La carenza di professionisti sanitari all’interno della regione è stata sottolineata dall’ultimo report Agenas. Numeri alla mano, ci sono 6 infermieri ogni 1.000 abitanti. Mancanze che vengono colmate da turni di lavoro straordinario, ferie e riposi saltati, pur di garantire l’assistenza ai cittadini. La presidente di Opi Potenza, Serafina Robertucci: L’emergenza pandemica ha messo “solo” in luce il nostro ruolo e lo spirito di sacrificio. Si potrebbe, però, lavorare meglio
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La denuncia degli infermieri: Eroi in corsia ma bistrattati dal sistema
Condizioni lavorative difficili per il personale sanitario lucano. E il rischio, tangibile, è di minare la qualità dei servizi erogati nonché il clima organizzativo interno, non di rado collegato anche al fenomeno del demansionamento degli infermieri.
Come ben sintetizza la presidente di Opi Potenza, Serafina Robertucci: Sanità pubblica con una forte carenza di professionisti, sanità privata che rischia di essere sguarnita, sanità di prossimità che, senza infermieri di famiglia/comunità, rischia di non decollare
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E ancora, all’inizio dell’anno è stato presentato l’annuale Report CREA, il Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità. Rispetto alla media dei Paesi europei, e riferendoci alla popolazione nel suo complesso, l’Italia presenta un potenziale gap di -3,93 infermieri ogni 1.000 abitanti, si legge nel rapporto. Nel 2018 in Italia operano 5,5 infermieri per 1.000 abitanti contro i 7,8 del Regno Unito, i 10,8 della Francia ed i 13,2 della Germania. Solamente la Spagna si attesta a un tasso simile al nostro, pari a 5,8 ogni 1.000 abitanti. Quindi il Rapporto sottolinea che, in assoluto, paragonando la situazione italiana alle medie europee il gap degli infermieri si traduce in una carenza di oltre 237.000 unità di personale. Altrimenti secondo i calcoli sulle strutture nazionali la carenza rimane comunque tra i 60 e i 100mila professionisti.
La vera questione da affrontare, pertanto, rimane quella dell’adeguatezza degli organici (aspetto messo in luce dal recente rapporto Agenas). In Basilicata, infatti, la dotazione è tra le più basse. Nella regione mancano all’appello, in toto, 512 infermieri che permetterebbero ai colleghi in servizio di rifiatare, evitare turni disumani, prevedere un’organizzazione operativa maggiormente efficace e rispondente agli standard di qualità teorizzati nei programmi delle varie direzioni sanitarie.
Nello specifico dei dati, presso l’ospedale San Carlo di Potenza, il più grande della Basilicata, gli infermieri in servizio sono 1.100, mentre gli Oss toccano quota 300. In pianta organica occorrerebbero altri 142 infermieri e 59 Oss. Alle dipendenze dell’Azienda sanitaria di Potenza ci sono 700 infermieri, con una carenza valutata in 70 unità. Va meglio sul fronte degli operatori socio sanitari, con i 134 in servizio che coprono l’intero fabbisogno della struttura. Infine, l’Azienda sanitaria di Matera conta 760 infermieri e 230 Oss. Il piano dei fabbisogni rimarca la necessità di fare almeno 60 nuove assunzioni (32 dalla mobilità e 28 dal concorso).
In previsione, inoltre, c’è la stabilizzazione di 30 unità tra infermieri e operatori socio sanitari. Ed è proprio sulla stabilizzazione dei precari che il segretario regionale della Uil Fpl, Antonio Guglielmi, circoscrive: Ci troviamo di fronte ad una carenza di figure sanitarie che i concorsi e le stabilizzazioni dovrebbero affievolire. Purtroppo, però, le procedure sono lente e farraginose e non coincidono con i posti scoperti che, quotidianamente, aumentano per via dei pensionamenti e dei trasferimenti». Da qui, conclude, la necessità che «Regione Basilicata preveda un fondo straordinario per le assunzioni di personale sanitario
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