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Salute

Ptosi palpebrale

di Monica Vaccaretti

La ptosi palpebrale, condizione nota come palpebre cadenti, è l'abbassamento completo o parziale del margine superiore o inferiore delle palpebre. La palpebra interessata risulta pertanto più bassa rispetto alla sua posizione naturale. Tale abbassamento può essere costante, progressivo sviluppandosi gradualmente oppure intermittente. Può essere lieve, appena percettibile, oppure più grave coprendo completamente la pupilla, l'iride e altre parti dell'occhio (blefaroptosi) limitando la normale visione. Può essere unilaterale oppure interessare le palpebre di entrambi gli occhi. La ptosi non è da confondere con la dermatocalasi, ossia l'eccesso di pelle nella parte superiore o inferiore della palpebra per la perdita di elasticità del tessuto connettivo.

Cause e sintomi di ptosi palpebrale

ptosi palpebrale

Se i sintomi sono lievi, è possibile correggere la ptosi con esercizi oculari per rafforzare i muscoli deboli.

I sintomi di ptosi palpebrale includono difficoltà nel chiudere o aprire gli occhi, lieve cedimento o grave lassità della pelle sopra o intorno alla palpebra, stanchezza e dolori intorno agli occhi, cambiamento dell'aspetto del viso.

Se la condizione è grave, la palpebra cadente può causare ambliopia per occlusione, una condizione nota come occhio pigro ossia una scarsa visione in un occhio dovuta ad un mancato sviluppo del normale sistema visivo con conseguente rischio di perdita della vista.

La condizione può essere congenita o acquisita comparendo a qualsiasi età. L'eziologia è varia. Se congenita, la ptosi è causata dallo sviluppo improprio del muscolo elevatore che è responsabile del sollevamento e della chiusura della palpebra superiore.

Talvolta anche difetti genetici o cromosomici e disfunzione neurologica possono causare blefaroptosi alla nascita. Le cause acquisite comprendono, oltre all'indebolimento dei muscoli delle palpebre per invecchiamento, anche complicanze di altre patologie che determinano indebolimento o paralisi del muscolo elevatore o della sua innervazione a causa di traumi, malattie sistemiche (diabete), neurologiche (ictus, paralisi di Bell ossia del nervo facciale, paralisi del nervo oculomotore, sindrome di Horner) e muscolari (miastenia gravis e distrofia miotonica) e, raramente, tumori della cavità oculare.

La causa più comune negli adulti è lo stiramento del tendine del muscolo elevatore. La ptosi può essere conseguente anche a lesioni o effetti collaterali della chirurgia oculare correttiva (cataratta). Anche l'assunzione di dosi elevate di farmaci oppioidi, come morfina e ossicodone, nonché l'abuso di droghe come l'eroina può causare la ptosi.

Diagnosi di ptosi palpebrale

La diagnosi si basa, oltre all'esame obiettivo, sulla misurazione della fessura palpebrale (distanza tra la parte superiore ed inferiore della palpebra in allineamento verticale con il centro della pupilla), della distanza marginale riflessa (distanza tra il centro del riflesso pupillare alla luce e il margine palpebrale superiore e quello inferiore), della funzione del muscolo elevatore, della distanza della piega cutanea dal margine palpebrale superiore.

Il trattamento della ptosi palpebrale dipende dall'entità e dalla causa della condizione

Se i sintomi sono lievi, è possibile correggere la ptosi con esercizi oculari per rafforzare i muscoli deboli oppure in alternativa usare occhiali “stampella” o speciali lenti a contatto sclerali per sostenere la palpebra cadente.

Per migliorare invece la visione e l'aspetto estetico può essere efficace la correzione chirurgica che migliora l'altezza delle palpebre anche se non sempre le rende perfettamente simmetriche.

L'intervento di blefaroplastica consiste nel riattaccare e rafforzare i muscoli elevatori, collegando la palpebra sotto il sopracciglio così da permettere che siano i muscoli della fronte a sollevarla.

Dopo l'intervento i lividi persistono per circa 3 settimane e possono essere prescritti colliri lubrificanti, antibiotici e antidolorifici che favoriscono la guarigione entro 6 settimane. Eccessivo sanguinamento, infezione del sito chirurgico, cicatrici e danni ai nervi o ai muscoli facciali sono le principali complicanze.

Infermiere

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