La presidente IPASVI risponde all'Alleanza per la Professione Medica: “non cercate capri espiatori, ma aprite le porte a un confronto costruttivo”
ROMA. La neo-presidente della Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi, Barbara Mangiacavalli, fa sentire alta la sua voce e ammonisce i rappresentanti dell'Alleanza per la Professione Medica sulle dichiarazioni "fuori di coccio" rilasciate sui tagli ai primariati medici previsti nella manovra delle Regioni, che sarebbero un “favore” ai "desiderata dell’Ipasvi".
“Il taglio delle strutture complesse (e semplici) è comparso nella prima bozza di standard ospedalieri a fine 2012. Ben prima quindi dell’accordo delle Regioni sulle competenze avanzate degli infermieri e quando ancora il 'comma 566' non era nemmeno nelle idee del legislatore - ricorda Mangiacavalli - poi nei primi documenti sul Patto della Salute è stato confermato sia come previsione diretta che successivamente con un rinvio agli stessi standard. In quelle bozze c’era anche l’eliminazione dei piccoli ospedali con meno di 60 posti letto, trasformata poi in una misura che riguardava solo le strutture private accreditate e ulteriormente, nella versione finale, solo chi ha meno di 40 posti letto e non è struttura monospecialistica”.
“La colonna sonora di questo scenario - aggiunge l'agguerrita Mangiacavalli - erano le grida allo scandalo dei maggiori sindacati medici, per i tagli a cui era sottoposta la sanità pubblica, invocando una razionalizzazione meno selvaggia e che tenesse conto di situazioni come quella dell’Università, fatta sempre salva in tutte le previsioni con le sue strutture complesse che in casi limite avrebbero anche solo 3 posti letto e con la moltiplicazione delle cattedre (e quindi dei primariati), che nessuno – secondo gli stessi sindacati – aveva intenzione di fermare. Che il Patto e gli standard ospedalieri siano ora riconfermati nel Documento di economia e finanza come meccanismi di razionalizzazione in sanità non dovrebbe stupire nessuno, visto anche che sono stati il ministro e le Regioni a garantire sulla loro efficacia per non subire altri tagli. In tutto questo scenario, con l’unica istanza difesa dall’Ipasvi dell’avvio delle competenze avanzate ancora congelate (dal 2013) proprio per i dubbi e le accuse di invasione di campo dei medici nonostante sia strumento di razionalizzazione e risparmio, come si può dare la colpa a un settore colpito come gli altri negli organici (il blocco del turn over vale anche per il personale infermieristico), nelle buste paga (la perdita del 25% del potere di acquisto degli infermieri per l’assenza di contratti è un dato di fatto) e nelle possibilità di carriera (agganciate appunto in questa fase a quelle competenze che alcuni medici non vogliono)? Un’accusa decontestualizzata e infondata, quindi, quella dei sindacati dell’Alleanza per la professione medica (Aaroi-Emac, Andi, Cimo-Cimop, Fesmed, Fimmg, Fimp e Sumai), che dimentica come, quando e perché queste misure sono state ideate e approvate e chiude gli occhi sul fatto che mentre gli infermieri restavano a guardare ciò che le Regioni prevedevano, sullo stesso fronte c’erano tra gli assessori anche medici che potevano manovrare dall’interno le scelte."
"Non si cerchino capri espiatori di situazioni congiunturali in cui nessuno esce con un guadagno – conclude Mangiacavalli - ma onestamente e professionalmente si cerchi semmai di portare avanti quella concertazione, chiesta da mesi, se non da anni, proprio dall’Ipasvi, ma finora rimasta lettera morta, grazie alla quale tutto potrebbe trovare una soluzione onorevole e, soprattutto, che dia reali vantaggi all’assistenza, ai professionisti, all’organizzazione del sistema e ai cittadini”.
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