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Il matrimonio riduce i rischi del cuore

di Alberto Ravaioli

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Con tutti i messaggi che ci danno le televisioni pubbliche e private sulle rotture dei matrimoni, di mariti che picchiano e a volte uccidono la moglie o la compagna e solo qualche volta viceversa.

 

Chi avrebbe mai pensato che il matrimonio protegge dai disturbi di cuore? Quelli coronarici per intenderci, non quelli sentimentali; protegge per la verità anche questi ultimi, ma non fa parte dell'informazione.

 

Lascio perdere il messaggio sull'appiattimento televisivo attuale, ho già accennato in premessa, ho pensato utile portare questa informazione per riequilibrare anche se di pochissimo, viste le proporzioni dell'informazione.

 

Ma l'informazione viene dall'American College of Cardiology di Washington e ci rivela che la probabilità di ammalare di cuore, dall'infarto alle altre patologie, appare particolarmente rilevante prima dei 50 anni nei non sposati.

 

Lo studio è stato fatto su un campione di 3.5 milioni di americani con età variante da 22 a 102 anni, con eguali fattori di rischio fumo, obesità, ipertensione e diabete.
Complessivamente il 69% è sposato, il 13% vedovo, l'8.3% single, il 9% divorziato.

 

Dopo aggiustamento per i fattori di rischio generali più sopra ricordati, i ricercatori hanno calcolato che gli sposati hanno meno 5% di rischio cardiovascolare, 8% e 9% e 19% in meno per aneurisma dell'aorta adominale, malattia cerebrovascolare e arteriopatia periferica.

 

Fino a 50 anni il matrimonio garantisce una protezione per patologia cardiovascolare fino al 12% in meno.


Non si vuole con questi numeri fare nessun moralismo particolare, ma solo riportare dati che posono valorizzare alcuni aspetti della vita personale.

Editorialista
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