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Manovra Finanziaria

Sanità in fermento: proclamati scioperi e manifestazioni

di Redazione

Tagli alle pensioni, nessun segnale sulle assunzioni, "briciole" per il rinnovo dei contratti. Insomma, solo delusione per le misure destinate al sistema sanitario nazionale nella manovra 2024. Per questo, per il mondo della sanità si apre una stagione di scioperi, manifestazioni e sit-in di protesta.

Manovra, da nord a sud lo stato di agitazione degli infermieri

sindacati

Manovra: in programma scioperi, manifestazioni e sit in di protesta su scala nazionale

La pensione degli infermieri dipendenti pubblici, salvo modifiche dell’ultima ora, sarà più povera di 1000 euro. Lo ha stabilito la manovra 2024 del Governo Meloni che, oltre a definire nuove modalità di accesso alla pensione senza fare alcuna riforma, prevede una serie di misure dedicate alla previdenza della prossima Legge di Bilancio.

Goccia, questa, che ha fatto traboccare il vaso e ha portato le sigle sindacali di categoria a proclamare lo stato di agitazione. Gli iscritti ci chiedono se davvero saranno 'toccate' le loro pensioni - scrive in una nota Antonio De Palma, presidente del Nursing Up -. Vogliono lasciare la sanità italiana, vogliono fuggire all'estero, vogliono capire come andare prima in pensione. Siamo stanchi degli illusionismi e delle promesse vane, quando nella realtà dei fatti rischiamo come sempre di incarnare ancora una volta il ruolo della 'Cenerentola' della situazione.

Per questo, dalle prossime settimane, una serie di mobilitazioni, sit-in, cortei e manifestazioni da nord a sud testimonieranno apertamente il malcontento dei professionisti dell'assistenza, tuona De Palma.

Nella manovra non c’è alcuna prospettiva di migliorare le condizioni lavorative ed economiche degli infermieri né di coprire il turnover e potenziare la sanità territoriale - aggiunge invece Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind -. La nostra protesta - aggiunge - non riguarda solo gli assegni previdenziali, ma anche le risorse stanziate in legge di Bilancio per i rinnovi contrattuali, del tutto insufficienti a una piena valorizzazione della professione. Siamo di fronte, infatti, a un finanziamento che riesce a mala pena a coprire l’anticipo della vacanza contrattuale che percepiremo a dicembre. In una parola: briciole.

I buoni propositi a mezzo stampa, seppure di autorevoli membri del governo, non sono sufficienti. Solo un cambio di passo concreto sui contenuti della manovra può davvero tranquillizzare gli infermieri, una categoria sempre più ridotta all’osso e per di più demoralizzata da promesse di valorizzazione professionale rimaste sulla carta. È per queste ragioni che la protesta è inevitabile. Con queste parole, Bottega annuncia lo sciopero nazionale di 24 ore per il prossimo 17 novembre, al netto del mantenimento dei servizi essenziali.

Nel ddl Bilancio, da un lato la norma sul ricalcolo retributivo degli assegni previdenziali, che finirà col penalizzare il personale più vicino al pensionamento, e dall’altro una mancata chiara definizione del valore dell’indennità di specificità sono i motivi principali che spingono gli infermieri a incrociare le braccia - continua Bottega -. Abbiamo provato in tutti i modi a spiegare al Governo la profonda crisi in cui versa la professione, tra carenza di organico, scarsa attrattività per i giovani, carichi di lavoro elevati e stipendi bassi. L’auspicio – conclude il segretario - è che questo sciopero faccia arrivare con nettezza il nostro messaggio e cioè che senza infermieri è a rischio non solo la realizzazione dei progetti del Pnrr, ma la stessa tenuta del Ssn.

Anaao e Cimo Fesmed proclamano sciopero di 24 ore per il 5 dicembre

Anaao Assomed e Cimo-Fesmed hanno proclamato una prima giornata di sciopero nazionale martedì 5 dicembre 2023 per protestare contro la manovra economica per il 2024.

Le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al Senato – dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed - non sono in grado né di risollevare il Servizio sanitario nazionale dalla grave crisi in cui si trova né di soddisfare le richieste della categoria che rappresentiamo.

Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull’indennità di specificità medica e sanitaria per garantire un aumento degli stipendi di tutti i dirigenti e frenare dunque la fuga dei professionisti verso l’estero e il privato, e invece si è deciso di aumentare le retribuzioni delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa, misura che è destinata a non produrre risultati concreti.

Ci saremmo aspettati uno sblocco, anche parziale, del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, e invece nessuno ne fa nemmeno cenno. Ci saremmo aspettati risorse adeguate per il rinnovo dei contratti, e invece scopriamo che i 2,3 miliardi previsti sono messi a disposizione per l’intero comparto sanità, quindi briciole per tutti.

Dopo tante parole e belle intenzioni, ci saremmo dunque aspettati un vero cambio di rotta che mettesse al centro il Servizio sanitario nazionale, e invece siamo stati bersagliati dal taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, una stangata che colpisce circa 50.000 dipendenti. E non ci tranquillizzano le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento, e non alla sua completa eliminazione.

Infine, come se non bastasse, non abbiamo più notizie dei lavori della Commissione del Ministro Nordio sulla depenalizzazione dell’atto medico. Per noi questo è un aspetto fondamentale che rivendichiamo con forza perché abbiamo bisogno di restituire maggiore serenità ai medici e ridurre il ricorso alla medicina difensiva. Al Governo chiediamo un segnale di coraggio – concludono i leader sindacali – per dare il giusto riconoscimento ai medici e dirigenti del Ssn. E per evitare il collasso della sanità che deve rimanere pubblica per garantire a tutti il diritto alla tutela della salute.

Misureremo nei prossimi giorni la reale disponibilità del Governo, non solo a parole, pronti a mitigare o inasprire la protesta anche con altre eventuali giornate di sciopero da proclamare nel rispetto della normativa vigente.

Alla luce della mobilitazione che la categoria dei medici e dirigenti SSN stanno mettendo in campo in queste ore, lo sciopero nazionale del 17 novembre proclamato da Cgil e Uil rappresenta una tappa fondamentale per i Dirigenti medici, veterinari e sanitari, colpiti tra gli altri da una legge di bilancio che riduce il valore del Fondo sanitario nazionale, taglia le pensioni dei professionisti e non finanzia le assunzioni di personale necessario per garantire i servizi ai cittadini.

Lo dichiarano in una nota congiunta il Segretario Nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN Andrea Filippi e il Coordinatore Nazionale della Uil Fpl Medici e Veterinari Roberto Bonfili.

Tutte le mobilitazioni sono fondamentali – aggiungono – per contrastare una manovra iniqua e pericolosa, a partire dallo sciopero del 17 novembre che vedrà la partecipazione anche dei professionisti della sanità.

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