RAGUSA. È morto Peppe Cicciarella. Un'auto lo ha investito mentre era sulla bici per una passeggiata amatoriale.
Quando la morte colpisce in maniera così tragica e improvvisa, nel momento in cui tutto sembra illuminarsi e colorarsi di splendidi scenari e prospettive di vita felice e serena allora tutto crolla e riporta alla triste realtà che essa deve essere assaporata “per il momento” che viviamo.
Peppe, credo, era all’apice di quegli splendidi scenari di prospettiva di vita: una nuova paternità appena raggiunta (agosto 2014), e credo desiderata da tempo, che rispecchiava sicuramente la serenità familiare condivisa con la moglie. Peppe, come il padre Paolo, era un’infermiere, come Carmelo e l’altro Peppe, in pensione, familiari appartenenti a una categoria di lavoratori che impegnano gran parte della loro esistenza per il bene degli altri e che a volte proprio la “distrazione” e la “leggerezza” di questi “altri” porta via la loro vita terrena.
Credo che “pedalare” fosse l’unico svago che Peppe coltivasse in maniera appassionata e sentita e mentre era in sella alla sua amata bici, tragicamente un “altro” (ovviamente in maniera non volontaria) ha fatto in modo che desse l’ultima pedalata su questa terra.
Io lo ricordo in divisa da infermiere, lo ricordo bardato da ciclista col casco, lo ricordo con abiti “borghesi”. Ci mancherai in tutti gli scenari Peppe, ti ricorderemo in tutti i tuoi abbigliamenti, non dimenticheremo mai l’amico, l’infermiere e il compagno di “pedalate”.
A nome di tutti gli infermieri, che ho l’onore di rappresentare, esprimo alla famiglia tutta un cordoglio sentito. E a quell’angelo appena arrivato sulla terra diciamo che sicuramente papà ti guiderà e ti terrà una mano sulla testa aiutandoti nel tortuoso percorso della vita.
Gaetano Monsù, Collegio Ipasvi - Ragusa
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