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Lazio, lavoratori Rsa e centri riabilitazione in presidio

di Redazione Roma

Cenciarelli, Chierchia e Bernardini, segretari generali di categoria Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio, annunciano il doppio appuntamento di protesta a Roma: il 6 dicembre sotto alla sede di Confindustria e il 10 dicembre davanti alla sede della Cei: Occorre un nuovo contratto.

Cgil, Cisl e Uil: protesta per lavoratori Rsa e centri di riabilitazione

Non ci fermeremo fin quando questi lavoratori non si vedranno riconosciuti la giusta retribuzione e i giusti diritti. Lunedì 6 dicembre, dalle ore 09:00 alle ore 12:00, saremo sotto alla sede di Confindustria a via dell’Astronomia 30 e venerdì 10 dicembre dalle 09:00 alle 12:00 davanti alla sede della Conferenza episcopale italiana. Doppio appuntamento a Roma, dunque, da parte di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio, con focus la situazione dei lavoratori presso le Rsa e i centri di riabilitazione. Quella che ne regola i rapporti, infatti, costituisce una vera e propria discriminazione rispetto a chi svolge la stessa professione in altri servizi pubblici. Le parti datoriali, riconducibili alle loro rappresentanze laiche e religiose Aris e Aiop, dopo l’arduo percorso per arrivare al contratto della sanità privata nel 2020, continuano a non voler aprire il confronto per riscrivere il Ccnl. Così Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di categoria Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio.

Che aggiungono: Si tratta di un atteggiamento che conosciamo bene ma che allo stato attuale, dopo quanto la crisi pandemica ha scoperchiato, non è tollerabile sia dal punto di vista concreto – delle condizioni salariali e normative che regolano i rapporti di lavoro – sia morale. Rivedere il sistema degli accreditamenti a livello regionale oppure valutare la compensazione, a livello economico, di una parte dei costi del rinnovo (come è avvenuto per la sanità privata).

Occorre superare un contratto che già nel 2012 era un passo indietro in termini di diritti e salario

Secondo i segretari è il momento di prendere in considerazione queste strade. Attraverso il meccanismo dei requisiti minimi – spiegano – gli imprenditori pongono in pericolo la qualità dei servizi, così come elevano al massimo lo sfruttamento dei lavoratori. La Regione Lazio – anche per proseguire il percorso avviato con l’articolo 9 della legge 13/2018, “Disposizioni di salvaguardia dell’occupazione nelle strutture che erogano attività sanitarie e socio sanitarie” – deve intervenire per evitare che restino ombre sulle condizioni di lavoro e sulla parte di servizi che si regge sull’accreditamento ai privati. A livello nazionale, alcuni giorni fa Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale) ha lanciato l’allarme: nelle Rsa mancano gli infermieri.

I segretari Cenciarelli, Chierchia e Bernardini vanno dritti al punto: Occorre superare un contratto che già nel 2012 era un passo indietro in termini di diritti e salario, che Cgil Cisl e Uil si sono rifiutate di firmare. Il confronto si deve aprire con chi rappresenta la maggioranza dei lavoratori di un settore delicatissimo dell’assistenza sociosanitaria: è un argomento complessivo di rappresentanza ed è centrale per la ripartenza dei servizi sanitari dell’Italia.

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