Ad Agrigento gli infermieri stanno ancora aspettando il Premio Covid-19, una indennità dovuta al personale sanitario che ha rischiato la vita durante la pandemia. Si tratta di un riconoscimento economico, previsto dall'articolo 63 del decreto Cura Italia del 2020, dedicato a tutti coloro che avevano svolto un'attività sanitaria nella lotta contro il Coronavirus. Il caso è segnalato dal presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Agrigento, Salvatore Occhipinti, il quale denuncia che, nonostante i relativi finanziamenti siano già stati versati nelle casse dell'Azienda sanitaria della provincia, agli infermieri non è stata erogata nessuna somma a distanza di quasi quattro anni.
Opi Agrigento sottolinea ostacoli dettati da sostenibilità economica
Il mancato riconoscimento si aggiunge ad altre problematiche che gli “eroi” del Covid agrigentini continuano a vivere nell'esercizio quotidiano della loro professione, come spiega il presidente Opi.
Ribadendo come essi siano professionisti che si trovano spesso a fronteggiare situazioni difficili dovute a carenze strutturali, organizzative e di organico che li mettono in condizioni di rischio lavorativo e, a causa delle aggressioni, di incolumità fisica, Occhipinti ricorda quanto la figura dell'infermiere sia oggi determinante nell'assistenza sanitaria ospedaliera e territoriale.
Si prevede che essa sarà ancor più fondamentale nell'assistenza futura, che dovrà essere necessariamente diversa rispetto al passato. Esiste un esercito di 445mila infermieri sparsi su tutto il territorio nazionale che assistono e proteggono le persone più fragili con professionalità, impegno e coraggio come hanno dimostrato durante la pandemia. Tuttavia, per affrontare le sfide sanitarie future non bastano.
Sottolineando che per l'aumento dell'aspettativa di vita tra dieci anni il 35% della popolazione sarà cronico e multipatologico, Occhipinti spiega che è necessario attivare rapidamente nuovi modelli organizzativi per realizzare una sanità a chilometro zero. Ma affinché questo sia possibile occorre reclutare sul territorio nazionale ben 20mila infermieri, previsti dal decreto ministeriale 77, da sommare alla carenza attuale così da potenziare la Medicina del territorio
.
Illustra che servono unità operative a gestione infermieristica per eliminare i problemi delle dimissioni complesse e difficili. Servono le case della salute e le case di comunità. Serve l'attivazione dell'infermiere di famiglia e comunità per la gestione delle patologie croniche.
Gli ostacoli sono dettati dalla sostenibilità economica: abbiamo più pensionati che giovani. Ma il personale, se solo fosse considerato una risorsa e non una spesa da tagliare, potrebbe fare la differenza
, rimarca sottolineando come esso sia una variabile determinante del sistema produttivo in sanità. Sono i ricoveri impropri e il trattamento delle cronicità in ospedale, giustificati dall'assenza della rete territoriale, a rappresentare la vera spesa
, specifica.
Spiega infine che per valutare se negli ospedali vi sia effettivamente carenza di personale infermieristico basterebbe conteggiare lo sforamento del budget dello straordinario, l'utilizzo delle pronte disponibilità quale strumento sostitutivo e non integrativo di turno e le ferie residue. A tutela del diritto alla salute previsto dall'articolo 32 della Costituzione e nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza (Lea), discuteremo quanto prima di tutte queste problematiche con il commissario straordinario dell'Asp, Giuseppe Capodieci
, conclude.
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