l'essenziale perché soltanto nei momenti di fragilità e vulnerabilità ci si accorge che null'altro conta per essere felici. Che poi significa fondamentalmente stare in salute e sentirsi bene, anche di testa. Se si guarisce, bisogna poi ricordarsene.

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