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Veneto a Governo: ci servono almeno tremila infermieri

di Redazione

Ci servono mille medici e tremila infermieri. Così la Regione Veneto esprimendo le sue richieste al Governo in merito al fabbisogno di laureati in Medicina e nelle Professioni sanitarie per l'anno accademico 2024/2025, per cercare di risolvere la cronica carenza di personale sanitario nel servizio pubblico. Tale fabbisogno è stato stabilito, secondo le indicazioni ministeriali, in base alle previsioni di domanda ed offerta sia a livello nazionale che regionale e sulla stima presentata, oltre che dalle regioni, anche dalle Federazioni nazionali degli Ordini delle Professioni sanitarie.

Diventare infermieri, Atenei di Padova e Verona aumentano i posti

infermieri reparto

La Regione Veneto richiede al Governo mille medici e tremila infermieri per cercare di risolvere la carenza di personale sanitario.

Dall'analisi dei bisogni occupazionali regionali, una volta tenuto conto delle stime dell'Ordine dei Medici e degli altri Collegi Professionali, il Governatore Zaia ha chiesto anche 90 veterinari, 60 odontoiatri, 100 ostetriche, 120 infermieri specializzati in ostetricia, 170 fisioterapisti, 10 podologi, 70 logopedisti, 506 tecnici delle varie discipline. Su questi numeri sembra essere vicino l'accordo con la conferenza Stato e Regioni, grazie anche al principio generale di pieno accoglimento adottato.

In realtà, secondo le previsioni, in Veneto mancherebbe un numero maggiore di medici, circa 3500. Questo indicatore è reale e comprende ospedalieri, medici di famiglia e del territorio. Tuttavia, si tratta di un gap che non può essere colmato in un anno, spiega Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità veneta.

Contiamo tuttavia di arrivare al pareggio nel 2026 avendo già aumentato i posti a Medicina nelle Università di Padova e Verona, dai 639 del 2023 ai 1063 del 2024, precisa sottolineando che sono aumentate anche le borse di studio messe a disposizione dal Ministero della Salute. Oltre alle 70 finanziate dalla Regione per l'accesso alle Scuole di Specializzazione, ce ne saranno 1500 rispetto alle 1398, illustra spiegando che purtroppo non tutte le borse vengono assegnate, generalmente soltanto una su quattro, in linea con la tendenza nazionale. L'assessore precisa che mancano soprattutto medici dell'emergenza-urgenza, anestesisti, pediatri, oculisti e radiologi.

In ogni caso non avremmo potuto chiederne più di mille perché il Governo, visto l'aumento degli assegni per l'accesso alle scuole di specializzazione che son passati da 14036 a 16165, ha potuto mettere complessivamente a disposizione delle Regioni una programmazione con soltanto 300 medici in più rispetto all'anno scorso, spiega precisando che sono in totale 19.286.

Per gli infermieri, che sono la vera emergenza, il discorso è diverso perché mancano nei reparti, nelle case di riposo e sul territorio. L'anno scorso il fabbisogno era stato inquadrato in 1200 unità, adesso ne servono di più, chiarisce sottolineando come sia proprio la riforma sanitaria prevista dal Pnrr ad esigerne un maggior numero per potenziare l'assistenza territoriale.

Anche per gli infermieri quindi gli Atenei di Padova e Verona hanno aumentato gli accessi al corso di laurea, passando da 1450 a 1800. Possiamo inoltre contare su altri infermieri in arrivo dall'Università di Ferrara per lavorare a Rovigo.

L'assessore spiega però che, nonostante tutto, i concorsi vanno deserti. Questa professione va valorizzata maggiormente dal puto di vista economico e della possibilità di carriera. Gli infermieri dovrebbero essere il doppio dei medici, invece sono alla pari. E se si laureano più medici che infermieri, il sistema non regge, avverte.

Di infermieri ne servirebbero almeno altri seimila. È la cifra che verrà certamente a mancare entro il 2029. È quanto sostiene il responsabile di Nursing Up Veneto, Guerrino Silvestrini, secondo il quale la reale esigenza di ospedali ed Rsa sarà di almeno 26 mila professionisti. Tanti sono infatti coloro che si stima andranno in pensione nel prossimo quinquennio ma nei prossimi cinque anni, secondo i posti universitari messi a disposizione, ne saranno formati soltanto 20mila circa, senza tener conto che tale previsione potrebbe essere ampiamente assottigliata dai fisiologici abbandoni degli iscritti all'Università (circa il 10-15%).

Si tratta di un dato allarmante e sottostimato perché occorre tenere conto anche di altre criticità come il gap già esistente, l'anzianità degli attuali infermieri che hanno un'età media sopra i 50 anni, i pensionamenti e gli esodi, precisa.

Incentivare la categoria sul piano economico ed organizzativo e migliorare l'accesso alla formazione universitaria sono i due obiettivi fissati da un piano attualmente in fase di studio da parte dell'area Sanità e Sociale della regione Veneto che sarà presentato ai sindacati in occasione del prossimo incontro fissato per settembre.

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