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MODENA. Campione del mondo di sci dopo un trapianto di fegato

di Redazione

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MODENA. Sono già 30 i pazienti che hanno seguito il percorso ottenendo un significativo miglioramento della qualità della vita. I dati confermano che l’attività fisica fornisce un importante aiuto alla cura e più in generale al recupero. Mauro Righini, modenese, classe 1964, alle spalle un trapianto di fegato e, da qualche settimana, al collo una medaglia d’oro conquistata nello slalom parallelo di sci durante i Campionati Mondiali dei Trapiantati che si sono svolti a La Chapelle-d'Abondance nell’Alta Savoia francese.

Una bella storia di vita, ancor prima che di sport, che rappresenta la punta di un iceberg sotto il quale è possibile trovare gli incoraggianti risultati raggiunti attraverso il progetto sperimentale “Trapianto… e adesso sport” che ha come obiettivo primario quello di aiutare chi ha dovuto sostenere un trapianto a tornare il più possibile a una vita “normale” sfruttando anche i benefici che possono derivare dall’attività fisica.

 

“Il risultato sportivo è importante perché da’ valore e sintetizza in modo esemplare i frutti di un percorso pianificato che coinvolge una pluralità di professionisti che uniscono le loro competenze con un unico obiettivo: migliorare la qualità della vita dei pazienti. Ancora più importante, però, è il messaggio positivo che attraverso la medaglia vinta da Mauro Righini riusciamo a dare a tutti quei pazienti che, con comprensibile apprensione, affrontano il trapianto di un organo.” commenta Mariella Martini, Direttore Generale dell’AUSL di Modena.

 

Il progetto “Trapianto… e adesso sport” costituisce un percorso sperimentale rivolto alle persone sottoposte a trapianto di fegato, cuore e rene; finanziato dal Centro Nazionale Trapianti in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, il Centro Studi Isokinetic, l’Università di Bologna e la Fondazione per l’incremento dei trapianti d’organo e tessuti (FITOT), a Modena è attivo dal 2010 grazie alla sinergia tra il Centro Trapianti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e la Medicina dello Sport dell’Azienda Usl.

 

Ogni paziente è seguito tre volte alla settimana (con sedute di un’ora) da operatori laureati in Scienze Motorie appositamente formati che individuano un protocollo di esercizi fisici personalizzati. Prima di essere inseriti nel programma, un’equipe multidisciplinare che vede la stretta collaborazione tra la Medicina dello Sport e il Centro Trapianti di riferimento, valuta accuratamente le condizioni cliniche e psicologiche del paziente.

 

In particolare, per esser inclusi nell’innovativo percorso terapeutico, si deve avere un’età compresa tra i 18 e i 60 anni e non dovrebbero essere passati meno di 6 mesi o più di 5 anni dal trapianto. Nella nostra provincia il progetto, che ha la propria base operativa presso la palestra privata “La Fenice” in via Canaletto Sud ed è coordinato dal Direttore della Medicina dello Sport Ferdinando Tripi, ha coinvolto finora 30 persone (un terzo di quelle ‘reclutate’ a livello regionale nelle province di Parma, Ravenna e Bologna).

 

Tra questi, 14 sono i pazienti che hanno dovuto sostenere un trapianto di fegato e 16 di rene. Secondo i primi risultati raccolti, a 12 mesi dall’inizio dell’attività fisica assistita in palestra è emerso che per i trapiantati praticare uno sport rappresenta un aiuto concreto per prevenire disfunzioni metaboliche come il diabete o l’arteriosclerosi che spesso possono insorgere a seguito dell’assunzione dei farmaci immuno-soppressori utilizzati per evitare il rigetto del nuovo organo. Si tratta di dati decisamente incoraggianti che sono stati conseguiti grazie al lavoro di squadra che le due Aziende sanitarie modenesi hanno messo in campo. Ausl e Policlinico, anche in quest’ambito, offrono un esempio concreto di cosa significhi prendere in carico un paziente, in altre parole seguirlo in tutte le fasi della malattia, dalla fase acuta, sino alla riabilitazione e al recupero.

 

Mauro Righini, infatti, è stato operato nel 2010 presso il Centro Trapianti del Policlinico, uno dei centri regionali autorizzati a svolgere trapianti di fegato e rene, che sin dall’inizio ha attivamente collaborato al progetto “Trapianto… e adesso sport”, tanto che il maggior numero dei pazienti modenesi inseriti nel percorso sono stati operati in via del Pozzo.

 

“La bella storia di Mauro Righini permette, meglio di mille discorsi, di dare un senso compiuto alla progettualità che sta dietro all’iniziativa <<Trapianto… e adesso sport>>; i fatti fanno emergere che proprio questa progettualità consente di utilizzare in modo sinergico e virtuoso le eccellenze delle due aziende sanitarie modenesi, prima nel campo dei trapianti e, successivamente, nell’ambito della medicina sportiva.

 

La qualità della risposta, e questo è un segnale molto importante per la comunità modenese, è il frutto di un sistema, di una squadra affiatata” ha aggiunto il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera, Licia Petropulacos, affiancata per l’occasione dal professor Fabrizio Di Benedetto che dall’agosto del 2013 guida la Struttura Semplice Dipartimentale di Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e dei Trapianti di Fegato.

 

Il Centro Trapianti del Policlinico L’attività di trapianto del fegato è svolta, al Policlinico, da un’equipe composta da gastroenterologi, chirurghi e anestesisti. Dall’apertura del nuovo centro, nell’agosto 2013, i trapianti di fegato sono stati 22 (14 maschi e 8 femmine), di cui 2 combinati fegato e rene, uno dei quali era positivo al virus HIV. A Modena, tra i trapianti di fegato, l’età media del ricevente è di 55 anni.

 

La sopravvivenza a un anno è pari all’82% del totale delle operazioni. Nell’ultimo quadriennio sono stati effettuati 117 trapianti di fegato (81 maschi e 36 femmine), di cui 13 su pazienti HIV positivi.

 

I trapianti di rene, invece, sono eseguiti da un’equipe di nefrologi, urologi, chirurghi vascolari e anestesisti. Nel 2013 sono stati eseguiti 27 trapianti di rene. Di questi 2 erano sieropositivi all’HIV. Due di questi pazienti hanno subito il trapianto di entrambi i reni.

 

L’età media del ricevente è di 55 anni, quella dei donatori, esclusi i viventi, di 60 anni. Dei 27 trapianti, 13 sono stati effettuati su pazienti residenti in Regione, di cui 11 residenti in provincia.

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