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Uil Fpl: basta soluzioni tampone, servono più infermieri

di Redazione

Le Aziende pubbliche sanitarie modenesi, dove gli infermieri sono i più introvabili e ricercati del personale sanitario, sono in affanno per abbattere le liste di attesa delle prime visite ma il problema non si risolverà perché le strutture pubbliche non saranno in grado di soddisfare la domanda a causa della scarsità di personale e di posti letto. L'allarme viene lanciato dal sindacato Uil Fpl, secondo il quale la piena sostenibilità dei servizi sanitari non potrà essere garantita senza affrontare i nodi centrali della crisi profonda degli ospedali e delle risorse per il reclutamento del personale.

Modena, Uil Fpl: serve assumere un considerevole numero di infermieri

Il primo intervento non più rinviabile è quello di assumere un numero considerevole di infermieri e medici per potenziare gli ospedali ed i servizi territoriali, scrive in un comunicato il sindacato, che pone il dubbio che questa riferita difficoltà a trovare i professionisti possa essere anche un alibi da parte dell'azienda per risparmiare.

Da un'analisi della situazione alla Usl di Modena, dove mancano almeno 280 infermieri, emerge la necessità di gestire urgentemente la carenza di questi professionisti, altrimenti destinata ad aggravarsi nei prossimi anni portando il sistema sanitario al collasso.

Purtroppo nessuno a livello istituzionale se ne fa carico e certamente non bastano le nuove Case di Comunità previste dal Pnrr a risolvere i problemi della sanità, denunciano sottolineando come sarà difficile in queste condizioni attuare le misure previste per potenziare la medicina territoriale. Le Cdc, che non rispondono affatto all'idea di prossimità delle cure, rischiano di restare cattedrali nel deserto senza alcun collegamento con l'ospedale, avverte la Uil evidenziando come sul territorio manchi almeno il 60% delle risorse previste dagli standard del decreto di applicazione del Piano.

Nelle aziende sanitarie locali per gli infermieri vale ancora purtroppo la regola dell'uno vale uno o anche uno vale l'altro, denuncia il sindacato secondo il quale questo atteggiamento favorisce l'esodo dei professionisti verso il privato, oltre al rischio di burnout legato al sistematico ed eccessivo ricorso agli straordinari, il repentino cambiamento di ambiente professionale, l'organizzazione del lavoro su turni.

Gli infermieri non provano più nessuna attrazione per il servizio pubblico e preferiscono andare a lavorare con chi è capace di valorizzare adeguatamente la loro dignità professionale, non solo sotto il profilo economico ma anche attraverso il riconoscimento sociale, rimarca.

Vanno accantonate le soluzioni tampone. È il momento di porre la questione infermieristica come tema centrale per il futuro delle aziende sanitarie modenesi, sollecita il sindacato interrogandosi su come nei prossimi anni, quando la carenza sarà più marcata, esse pensino di gestire, senza infermieri, la domiciliarità, il sistema di emergenza urgenza territoriale, le case e gli ospedali di comunità, i servizi di cura della salute mentale nonché la rete dei servizi per il sostegno e l'assistenza ai pazienti cronici.

La situazione nel modenese risulterebbe già particolarmente critica nei distretti di Mirandola, Carpi e Pavullo: le dotazioni organiche, i turnover e il riconoscimento degli incarichi, oltre alla questione infermieristica, rimangono al centro della nostra rivendicazione, conclude la Uil respingendo fermamente il comportamento tenuto da oltre un anno dall'Azienda sanitaria di Modena. Ha portato avanti una gestione della sanità pubblica e dei dipendenti tipica di un commissariamento.

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