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Competenze digitali in Sanità, una ricerca sullo sviluppo

di Mimma Sternativo

L'Associazione Italiana per l'informatica ed il Calcolo Automatico (AICA) promuove l'Osservatorio delle competenze Digitali in Sanità, che coinvolge associazioni mediche di settore, professionisti della sanità, ordini professionali, Università e istituzioni interessate al tema. L'obiettivo è quello di analizzare e verificare lo stato dell'arte delle differenti competenze e dei conseguenti percorsi di formazione richiesti per le diverse figure coinvolte nel processo. Individuare le competenze digitali di base, specialistiche per gli addetti ai lavori e competenze di e-leadership.

Studio condotto per rilevare la consapevolezza

La tecnologia facilita l'efficientamento dei processi sanitari

È stata realizzata una ricerca sullo sviluppo delle competenze digitali in Sanità, utilizzando un questionario a risposte multiple e/o sulla scala da 1 a 5, per rilevare la consapevolezza, il livello di diffusione, il trend di evoluzione a livello complessivo e nei principali ambiti di innovazione digitale, quali sono gli ostacoli principali e le conseguenti azioni attivabili, i contenuti necessari, le migliori pratiche.

Il questionario è stato suddiviso in otto sezioni e differenziato in base alla qualifica professionale: Direzione strategica, medico ospedaliero universitario, medico di medicina generale, infermiere, specialistica informatico e/o ingegnere clinico, professioni sanitarie-tecnico sanitarie, responsabile formazione.

Le prime due sezioni sono comuni a tutte le professioni e intendono rilevare la consapevolezza e il livello di diffusione in formazione digitale, gli ostacoli principali, le azioni migliorative, le competenze attuali. La terza sessione, differenziata per le diverse figure professionali presenti in abito sanitario, vuole rilevare il possesso delle competenze nell'ambito della privacy e della sicurezza come da Dlgs 2003 n 196, codice in materia di protezione dei dati personali. Le restanti sezioni sono specificatamente indirizzate al personale di ogni qualifica professione suddetta.

Il campione indagato


La ricerca si è sviluppata tra gennaio-aprile 2016 attraverso un questionario online, che è stato compilato da 1.043 professionisti.

campione

Professionisti compresi nel campione studiato

I Risultati

  • necessità di condivisione anche strategica a livello nazionale sui criteri minimi e di indirizzo per l'uso della sanità digitale;
  • basso coinvolgimento del personale sanitario nei progetti di informatizzazione;
  • maggiore consapevolezza dell'impiego della digitalizzazione nel processo di diagnosi e cura, per utilità gestionali o formative.

L'invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle patologie croniche, la necessità di ridurre i costi spingono i medici, gli infermieri e le altre professioni sanitarie a dare unanime conferma di come oggi la tecnologia possa facilitare sempre più l'efficientamento dei processi sanitari.

I dati del questionario evidenziano che la formazione in ambito digitale è considerata alla pari della formazione di altre competenze, nonché fortemente correlata alle esigenze individuali.

Dalla formazione discendono le competenze e programmare una formazione in Sanità Digitale significa pianificare una generazione di competenze nuove, evolute e in grado di garantire un ulteriore progresso.

Tuttavia, la formazione e l'aggiornamento continuo sulle competenze digitali in sanità hanno una distribuzione non sempre omogenea nelle nostre Università e nelle Aziende sanitarie o IRCCS.

Occorrono atti di indirizzo nazionale vincolanti e verificabili sui progetti formativi e che nel dossier formativo del professionista della salute ci sia una parte obbligatoria relativa alla sanità digitale.

Anche nella valutazione della performance delle Direzioni Generali andrebbe introdotto l'indicatore del grado di digitalizzazione delle strutture ospedaliere, universitarie e di ricerca e il grado di soddisfazione del cittadino-utente che ha usufruito di prestazioni migliorate dall'utilizzo di strumenti e soluzioni e-health.

Secondo i partecipanti al questionario è necessario sviluppare un programma che promuova rapidamente la cultura della sanità elettronica, con programmi di formazione specifici da attuarsi sia nell'ambito del corso di studi universitari e master universitari, sia all'interno dell'Educazione Continua in Medicina (ECM).

Ma quali contenuti dare?

I corsi dovranno avere dei corsi integrati in cui approfondire gli aspetti non solo tecnologici, ma anche di appropriatezza della cura organizzativi, sociali e psicologici, connessi all'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) nei processi di cura, diagnosi, prevenzione e telemonitoraggio, consentendo a tutto il personale sanitario e tecnico di apprendere conoscenze e competenze indispensabili per rendere più efficace ed efficiente la Sanità italiana e per formare veri e propri professionisti impiegabili nel campo della Sanità Digitale. Di conseguenza i professionisti potranno trovare una nuova occupazione nell'ambito.

