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Sentenza

Lesioni colpose, assolta un'infermiera a Chivasso

di Redazione

Non c'è causa-effetto tra la manovra e il danno subito. Il fatto non costituisce reato. Così la Corte d'Appello di Torino ha assolto un'infermiera di 34 anni dell'ospedale di Chivasso che, nel 2019, era stata accusata dai familiari di una paziente 85enne di averle perforato l'intestino eseguendo un clistere, dopo un intervento chirurgico, con una manovra errata.

Corte d'Apello di Torino ribalta la condanna per lesioni colpose

La sentenza, pronunciata dalla seconda sezione penale di Torino, ha ribaltato quella di primo grado del tribunale di Ivrea, che aveva condannato l'infermiera a tre mesi di reclusione.

Lo rende noto il sindacato Nursind, che ha fornito assistenza legale alla lavoratrice, esprimendole piena solidarietà e soddisfazione per il risultato conseguito.

Il giudice ha pertanto accolto le ragioni del legale della professionista sanitaria che aveva impugnato la condanna sostenendo che non vi sarebbe stato né un errore tecnico né un nesso causale tra la procedura eseguita e la perforazione intestinale. A seguito del clistere non significa necessariamente a causa del clistere, ha motivato l'avvocato.

La vicenda risale al 17 marzo 2019 e riguarda il caso di un'anziana, sottoposta ad un intervento chirurgico per la frattura di un femore riuscito senza complicazioni, che aveva manifestato febbre e sanguinamenti subito dopo un clistere evacuativo eseguito dall'infermiera nel post operatorio.

La paziente era stato pertanto sottoposta ad una Tac addominale, che aveva evidenziato una lesione intestinale per la quale si era reso necessario un altro intervento chirurgico eseguito d'urgenza. A causa della complicanza si era dovuto confezionare una colonstomia.

Nel processo di primo grado era stata condannata anche l'azienda sanitaria, l'Asl To4, in quanto responsabile civile. Il giudice aveva stabilito che l'Asl, in solido con l'infermiera, era tenuta al pagamento dei danni ai familiari della paziente, deceduta nel gennaio 2022. Aveva assegnato un risarcimento provvisorio di 20mila euro, rimandando al giudice civile la determinazione finale di quanto dovuto a titolo di indennizzo.

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