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Stressati dal lavoro: la fuga degli infermieri dal pubblico

di Redazione

I dipendenti italiani sono stressati dal lavoro, sino a sentirsi esauriti e a lasciarlo. È quanto emerge dall'analisi dei dati Inps, secondo cui le dimissioni volontarie registrate in Italia nel 2024 sono state oltre due milioni. Il dato, in linea con la tendenza dei due anni precedenti, descrive il fenomeno noto come “great resignations”, la dimissione in massa dai propri posti di lavoro, che dilaga ora anche in Italia dopo essere iniziato negli Stati Uniti nel 2021 ed essersi diffuso in tutto il mondo.

Stress e burnout: sempre più infermieri intendono cambiare vita e lavoro

Gli infermieri risultano la categoria della sanità che abbandona maggiormente il pubblico rivolgendosi al privato, emigrando all'estero o, addirittura, lasciando del tutto la professione.

Stress, eccessivi carichi di lavoro e responsabilità crescenti, stipendi troppo bassi anche a fronte di un elevato costo della vita, mancanza di soddisfazione e scarsa valorizzazione della professionalità stanno spingendo i dipendenti, soprattutto quelli pubblici - tra cui medici ed infermieri -, a dimettersi dal posto fisso e cercare un'occupazione migliore manifestando la voglia e il bisogno di cambiare vita.

È in corso da tempo un grande ripensamento del posto pubblico che non rappresenta più un sogno, avvertono i sindacati, allarmati da una fuga che interessa tutti i settori sebbene sia più massiccia tra quei lavori caratterizzati da turni pesanti e stipendi bassi.

I lavoratori che decidono di dimettersi esprimono spesso un forte disagio psicologico, documentato dall'aumento significativo di denunce, circa 9 mila (+16,1% rispetto al 2023), per malattie professionali legate a problemi neurologici, disturbi psichici e comportamentali.

Dichiarano di sentirsi sopraffatti, sia fisicamente che emotivamente, dalle richieste di lavoro. Secondo l'Oms, il 16% degli occupati italiani lamenta burnout, una condizione causata dall'esposizione prolungata a condizioni lavorative estenuanti, stressanti ed esaurienti che può favorire l'intenzione di dimettersi.

Gli infermieri risultano la categoria della sanità che abbandona maggiormente il pubblico rivolgendosi al privato, emigrando all'estero o, addirittura, lasciando del tutto la professione. Negli ultimi quattro anni se ne sono dimessi 23mila.

C'è una percentuale di oltre il 20% che abbandona per sempre il settore cambiando del tutto vita, spiega Antonio De Palma, presidente di Nursing Up. Sono tanti anche i medici che decidono di lasciare le corsie ospedaliere. I numeri risultano raddoppiati già tra il 2022 e il 2023. Ogni anno il Servizio sanitario italiano perde pezzi importanti, denuncia Anaao-Assomed segnalando che nel 2024 si sono dimessi altri 7mila medici.

A dimettersi non sono solo infermieri e medici

Si dimettono, oltre ai dipendenti del comparto sanità, anche agenti di polizia locale, autisti di autobus, insegnanti e poliziotti.

Dai dati emerge che nei primi nove mesi dell'anno scorso si sono dimessi 600 mila addetti impiegati nel commercio, attività di trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e ristorazione e 281mila addetti del settore manufatturiere, dell'energia e della gestione dei rifiuti.

Hanno lasciato il lavoro anche 278mila persone occupate in attività professionali, tecniche e scientifiche, e nei servizi amministrativi e di supporto. Nelle amministrazioni pubbliche si sono registrate oltre 102mila dimissioni volontarie che hanno interessato settori importanti come la sanità, l'istruzione, la difesa e l'assistenza sociale. Ad essere colpiti sono soprattutto i comuni, dove le dimissioni sono aumentate in maniera significativa (+89%) già nel periodo 2016-2022.

Secondo una classifica del Best Workpalce 2024, elaborata dalla società di ricerche Great Place to Work Italia, il luogo di lavoro ideale esiste anche nel nostro Paese ma non è più pubblico e fisso. Si trova nelle grandi medie e piccole imprese italiane, soprattutto quelle che si occupano di informatica, biotecnologia, industria, servizi, farmaceutica e finanza.

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