Nel documento "Competenze digitali nelle professioni sanitarie" si leggono tre profili di interesse principale:

  1. accesso
  2. sicurezza
  3. competenza di base.

A questi profili si aggiunge il dominio della e-leadership, definita come competenza complessa di leadership, capace di mirare a obiettivi basati su ICT attraverso l'attivazione di risorse umane e l'utilizzo della tecnologia.

Secondo i partecipanti al questionario, ad oggi non mancano  tanto le competenze specialistiche quanto le capacità di guida e gestione dell'innovazione digitale da parte dei ruoli manageriali, manca la figura dell'e-leader.

Dalle risposte al questionario si evidenzia inoltre che medici e infermieri hanno grande sensibilità riguardo il tema del trattamento dei dati sanitari, probabilmente anche perché richiesta dal loro rispettivo codice deontologico; mostrano una più scarsa conoscenza, invece, riguardo il Codice della Privacy. Dalla ricerca emerge un forte bisogno di formazione nel settore della privacy e della sicurezza (temi non considerati estranei all'ambito sanitario).

Altra competenza è quella legata alla conoscenza e l'utilizzo di risorse informative avanzate e banche dati, necessaria nell'aggiornamento dei professionisti sanitari per garantire trattamenti appropriati. Dalle risposte si evince che la maggior parte dei professionisti sanno quale impatto abbia la formazione sulla documentazione e l'informazione scientifica, ma ritengono  che una formazione in tale ambito sia di poca o nessuna utilità.

In conclusione, riprendendo le parole di Antonio Bortone, Coordinamento Nazionale Associazioni Professioni Sanitarie, “il quadro che risulta ha luci ed ombre. C’è bisogno di uno slancio collettivo per agganciare un “treno” importante come la Formazione nella Sanità Digitale, fiduciosi che la generazione futura di Colleghi e di Utenti potrà solo essercene grata.”

“Purtroppo nel nostro Paese l'introduzione dell' ICT nelle differenti organizzazioni sanitarie e nelle regioni è stata disomogenea, ancora oggi non esiste un'analisi sistematica che dia evidenza dello stato d'informatizzazione sul territorio e negli ospedali, la quota d'investimento dedicato alla digitalizzazione della sanità è ancora modesto e pari a 1,34 miliardi di euro (1,2% della spesa pubblica pari a 22 euro per abitante) e dopo la crisi è in costante calo".

"Anche la distribuzione e la priorità degli investimenti tra regioni e strutture ospedaliere è disomogenea e ciò sta a dimostrare la necessità di una maggiore governance atta ad allineare e rendere efficaci gli interventi”- chiarisce Emilio Meneschincheri, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli.

Guido Marinoni, dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), interpreta così i risultati del questionario: “bisogna passare da scelte di informatizzazione prevalentemente improntate al supporto burocratico e al trasferimento dei compiti delle pubbliche amministrazioni ai professionisti, elementi percepiti come ostili, a un’informatizzazione centrata sul miglioramento della qualità della vita degli assistiti e sulla facilitazione delle attività cliniche dei professionisti”.

“La limitata cultura digitale degli operatori sanitari e dei medici rappresenta spesso una barriera all’introduzione di nuove soluzioni digitali, tale barriera è riconosciuta dal 45% dei Medici di Medicina Generale e dal 32% delle Direzioni Strategiche di aziende sanitarie”, asserisce Paolo Locatelli, Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, Politecnico di Milano.

Nicola Barbato, IPASVI Federazione nazionale dei Collegi Infermieri, sottolinea: “Il primo dato che emerge è la esigua partecipazione degli infermieri. Solo il 13% hanno completato e inviato il questionario. Rispetto alle altre professioni il dato è ancora più critico se si pensa che gli infermieri rappresentano il 40% di tutti gli operatori sanitari del SSN. Ciò essenzialmente è dovuto alla poca disponibilità in ambito lavorativo dei computer e, ancor più, della rete internet che per ovvi motivi di sicurezza non è disponibile nelle Unità Operative ospedaliere. In ogni caso dai dati si evince come l’interesse degli infermieri per lo sviluppo del digitale sia molto sentito. Esistono evidenti difficoltà di comprendere come e in che modo la tecnologia può supportare l’assistenza infermieristica clinica e la parte gestionale e amministrativa, siamo convinti che la partecipazione degli infermieri alla progettazione è necessaria e indispensabile.

Il clima professionale è ricettivo e l’infermiere può essere, anche per il digitale, una risorsa importante insostituibile a cui poter far riferimento come cittadini”.

Infermiere

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