Dedicato al gruppo "Cheaters" per aver colorato i miei anni universitari
Da professionisti della salute dobbiamo riuscire a rimanere "a galla", quando il vortice lavorativo potrebbe portarci sul fondo .
Un bel giorno ti accorgi che esisti e sei parte del mondo anche tu ; il ricco significato di questa piccola parte del testo de "Il Cerchio della Vita" (Circle of life) del film "Il Re Leone", tuona sul quotidiano di ogni persona, in particolare di chi è cresciuto ascoltandola.
Nel componimento si pone l'accento su come crescendo, all'improvviso, ci si senta parte del mondo. Sembra che ad un certo punto della propria vita, ogni individuo, prenda consapevolezza di dove si trovi e quale sia il suo posto sulla Terra. Nel trovare la propria identità, partecipano le esperienze passate per completare chi siamo e chi vogliamo essere.
Già dagli studi scolastici ci viene illustrato il ciclo della vita, un insieme di attività circolari che iniziano con la nascita, proseguono con la crescita per permettere alle specie di riprodursi ed infine, la morte. Dell'ultima parte spesso ci dimentichiamo, non vogliamo pensarci ed abbiamo paura.
Ci rifugiamo e ci arricchiamo con il presente, per evitare qualcosa di cui sappiamo poco e non possiamo controllare. Così in un contesto di cotanto mistero, crescita e continui esami da affrontare per capire che cosa siamo e dove ci troviamo, ci si crea il proprio equilibrio per essere protagonisti della propria esistenza. Siamo alla ricerca di certezze continue, per costruire le fondamenta del terreno su cui poggiare le nostre basi.
Ma se quel contesto di spensieratezza e sicurezza, all'improvviso cambiasse? Se la negatività e la malattia prendessero il sopravvento alla positività ed alla salute?
Come persone, possiamo affrontare ciò che ci accade in base ai trascorsi, il credo o l'esperienza. Invece, da professionisti della salute dobbiamo riuscire a rimanere "a galla" (:), quando il vortice lavorativo, in alcuni scenari drammatici e pieni di negatività, potrebbe portarci sul fondo.
Proviamo a trovare i colori, in mezzo alle zone d'ombra
La psicologia del malato subisce una continua trasformazione visibile attraverso le proiezioni dei suoi stati d’animo, emozioni, pensieri e riflessioni verso il mondo che lo circonda.
Kubler-Ross ci illustra un modello che prevede 5 fasi che - anche se non tutti i malati hanno il “lusso” di avere tempo a sufficienza per viverle pienamente - si possono manifestare con intensità emotiva, durata ed ordine soggettivi.
Le 5 fasi dell'elaborazione del lutto, del dolore e della malattia , secondo il modello di Kubler-Ross , sono:
Negazione
Per l’uomo il rifiuto di una brutta notizia è un primo passo adattativo per impedire che l’entità del sentimento doloroso si opponga al normale svolgimento delle sue attività quotidiane. Iniziano ad emergere sensazioni e dubbi esistenziali repressi dal soggetto, che ne modificano la visione di vita fino a condurlo a credere che sia opprimente e priva di significato .
Rabbia
La rabbia è un’emozione primordiale da sempre al fianco dell’uomo nella sopravvivenza alle forti pressioni ambientali che ne richiedono una reazione di fuga o combattimento.
Tale emozione è la forza trainante che guida il ritorno dell’individuo verso la dimensione fisica reale, dopo che il rifiuto della situazione dolorosa lo spinga ad esplorare il suo universo ideale interiore per sopravvivere.
Negoziazione
Con la graduale dissipazione della rabbia entra in gioco la fase di negoziazione, nella quale l’individuo crea una serie di false speranze alle quali si affida, cercando di cambiare la situazione che sta vivendo. Solo da questo momento la persona prende effettivamente coscienza della situazione, realizzando che esistono poche soluzioni.
Depressione
Quando le false speranze di negoziare svaniscono, l’individuo entra in una fase depressiva associata ad una sensazione di dolore totalizzante. In questa condizione, le persone si sentono inermi nei confronti del mondo che le circonda.
Infatti, può causarne il ritiro dalla vita quotidiana e sociale, rimanendo privi di emozioni e non sentendo più né il bisogno né il piacere di vivere le giornate con lo stesso tono del periodo precedente alla malattia.
Accettazione
Nell’ultima fase, l’individuo è consapevole della situazione e la accetta così com’è. Nonostante la negatività di ciò che accade o sta per accadere, l’uomo si adatta imparando a convivere con la realtà e cercando di vedere la bellezza collaterale dei giorni presenti.
Ciò, non implica che il soggetto vivrà solo attimi belli, ma che proprio questi momenti faranno vivere delle emozioni più forti e di gran lunga più positive rispetto al passato.
E se davvero "la vita fosse per il 10% cosa ti accade e per il 90% come reagisci", dovremmo sempre sentirci come un bambino che, in una stanza buia piena di costumi da supereroe, all'improvviso vede illuminarsi quello del suo preferito. Perché dietro ad ogni zona d'ombra, ci sono sempre i colori della luce
Elia Cantarini | Infermiere
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