Le radiofrequenze sono un tipo particolare di elettricità: per intendersi quella utilizzata in casa è una corrente alternata con frequenza di 50 cicli/sec; nella radiofrequenza applicata in questo trattamento, la frequenza è molto più alta, intorno ai 500.000 cicli/sec.
POTENZA. La Neurochirurgia del San Carlo di Potenza da circa due anni effettua il trattamento delle lombalgie e sciatalgie prodotte da patologie degenerative benigne del rachide lombare, con una tecnica mini invasiva condotta in anestesia locale che usa le radiofrequenze.
Le radiofrequenze sono un tipo particolare di elettricità: per intendersi quella utilizzata in casa è una corrente alternata con frequenza di 50 cicli/sec; nella radiofrequenza applicata in questo trattamento, la frequenza è molto più alta, intorno ai 500.000 cicli/sec.
La procedura della discolisi nel tratto lombare si pratica in anestesia locale, richiede un equipaggiamento di sala operatoria con la necessaria assistenza dell’anestesista e il rispetto della sterilità. La tecnica comporta l’introduzione sotto controllo scopico di un ago cannula particolare che viene inserito fino dentro al disco o all’interno dell’anulus, seguendo una via postero-laterale extra-articolare. Attraverso l’ago cannula si introduce successivamente un elettrocatetere termocoagulatore collegato ad un generatore di radiofrequenze. Successivamente, erogando radiofrequenza continua, la punta attiva dell’ elettrocatetere si riscalda per il raggio di circa 1 cm portando la sua temperatura a valori dai 50 agli 80 °C (per un tempo variabile dai 2 ai 4 minuti) in base al tipo di trattamento che si vuole ottenere, producendo termoablazioni (discolisi o anuloplastica).
Dopo due anni di attività presso la Neurochirurgia, il bilancio è positivo: sono stati trattati più di 200 pazienti da gennaio 2013. Essi avevano una sintomatologia caratterizzata da lombalgia o sciatalgia subacuta cronica, secondarie a patologia del disco nel tratto lombare. Inoltre sono stati trattati anche pazienti affetti da sintomatologia dolorosa acuta resistente alle comuni terapie mediche o difficilmente candidabili a un intervento chirurgico in anestesia generale per un rischio clinico elevato.
Durante il congresso nazionale di Neurochirurgia, tenutosi a Vicenza nel Settembre 2014, è stata presentata dal dr. Fiorangelo Di Nicola, neurochirurgo del San Carlo, una comunicazione mediante poster della tecnica illustrata e dei risultati documentati con il follow up dei pazienti. Tale procedura, per il suo carattere di mini-invasività, viene a colmare il vuoto esistente tra una scelta conservativa e la chirurgia a cielo aperto. Garantisce, se il paziente è stato selezionato in modo corretto, un benessere per lungo tempo. In alcuni casi si è dimostrato un utile rimedio mininvasivo per fronteggiare casi di recidiva di ernia discale o patologia da stenosi aderenziale in paziente più volte operati. La strategia di questo approccio così poco invasivo parte proprio dalla considerazione, oggi sempre più forte, che in molti pazienti la sindrome dolore lombosciatalgico è talmente importante, che lo stesso non debba più essere ritenuto solo un sintomo, ma una malattia con propri risvolti personali e sociali.
“Nella nostra esperienza – afferma il dr. Di Nicola - la tecnica illustrata si è dimostrata sicura (azione mini invasiva, assenza di complicanze immediate ed a breve termine) ed efficace per il buon controllo del dolore ed il conseguente miglioramento della funzionalità rachidea dei pazienti condizionata dalla situazione antalgica. Tale metodica può essere utilizzata dal neurochirurgo in una fase intermedia della scelta del percorso terapeutico (terapia medica vs trattamento chirurgico) che spesso risulta difficile per i complessi quadri clinici ed anatomopatologici dei pazienti, con il vantaggio di non precludere un trattamento più invasivo.”
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