Gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali coinvolgono soprattutto le donne. Sebbene le denunce da parte delle lavoratrici siano calate nel 2023 del 27,6% rispetto all'anno precedente, infortuni e malattie legate al mondo del lavoro delle donne rappresentano ancora un fenomeno preoccupante e diffuso. Ogni anno sono stati circa 200mila i casi denunciati. La rappresentazione dettagliata, seppur sintetica, del fenomeno declinato al femminile è stata riportata dal Dossier Donne 2024 , un documento elaborato e pubblicato annualmente dall'Inail in occasione della giornata internazionale della donna, che analizza la panoramica secondo l'età, la nazionalità, il territorio, l'attività occupazionale delle lavoratrici coinvolte nonché la modalità di accadimento e le cause. Dal Rapporto emerge che l'identikit del lavoratore che si infortuna e si ammala di più, sino a morire, sul posto del lavoro e/o a causa del lavoro è donna, è cinquantenne ed è generalmente un operatore sanitario e socioassistenziale.
Donne lavoratrici le più colpite da infortuni e malattie professionali
Dal report emerge che il 2,6% di tutti gli infortuni femminili avvenuti in occasione di lavoro è rappresentato da violenze ed aggressioni.
Pur sottolineando che il confronto tra gli ultimi due anni deve essere condotto con prudenza in quanto il 2022 è stato caratterizzato da un significativo incremento infortunistico a causa del Covid-19 (+40,5% rispetto al 2021) mentre il 2023 ha registrato livelli decisamente più contenuti per il deciso calo dei contagi denunciati, l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro pone l'evidenza sul fatto che le lavoratrici maggiormente infortunate sono state quelle appartenenti al settore della sanità e dell'assistenza sociale.
Oltre ad avere una maggiore prevalenza di donne tra gli occupati, tali ambiti lavorativi sono stati comunque maggiormente esposti al rischio di contagio professionale durante l'emergenza sanitaria compresa nel periodo fotografato.
Seppure l'analisi condotta si basi sui dati consolidati del periodo 2018-2022 e quelli provvisori del 2023, dal rapporto emerge l'immagine di una donna fortemente condizionata da un triplice ruolo (moglie, madre e lavoratrice) che la espone ad un maggior rischio di infortunio per la maggiore frequenza degli spostamenti e sui tempi di recupero dalla stanchezza. Si ritiene che ciò sia dovuto alla difficoltà di conciliare i tempi di vita privata con quelli professionali.
Questa considerazione è supportata dai dati sugli infortuni in itinere , ossia quelli che incorrono nel tragitto di andata e ritorno dal luogo di lavoro. Essi dimostrano che la strada provoca in proporzione più infortuni tra le donne rispetto agli uomini.
Si ritiene che questo aspetto di difficile conciliazione sia rilevante anche in termini di salute mentale poiché, producendo stress, aumenta le probabilità che un infortunio accada. Questo dato si è riscontrato anche nel 2023, nonostante il ridimensionamento del rischio stradale per l'ampio ricorso allo smart working nel triennio 2020-2022 a causa della pandemia.
Dal report emerge che il 2,6% di tutti gli infortuni femminili avvenuti in occasione di lavoro è rappresentato da violenze ed aggressioni .
In oltre il 44% dei casi si tratta di lavoratrici che svolgono professioni sanitarie ed assistenziali ma ne sono vittime anche le specialiste dell'educazione e della formazione (6,1%), gli insegnanti di scuola primaria (5,1%) e le impiegate postali (4,7%). Risulta inoltre che circa sei casi su dieci di violenza sulle donne al lavoro, nel periodo compreso tra il 2018 e il 2022, sono stati denunciati nelle regioni settentrionali d'Italia.
Si ritiene che anche l'invecchiamento della forza lavoro stia facendo aumentare la quota degli infortuni. Si infortunano maggiormente le cinquantenni, che presentano un rischio più elevato di esiti mortali. Circa il 15% di tutti gli infortuni al femminile nel 2022 ha interessato donne di età compresa tra i 50 e i 54 anni. In questa fascia di età gli infortuni delle donne costituiscono oltre il 46% del totale riferito ad entrambi i generi.
Il report evidenzia un notevole divario tra generi anche per i casi di infortuni con esito mortale, le cui denunce sono più numerose tra le lavoratrici. Mentre tra gli uomini l'incidenza è di un decesso ogni quattro infortuni, una donna su due muore per infortunio sul lavoro . Nel 2022 oltre un quinto dei decessi femminili (27 su 133) riguarda donne tra i 50 e i 54 anni. Sono 21 i decessi di donne nella fascia 55-59 anni e 17 in quella 40-44 anni.
Le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2022 sono state 15881, con un aumento del 67% rispetto all'anno precedente. Tali patologie sono a carico soprattutto del sistema osteo-muscolare, del sistema nervoso e del tessuto connettivo. Oltre il 92% delle malattie muscolo-scheletriche sono dorsopatie, il 90% di quelle connettive sono disturbi dei tessuti molli.
La sindrome del tunnel carpale rappresenta la quasi totalità dei casi che interessano il sistema nervoso. Il 74% delle denunce totali riguarda queste tre patologie, che colpiscono le donne nell'85% dei casi contro il 71% degli uomini.
Tra le donne sono più frequenti anche i disturbi psichici e comportamentali (52%) soprattutto i disturbi nevrotici , legati allo stress lavoro-correlato (81%) e i disturbi dell'umore (13%). Sebbene nel 2022 tali disturbi siano stati denunciati in misura simile da entrambi i generi, la percentuale per le lavoratrici sul totale delle loro malattie è dell'1,2% rispetto allo 0,4% dei lavoratori. Si segnalano anche malattie della cute (40%).
Per gestire i rischi professionali e promuovere la sicurezza sul lavoro, gli autori del dossier sottolineano che è necessario individuare e costruire un sistema efficace di politiche del lavoro che tenga conto delle differenze di genere, riconoscendo le specifiche caratteristiche e diversità tra uomini e donne che lavorano.
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