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Stress e stipendi inadeguati: sempre meno infermieri in Veneto

di Redazione

Nei prossimi cinque anni in Veneto ci saranno tremila infermieri in meno. Nell'Ulss 8, quella vicentina, attualmente ce ne sono 2300, ma ne servirebbero almeno duecento in più. Così Andrea Gregori, segretario Nursind Vicenza, illustrando la situazione estremamente critica della carenza di personale nell'Ulss berica nonostante gli sforzi compiuti dall'azienda e dal sindacato delle professioni infermieristiche.

Carenza infermieri Veneto, l'allarme Nursind: servono investimenti

ospedale letto infermieri

Nursind Vicenza denuncia la forte carenza di infermieri in Veneto, nei prossimi 5 anni ce ne saranno 3mila in meno.

Qui si continua a lavorare, mese dopo mese, anno dopo anno, in un regime di emergenza. Non c'è attualmente nessuna programmazione – denuncia -. L'incremento del personale infermieristico, che era stato autorizzato negli ultimi anni per lo sviluppo del territorio, è stato prevalentemente utilizzato per colmare le carenze ospedaliere dove la situazione si stava facendo drammatica, segnala precisando che meno della metà degli infermieri in graduatoria nell'ultimo concorso, solo 70 su 138, hanno accettato l'assunzione in ospedale la scorsa primavera, preferendo la sanità privata o orientandosi già verso l'estero dove i nuovi professionisti trovano condizioni di lavoro meno stressanti, stipendi meglio retribuiti ed agevolazioni di welfare.

È necessario dare gambe agli investimenti se non si vuole arrivare ad una ristrutturazione della rete ospedaliera del Veneto che porterebbe alla chiusura di piccoli ospedali, fondamentali per i cittadini della regione, al fine di concentrare il personale verso le strutture più grandi. Non ci sono alternative, avverte preoccupato lanciando l'allarme sul rischio di chiusura di alcuni presidi sanitari del territorio.

Spiega che nell'Ulss vicentina, come ovunque, nella cronica carenza di organico occorre tenere conto non solo dei pensionamenti e dei licenziamenti ma anche delle sostituzioni per maternità, considerando che le donne rappresentano l'80% della categoria, e gli esoneri dal turno e dal lavoro notturno per varie ragioni di salute, anche legate all'età, che rendono molti infermieri non più idonei a lavorare in corsia.

Per risolvere un problema di tale portata, che investe tutto il Paese, servono investimenti da parte della Regione, sottolinea Gregori secondo il quale sono necessari interventi pragmatici sin dall'accesso alla professione.

Il Nursind propone azioni concrete sulle tasse universitarie, la corresponsione di adeguati assegni di studi e contribuiti per l'alloggio degli studenti fuori sede. È imbarazzante pensare di proporre come strategia solo una campagna social per attrarre nuovi iscritti al corso di laurea in Infermieristica, se non per ribadire la piena occupazione al termine del percorso di studi, rimarca riferendosi alla Digital Attraction proposta dalla Regione Veneto, in corso dal 6 luglio in vista delle iscrizioni al prossimo anno accademico.

Le giovani generazioni non accettano più il livellamento verso il basso proposto negli ultimi trent'anni, conclude Gregori riferendosi ad una diversa offerta che si sta facendo strada anche nel servizio sanitario pubblico e che piace molto ai giovani.

Si sta concretizzando una sana competizione tra le varie Ulss del territorio nell'offerta di lavoro ai nuovi infermieri. Si tratta di un meccanismo che non potrà che premiare le Ulss in grado di essere più attrattive garantendo maggiori opportunità di sviluppo professionale, precisa.

Ciò sarà possibile attraverso la contrattazione integrativa ed il nuovo sistema degli incarichi, conclude sottolineando quanto questo tipo di investimento sia molto gradito ai giovani professionisti che entrano in sanità.

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