Che alternative ci sono al Green Deal?
La salute circolare finisce nel momento in cui il suolo finisce le sue risorse, dopo che lo abbiamo consumato, sfruttato, rapinato .
I trattori verdi e gialli, che guidano le lunghissime code dei mezzi agricoli che stanno intasando le arterie di mezza Europa ricordano anche che gli uomini che lavorano, qualsiasi attività umana svolgano con sudore, sono fatti della stessa sostanza che li fa alzare la mattina e li fa sgobbare per portare a casa la pagnotta quotidiana.
Si diventa inevitabilmente il proprio lavoro , se lo si ama e lo si compie con passione, perché esso non permette soltanto il sostentamento, ma dà un senso alla propria esistenza, talvolta anche a quella della discendenza.
I fattori, infatti, sono generalmente figli di altri fattori, ereditano campi aziende e armenti, si tramandano conoscenza e tradizione. In questi giorni per loro difficili hanno deciso di salire a bordo di quelle imponenti e costose monoposto che a casa si muovono avanti e indietro sulla terra infangata o indurita dal gelo, arandola e seminandola per mieterne alla fine le messi, per poi ricominciare un'altra volta da capo in un ciclo continuo.
Riscoprendosi uniti come una antica corporazione di mestieri, si commuovono davanti alle telecamere dei cronisti, alcuni piangono perché si vedono rovinati, mentre raccontano le ragioni della loro rabbia contro le nuove politiche agricole imposte dalla Commissione Europea. Se da un lato cercano di non restare a tasche vuote, com'è loro diritto, dicono anche di volere tutelare la salute dei consumatori garantendo quantità e qualità dei prodotti e promuovendo il commercio di cibi naturalmente sani e locali.
Così i trattori degli agricoltori europei hanno attraversato le sconfinate campagne della Germania, della Francia e della Polonia per invadere le strade di Bruxelles, capitale dell'Unione. Dopo aver bivaccato alle porte delle principali città, hanno pernottato davanti al Parlamento, trincerato con il filo spinato. Come fossero carri armati da cui difendersi con i cavalli di Frisia.
Gli uomini in tuta da lavoro hanno dato fuoco al fieno e al concime e lanciato uova e petardi dando inizio ad una guerriglia urbana. Hanno poi ripreso la marcia verso i porti di mare, vagando lungo il Belgio equipaggiati di balle di fieno, letame e slogan su cartelli di cartone.
Senza fattori non c'è cibo né futuro . Si sono mossi da settimane anche i contadini italiani, bloccando la Pianura Padana e le fertili colline ai piedi degli Appennini e dell'Etna. Per la prossima settimana promettono di essere sotto il Colosseo. Hanno lasciato le aziende agricole anche quelli spagnoli, greci e rumeni.
Il malcontento è dilagato in ogni Paese della Comunità. Protestano contro le tasse, la carne sintetica e la farina di grilli. Lungo il loro viaggio sulle principali arterie stradali incontrano la solidarietà dei cittadini che, pur vivendo il disagio al traffico con i blocchi dei caselli autostradali, comprendono le loro ragioni. La popolazione sembra riconoscere che è un lavoro duro e malpagato.
Gli uomini che coltivano la terra ci dicono che sono alla fame, per la forte tassazione imposta dai governi sui loro ettari di terreno e per gli scarsi guadagni con le attuali leggi di mercato. Protestano anche contro il Green Deal, la strategia europea per garantire sistemi alimentari sostenibili. Riconoscendo il forte legame tra persone sane, società sane e pianeta sano, è necessario del resto, come si legge nel documento, promuovere una crescita umana inclusiva che stimoli l'economia, migliori la salute e la qualità di vita dei cittadini e tuteli la natura.
La rivolta dei contadini fa capire quanto sia complessa tale conciliazione . Essi ritengono che l'agenda verde sia insostenibile. Viene loro chiesto di eliminare i pesticidi dannosi, di aumentare la rotazione delle colture, di introdurre nuove tecnologie, di ridurre le emissioni e gli sprechi alimentari.
La politica agricola comune (Pac) non può dirsi del tutto sbagliata, sono scelte obbligate imposte dal cambiamento climatico già in atto. Si pone l'obiettivo di rendere il sistema agricolo ed alimentare europeo uno standard globale di sostenibilità competitiva dal produttore al consumatore, garantendo non soltanto la massima sicurezza nell'approvvigionamento, nella nutrizione e nella qualità, ma anche nella disponibilità dei prodotti a prezzi accessibili favorendo benefici ambientali, sanitari e sociali.
