MILANO. Non riesci a resistere ad un nuovo paio di scarpe, anche se ne hai un paio diverso per ogni occasione? Hai l'armadio pieno di vestiti che non hai mai messo? Continui a comprare abiti, cosmetici, gioielli ma resti eternamente insoddisfatta? Ti succede di scordare il motivo dell'acquisto di un oggetto subito dopo averlo comprato? Ti capita di spendere somme di denaro eccessive negli acquisti? Fermati! Potresti essere una nuova vittima della sindrome dello shopping compulsivo.
La cultura dell’acquisto che connota la società attuale, la mancanza del rischio oggettivo e concreto di mettere a repentaglio la propria vita, induce una visione poco critica delle conseguenze che lo shopping compulsivo può generare nella vita dei soggetti dipendenti. È spesso banalizzata dai media, è oggetto di libri e film che la rendono divertente e glamour, ma la dipendenza da shopping è un serio disturbo.
Si chiama "Disturbo del controllo degli impulsi" ed è il desiderio compulsivo di fare acquisti. Viene anche chiamato shopping compulsivo, acquisto compulsivo, shopping-dipendenza o "shopaholism" detto anche oniomania (dal greco onios = "in vendita," mania = follia).
È un disturbo psicologico e comportamentale caratterizzato dalla tendenza a manifestare continui ed improvvisi bisogni irrefrenabili di acquisto, connotato da peculiari caratteristiche che lo distinguono dalla “normale” mania di comprare tipica anche del diffuso atteggiamento consumistico proprio della nostra società moderna.
È il “buying impulse”, una tendenza quasi distruttiva paragonata al gioco d'azzardo patologico o all'abuso di sostanze stupefacenti. Inevitabilmente legata agli stati depressivi ( senso di vuoto, rabbia, frustrazione...) lo shopping ossessivo rappresenta una strategia atta ad alleviarne, seppur temporaneamente, i disturbi. Faber e O’Guinn (1992) hanno inoltre riscontrato che le persone “affette” da Shopping Compulsivo avrebbero una autostima significativamente più bassa rispetto alla popolazione generale.
È ancora povera la letteratura scientifica riguardo la prevalenza di questa malattia. Annoverata tra le Nuove Dipendenze o New Addictions in cui non è implicato l'intervento di alcuna sostanza chimica, circa l’8% della popolazione italiana soffrirebbe della sindrome da shopping. Sembra essere prevalente nel sesso femminile con una percentuale che va dall’80% al 92%. L’età di insorgenza è compresa tra 18 e 30 anni mentre l’età media varia dai 31 ai 39 anni.
Come fermarsi? Gli psicologi suggeriscono di tenere un bilancio, una sorta di diario dello shopping dove annotare gli oggetti comprati, il costo, gli stati d'animo durante l' acquisto ( momento di depressione, euforia, solitudine, malinconia) e le conseguenze a livello psicologico ( sensazione di colpa, di piacere, di vergogna etc). Stabilire un budget di spesa mensile e magari lasciare a casa la carta di credito.
Liberarsi dalla dipendenza da shopping si può, come da ogni altra forma di dipendenza, con una psicoterapia che tenga sotto controllo i comportamenti problematici e li riduca nel tempo fino a farli scomparire, attraverso la comprensione dei significati soggettivi e molteplici del sintomo, tentativo disadattivo di dar voce a un profondo malessere.
"David E. Barton dice che spesso è proprio nel weekend che il regime di austerity si incrina, quando viene a mancare la distrazione della routine lavorativa e la giornata si dilata, vuota, in attesa di essere riempita dal familiare conforto dello shopping."
Info-biblio: Sophie Kinsella (Madeline Wickham), I Love Shopping, 2000
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