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Infermiere aggredito da un paziente psichiatrico

di Redazione

Ancora un’aggressione ai danni di un infermiere sul posto di lavoro. Succede in Sardegna e l’Ipasvi Carbonia Iglesias condanna fermamente l’accaduto.

Carbonia Iglesias, infermiere aggredito al servizio psichiatrico

aggressione ps

L'Ipasvi Carbonia Iglesias condanna l'aggressione a un infermiere

La vittima stavolta è un infermiere del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura Sirai aggredito nell’esercizio della propria professione da un utente che per la condizione patologica evidentemente meritava dall’organizzazione del servizio sanitario pubblico ben altra risposta che non quella, (in qualsiasi momento verificabile in ordine alla dotazione organica, all’adeguatezza della struttura, alle relazioni interprofessionali, alla sicurezza sul lavoro), routinaria in un servizio che, infatti, è tutto tranne che uniformità dice l’Ipasvi Carbonia Iglesias.

Condanniamo ancora una volta qualsiasi tipo di violenza fisica e verbale nei luoghi di lavoro – dice il presidente del collegio Graziano Lebiu -. Aggressioni fisiche e comportamenti minacciosi che si registrano a danni degli infermieri per quanto ci compete in tutti i reparti, i servizi, le unità operative dove si verificano conflitti, direzione Ats Sardegna, Assl Carbonia e assessorato regionale alla salute hanno il dovere di evitarle, di ridurle, di prenderle in carico, di non considerarle fisiologiche e quindi ineluttabili. La violenza sul luogo di lavoro è un problema di salute pubblica che in Assl Carbonia e in Ats Sardegna è evidentemente il caso di attenzionare per trovare soluzioni.

Quando scatta la violenza in tante situazioni e in tanti contesti assistenziali ordinari o in emergenza – conclude Lebiu riferendosi ai vertici aziendali e alla politica locale - è inaccettabile che a farne le spese siano professionisti e lavoratori la cui unica imprudenza è quella di destinare, in mezzo a mille difficoltà, il proprio servizio alla cura degli altri. Mettere in atto azioni più efficaci per proteggere l’incolumità degli operatori è un diritto, non un optional, così come è un diritto avere identificati i fattori di rischio per la sicurezza del personale ospedaliero e territoriale.

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