Fornire precise indicazioni cliniche per il corretto utilizzo delle diverse tecnologie disponibili per il trattamento biofotonico nella gestione delle lesioni cutanee e fare ordine in questo emergente campo del Wound Tech Healing, individuando dove e quando sia più utile e logico scegliere una metodica rispetto alle altre. Con questi obiettivi è nato da autori italiani il Documento di posizionamento "La FotoBioModulazione nella pratica clinica " , in corso di revisione e pubblicazione sulla rivista internazionale peer-reviewed "Veins and Lymphatics".
Come e perché scegliere tra le metodiche di FotoBioModulazione
Nel documento vengono evidenziati gli effetti che la luce, nelle sue varie lunghezze d’onda, produce nei tessuti.
Da alcuni anni stiamo assistendo ad un graduale, ma rapido cambiamento nella gestione delle lesioni cutanee : le cosiddette medicazioni avanzate sono state affiancate, e in parte sostituite, dalle interattive e bioattive, in cui la stessa medicazione interagisce con il fondo di lesione e con la cute perilesionale, modulando uno o più aspetti del meccanismo di riparazione tissutale attraverso l’interazione con le cellule, i mediatori chimici e i fattori ostacolanti la guarigione.
L’introduzione, ancor più recente, di devices ad elevata tecnologia ha definitivamente proiettato il Wound Care nell’era moderna del Tech Treatment , in cui una o più tecnologie vengono inserite negli algoritmi di trattamento della lesione cutanea. In questo ambito, la Medicina e Chirurgia Rigenerativa rappresentano la frontiera più recente raggiunta da questa “espansione tecnologica”, tramite l’utilizzo di sostituti dormo/epidermici e di materiale stimolante il processo di guarigione nelle sue diverse fasi.
All’inizio del Duemila notevole interesse ha suscitato il tentativo di applicare la “fototerapia” alla gestione delle lesioni : prendendo spunto dai risultati ottenuti, da tempo, nel trattamento di alcune lesioni - cutanee e non, neoplastiche e non - con l’utilizzo della Terapia Fotodinamica (tramite luce rossa e Acido 5 amino-levulinico), un gruppo di ricerca fiorentino (di cui alcuni Autori del presente documento facevano parte) ha iniziato a studiarne gli effetti sulle ulcere venose, con risultati assolutamente incoraggianti in termini di ripresa del processo riparativo, con evidenza di aumento, tra l’altro, dell’angiogenesi, del numero dei fibroblasti e delle cellule presentanti l’antigene.
Negli anni, sono stati sviluppati altri tipi di trattamento Biofotonico , con introduzione di sorgenti luminose a luci monocromatiche (rossa, verde, blu), in grado di interagire con i diversi cromofori tissutali e di scatenare effetti (la cosiddetta fotobiomodulazione ) nei tessuti trattati, diversi a seconda della lunghezza d’onda usata.
Più recente è l’applicazione di cromofori fluorofori esogeni , in grado di assorbire la luce radiante e convertirla in luce di lunghezze d’onda diverse, tramite un fenomeno detto fluorescenza . Le enormi possibilità terapeutiche offerte dai diversi trattamenti, hanno portato a risultati esaltanti da un punto di vista della rigenerazione tissutale .
Tuttavia, come spesso accade quando una tecnologia è interessata da cambiamenti e sviluppi così repentini, la pratica clinica soffre, attualmente, di alcuni bias legati prevalentemente alla presenza di protocolli di uso, per ciascuna tecnologia, non coordinati tra loro, in assenza, quindi, di algoritmi di utilizzo che ne rendano omogenea l’applicazione clinica, stabilendo, per ciascun tipo di stimolazione luminosa, il ruolo e la reale potenzialità, fissandone i limiti e le indicazioni, anche in base al rischio clinico.
Ci sembrava il momento di sedersi intorno a un tavolo, raggruppando alcuni dei massimi esperti per ogni settore di questa disciplina, cercando di chiarire tutti gli aspetti che caratterizzano l’interazione della luce con i tessuti, in un dialogo che ha accomunato fisici, chimici, clinici ed esperti di statistica e Letteratura (tra i migliori a livello nazionale e con provata esperienza nel campo in questione), per trovare un linguaggio comune e cercare di fornire informazioni per le corrette indicazioni d’uso di questa metodica di rigenerazione tissutale, scevre da influenze aziendali e istituzionali, senza alcuna sponsorizzazione e, soprattutto, dettate dalla reale esperienza sviluppata nei diversi settori, confortata dai dati della Letteratura.
È nato, quindi, il Documento di posizionamento "La FotoBioModulazione nella pratica clinica" , redatto in lingua italiana e in corso di revisione e pubblicazione, in lingua inglese, su "Veins and Lymphatics", con il quale gli Autori intendono fornire precise indicazioni cliniche per il corretto utilizzo delle diverse tecnologie disponibili per il trattamento biofotonico, con il supporto della fisica, della chimica biologica e della fisiopatologia e l’evidenza della Letteratura internazionale.
Accanto ad un'attenta e puntuale spiegazione dei fenomeni fisici e chimici alla base degli eventi che caratterizzano la FotoBioModulazione, nel documento vengono evidenziati gli effetti che la luce , nelle sue varie lunghezze d’onda, produce nei tessuti . Dei colori principalmente usati per il trattamento delle lesioni cutanee acute e croniche (blu e rosso), viene fornito il razionale di impiego e l’ambito clinico di utilizzo , sia come applicazione di luce monocromatica diretta, sia tramite fluorescenza.
Il confronto tra le metodiche ha il solo scopo di porre ordine in questo emergente campo del Wound Tech Healing, non volendo individuare quale, tra le tecnologie, sia più o meno efficace in genere, ma dove e quando sia più utile e logico (seguendo le leggi fisiche e chimiche, le indicazioni della Letteratura e i risultati emergenti dall’esperienza clinica degli Autori) scegliere una metodica rispetto alle altre.
Articolo a cura di Alessandro Corsi , Ornella Forma , Mirko Tessari (tratto, in parte, dall'introduzione del Documento di posizionamento "La FotoBioModulazione nella pratica clinica" )
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