Si sente ogni tanto parlare di atleti che improvvisamente decedono per problemi cardio-vascolari che non conscevano, legati a difetti genetici cardiaci compatibili con la vita normale , ma non con lo sforzo massimale richiesto da sport agonistici.
Ma anche fra gli amatoriali possono succedere inconvenienti e da questo punto di vista appare strano che da una parte si consigli lo sport, per la verità non massimale, e dall'altra non si rifletta sui rischi possibilmente connessi con tale attività.
Uno studio fatto recentemente dai Cardiologi americani su 4800 studenti delle scuole superiori che praticano lo sport ha dimostrato che non basta l'anamnesi e la visita medica per escludere possibili anomalie, ma occorra un Elettrocardiogramma ben fatto.
Lo screening di questi studenti ha permesso di estrarre 23 casi su 4800, lo 0,5% dei casi , da sottoporre a ulteriori test.
Dei 23 studiati 9 presentavano WPW (preeccitazione cardiaca), 4 arterie coronariche anomale, 3 dilatazioni o aneurismi dell'aorta, 3 casi di onda QT lunga,2 cardiomiopatia ipertrofica, 1 aritmia ventricolare, 1 onda QT corta.
Ma quello che e' emerso dall'indagine ,occorre sottolineare, risulta essere la preparazione che occorre dare al personale che interpreta gli ECG, per focalizzarsi veramente sui soggetti che presentano reali anomalie.
Sono stato a questo scopo codificati dei criteri, che sono conosciuti come i criteri di Seattle, illustrati al convegno dei Cardiologi a S.Francisco.
Un consiglio quindi per i genitori che hanno figli che svolgono attività sportiva agonistica o per gli adulti che fanno attività fisica amatoriale: un controllo cardiologico approfondito con ECG sono la base necessaria per intrapprenderle.
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