Domani, 18 febbraio , si terrà a Fermo , una manifestazione sindacale ed uno sciopero studentesco per ricordare Giuseppe Lenoci , studente di 16 anni , perito in un incidente stradale mentre stava lavorando all’interno di un corso di formazione . Una morte assurda e cattiva che avviene a distanza di pochi giorni da quella di Lorenzo Parelli , 18 anni di Udine , vittima anch’egli di un incidente , in questo caso all’interno del percorso di alternanza scuola – lavoro . Due tragici fatti, dal dolore incolmabile per famiglie ed amici, che però rischiano di venire presto dimenticati all’interno di una società che tritura quotidianamente vite e ricordi, saperi ed affetti.
Una gioventù senza educazione, valori e relazioni. Di chi è la colpa?
L'incidente stradale di Giuseppe Lenoci, studente di 16 anni
Quanto accaduto in questi giorni va oltre l’immediatezza del dramma e diventa un indicatore del depauperamento della società attuale . La morte di due giovani vite non rappresenta solo una perdita di risorse umane – si passi il brutto linguaggio economicistico – ma sono un atto di accusa nei confronti di un sistema che sembra essere caratterizzato sempre più dal cinismo e dalla violenza . E proprio le giovani generazioni ne rappresentano la più realistica testimonianza. Non passa giorno in cui queste non siano protagoniste di tragici fatti di cronaca o oggetti di speculazioni politiche.
Le cronache del sabato sera spesso mostrano gli esiti peggiori del divertimentificio di mercato che ammassa centinaia di giovani in discoteche il cui scopo sul piano del divertimento e della crescita , della socialità e delle relazioni , è abbastanza difficile da cogliere, almeno in termini normali. In tempo poi di pandemia , tra confinamenti e chiusure di locali, le vie dei centri storici di molte città, veicolate dalla tossica movida serale, vedono sciamare gruppi di ragazzini in cerca di spazi che non ci sono , o da barattare con bottiglie di alcolici rimediati in qualche supermercato, già consci di doversi accontentare di una socialità rimediata e da bivacco che non risponderà in alcuna maniera al loro bisogno di amore, crescita e relazioni . Puntualmente accade qualche atto di vandalismo, bullismo e violenza gratuiti che si autoalimentano fino a sfociare nei gravi episodi di stupro avvenuti in varie feste all’aperto.
Qualcuno dice che è colpa delle famiglie , altri della scuola , altri ancora puntano il dito sui social media , quali veicoli del male assoluto. Non si tratta in alcuna maniera di fare una graduatoria di responsabilità, ma in realtà di leggere in un’ottica globale come ognuna delle cause alla base di un malessere generale riconduca al contenitore generale in cui queste si realizzano: la società contemporanea . Se ciò risultasse troppo “giustificativo”, basta soffermarsi per un attimo sulle scelte adottate da parte della società in tema di politiche giovanili . Dopo aver demonizzato i luoghi di socialità autogestita come i centri sociali, ed aver assistito inermi alla scomparsa degli oratori come luoghi di una socialità immediata. Dopo che la scuola, al pari della sanità pubblica, ha subito tagli su tagli e indicazioni farraginose di gestione dei programmi (si pensi, ad esempio, alle famose prove invalsi). Dopo tutto questo, e molto altro, l’offerta di stabilità e futuro per le giovani generazioni italiane sono gli eterni contratti di precariato lavorativo , i rapporti occupazionali gerarchici e gratuiti; nel senso che spesso, dopo aver lavorato, non si viene pagati.
A tutto ciò segue poi una stretta sull’ordine pubblico in tema di uso di droghe leggere (farsi una canna non è la stessa cosa di pippare cocaina o altro), con muscolosi tutori dell’ordine che si armano di manganelli telescopici e spray al peperoncino per contenere gli spiriti più ardenti all’interno del caravan serraglio di una gioventù negata. Una visione d’insieme in questo paese dalla memoria corta, si ricorderebbe di Aldovrandi e Cucchi .
Il risultato finale, offerto gratuitamente, è quello di una visione fatalista della vita che si scarica anche sulle giovani generazioni con un effetto folle e devastante costruendo i cittadini di domani sempre più simili a degli schiavi , privi di anima, impauriti e soprattutto ignoranti. Poi, ogni tanto, qualcuno muore in quello che è il percorso di avvicinamento al lavoro , lungo una prospettiva che avvicina in realtà solo all’alienazione ed allo sfruttamento elargiti da questa società. Il quadro è quello descritto, rappresentativo della mentalità di chi in pubblici comizi rivendica il valore della genitorialità elettoralistica, come governare da bravo papà o da risoluta madre italiana. Qualcuno in passato esaltava lo slogan di “libro e moschetto”. Oggi di libri ce ne sono sempre meno , mentre i moschetti, con gli echi di guerra alle porte dell’Europa, sembrano la sola alternativa educativa per una generazione perduta. C’è chi si lamenta che siamo a crescita zero . Anzi, di meno. Ma come si può mettere al mondo dei figli se poi non si è in grado di dare loro libertà ed educazione , valori ed affetto , sicurezza e relazioni .
Giuseppe, Lorenzo e Sara meritavano di più
Giuseppe e Lorenzo non possono diventare un numero come tanti all’interno di un bollettino di guerra che solo per il 2021 registra 1404 morti sul lavoro e più di 500.000 infortuni . Giuseppe e Lorenzo meritavano di più dalla società che i loro genitori contribuiscono a mantenere. Meritavano una scuola che li preparasse, una prospettiva lavorativa . Un futuro giusto e non una gabbia in cui perire .
Giuseppe e Lorenzo non appartenevano alla gioventù dorata dei figli di papà che hanno lavoro ed istruzione non solo garantiti, ma fra i migliori, quelli che ti aprono la strada della stanza dei bottoni. Due giovani vite strappate cui si aggiungono, purtroppo molte altre ancora e, fra queste, a sottolineare la crudeltà di questa società, anche quella di una giovane infermiera, Sara , che a 27 anni è morta in un incidente stradale mentre stava tornando a casa dopo la seconda notte di turno fatta in servizio. Giuseppe, Lorenzo e Sara , e molti altri ancora, purtroppo, cui dobbiamo sentirci in debito di giustizia per fare in modo che quanto accaduto non accada più .
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