Qualche giorno fa il Senato ha approvato il Ddl Lavoro con 81 voti a favore, 47 contrari, un astenuto e circa una sessantina di assenti. Se questo possa significare qualcosa non è facile dirlo, certo è che in un clima di crescente recessione e crisi economica, la sicurezza e la dignità dei lavoratori sembra diventare l’obiettivo principale di un colpo di mano di un esecutivo che continua a fuggire la realtà e a fare scelte ideologiche distruttive per il paese.
Nei fatti il decreto precarizza ancora di più i contratti
Il Senato ha approvato il Ddl Lavoro con 81 voti a favore, 47 contrari, 1 astenuto e circa 60 assenti.
Nei fatti il decreto precarizza ancora di più i contratti, cancella garanzie e sicurezze ed amplifica a dismisura il precariato. Si potrà essere licenziati senza colpo ferire, con il semplice meccanismo del silenzio assenso e a fronte di giorni di assenza non giustificati, dal lavoratore in teoria, o dalle condizioni imposte dal datore di lavoro in pratica.
Sono le famose dimissioni in bianco , da sempre presenti nel sottobosco del lavoro nero della mefitica provincia italiana che oggi assurgono a dignità giuridica. L’esecutivo ha il suo tornaconto: un licenziamento giustificato in questa maniera consente di risparmiare anche i soldi della Naspi scaricando sul lavoratore tutta la responsabilità della perdita del posto.
I contratti stagionali si allargano a dismisura diventando strumento di forzature dei diritti e dei salari anche quando… non è stagione, ma la contingenza, il contesto, le necessità della ditta, possano richiamare “stagionalmente” mano d’opera in una sorta di caporalato spalmato su 365 giorni.
I signori del Palazzo probabilmente si sono chiesti perché non allargare a tutto e a tutti il modello di sfruttamento presente nel mondo dell’agricoltura, flessibile alle esigenze della stagione, del mercato, dell’azienda, ma non certo a quelle del lavoratore.
Si potrà poi lavorare negli scantinati di ogni tipo, in attesa di improbabili ispezioni delle istituzioni preposte – l’Ispettorato del lavoro – che non riusciranno però a tenere testa a tutti gli impegni e a tutti i sopralluoghi necessari a causa di una carenza cronica di personale e di risorse economiche, da sempre progressivamente tagliate.
Gli istituti di tutela scompaiono e le sicurezze restano unicamente per chi cercherà di risparmiare sul costo del lavoro… ad ogni costo. Nel disegno non c’è alcun tipo di presa di coscienza, di voglia di cambiamento, di attivazione di strumenti per contrastare le morti e gli infortuni sul lavoro.
Nulla si dice di minimi salariali garantiti . Si potrà arrivare a fare fino ad otto anni di apprendistato dove, alla fine, nell’insicurezza generale pochi avranno voglia, ma soprattutto mezzi, di farsi una famiglia, e facilmente se ne fregheranno della patria, restandosene da soli con dio, ma più per bestemmiarlo che per affidarglisi.
Il disegno di legge approvato sancisce l’esistenza di un mondo del lavoro, di aziende, di piccola imprenditoria che potrà tranquillamente produrre e fatturare senza avere, nei fatti, alcun dipendente stabile. Non sarà poi troppo difficile scomparire nei cantieri e nell’abusivismo dei subappalti, dato che non sarà più un obbligo, per i lavoratori dell’edilizia, portare un cartellino identificativo.
Chissà il perché di questa scelta. I malpensanti di sempre potrebbero dire che se non c’è scritto il tuo nome da nessuna parte, tu puoi più facilmente scomparire o essere lasciato agonizzante davanti ad un Pronto soccorso dopo esserti fatto male in cantiere .
Insomma, lavori, ma non esisti come lavoratore. Al pari della tua azienda che sarà sempre più “virtuale”, anche in termini di tributi. Dal prossimo primo gennaio, infatti, le aziende che non hanno pagato i contributi all’INPS, potranno rateizzare il loro debito su un periodo di cinque anni. E questo, in un paese dove ci sono ancora dei furboni che devono 49 milioni allo stato italiano, per spese allegre di partito, la dice lunga.
Inutile sottolineare come opposizioni e sindacati abbiano sollevato indignate e puntuali critiche ad un disegno di legge che nei fatti fa scomparire la contrattazione collettiva di lavoro e il futuro per i giovani, quelli che saranno maggiormente colpiti da questa distopia ideologica di un governo che si vanta di aver aumentato l’occupazione, ma più per i vecchi – che non andranno mai in pensione – e con paghe da fame.
Ovviamente come non pensare che un tale modello devastante non possa avere, in futuro, ripercussioni anche nel mondo dei servizi, e nella sanità in particolare. In primo luogo, per la facilità con cui si potranno ammalare ed infortunare – e morire – gli schiavi del terzo millennio, ma soprattutto perché, data la privatizzazione ormai dominante della sanità italiana, le stesse dinamiche previste in generale nel Ddl lavoro, potranno trovare spazio applicativo anche fra le corsie e gli ambulatori del bel paese.
A ragion del vero non è che dal mondo della sanità, o meglio delle professioni sanitarie, non siano arrivati dei commenti al Ddl lavoro. Tutt’altro. In un comunicato congiunto i vari ordini del mondo della sanità (FNOMCeO, FNOPI, FNOFI, FNOPO, FNOVI, FNO TSRM e PSTRP, FOFI, CNOP), hanno manifestato il loro pensiero:
In un momento molto difficile per i professionisti sanitari, accogliamo con soddisfazione l’approvazione definitiva in Senato del Disegno di legge Lavoro. l testo contiene una disposizione che introduce permessi non retribuiti (fino a un massimo di 8 ore mensili) per i rappresentanti degli Ordini delle professioni sanitarie e delle relative Federazioni e Consigli nazionali nell’esercizio delle proprie funzioni .
Si sana in questo modo una storica discriminazione tra chi svolge attività ordinistica e altri settori di rappresentanza pubblica. Speriamo che l’introduzione di tali permessi non retribuiti possa segnare l’inizio di un percorso di valorizzazione di quanti si impegnano all’interno delle Federazioni, dei Consigli nazionali e degli Ordini. Un segnale importante per gli Ordini, le Federazioni e i Consigli nazionali che, come enti sussidiari dello Stato, operano tutti i giorni e in tutto il territorio nazionale a tutela di cittadini e persone assistite .
Un pensiero che si è focalizzato con particolare attenzione, come è evidente, sull’ultimo articolo del Ddl, il numero 34. Ecco.
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