Le misure del piano europeo tendono a garantire quindi la sicurezza alimentare di fronte alle incertezze geopolitiche, ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità, riducendo altresì il danno ambientale e climatico e rafforzando la resilienza. Intendono pertanto incentivare l'agricoltura biologica, promuovere il benessere degli animali da allevamento, obbligare all'etichettatura nutrizionale, utilizzare i pesticidi per la gestione dei parassiti in maniera sostenibile al fine di ridurre i rischi per la salute umana.
Pur riconoscendo il valore dell'agenda, gli agricoltori europei ritengono che per sostenerla essi abbiano bisogno di sussidi equi ed uniformi, costi di carburante calmierati, burocrazia più snella, proroga dell'ammissione sul mercato di carne sintetica, misure per regolare l'installazione di impianti fotovoltaici sui terreni produttivi.
L'ideologia green si scontra pertanto con la realtà economica contingente di una massiccia categoria di lavoratori, aggravata dalla concorrenza extraeuropea non soggetta a tali misure di tutela ambientale e dalla politica di sostegno all'Ucraina che favorisce il commercio del suo grano. Si scontra con i soldi a fine mese dei fattori e con i loro debiti verso le banche per pagare manodopera sui campi e per saldare affitti ed acquisti di terreni e trattori.
Le buone intenzioni dei politici per salvare il Pianeta entro il 2050 si scontrano anche con le abitudini culturali della popolazione che ritiene disgustoso cibarsi di insetti, che alla carne coltivata in laboratorio preferisce sempre e comunque la svizzera e la fiorentina, anche se per renderla squisita al palato si consuma troppa acqua e si peggiora l'inquinamento, e che preferisce il latte vero, per quanto diluito, al formaggio fatto con la polvere.
La salute viene dalla terra, intesa come suolo da coltivare e da pascolare con rispetto. Da lavorare con attività pulite che non lo inquinino e non lo sterilizzino, rendendolo arido ed inospitale alla vita di ciò che può crescervi. Che sia un fiore in un giardino o una rapa in un orto.
La salute circolare finisce nel momento in cui il suolo finisce le sue risorse, dopo che lo abbiamo consumato, sfruttato, rapinato. L'uomo non possiede la terra che calpesta e non può disporne illimitatamente.
Soltanto ora che l'umanità ha oltrepassato la soglia del sovraccarico ecologico globale, ci troviamo a capire tardivamente che ogni aggressione nei confronti della terra aggredisce anche la salute di ogni persona, soprattutto quella delle future generazioni. Terra e salute sono beni comuni conciliabili, entrambi tutelati da carte costituzionali, che siamo riusciti a rendere drammaticamente inconciliabili.
Tutti sono d'accordo nel sostenere che un ambiente salubre e cibi tipici genuini garantiscono un corpo sano. Una terra idonea ad essere lavorata consente inoltre il diritto dell'uomo al lavoro. E una terra adatta ad essere abitata favorisce l'insediamento sociale e lo sviluppo di relazioni e creatività.
Ora che è necessario un rapido cambiamento, a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli, è difficile abbandonare con altrettanta rapidità un sistema produttivo ed economico consolidato che sinora si è preso tutto. La rabbia e l'orgoglio, la ragione e il sentimento delle migliaia di uomini sui trattori sono comprensibili e condivisibili.
Ma considerando che la salute di una persona è parte della salute della comunità in cui vive e dipende dalla sua capacità di prendersi cura della terra che abita, le proteste che ostacolano il cambiamento richiesto non vanno da nessuna parte e rischiano di ritardare il processo di transizione verso la sostenibilità.
L'idea di fare i biscotti con la farina di grilli e mangiare un hamburger coltivato in provetta non piace a nessuno ma è anche vero che non possiamo più permetterci di allevare, macellare e mangiare come abbiamo fatto sinora. Dal punto di vista della salute, le evidenze dimostrano che il cibo inquinato e non sostenibile può essere dannoso, ci fa ammalare.
Terreni sempre più degradati ed invasi da scorie velenose e illecite, sempre più inquinati da fertilizzanti e pesticidi, hanno conseguenze malsane sull'economia agricola pulita e sulla nostra salute. Se continueremo ad inquinare e a sprecare non ci potrà essere prevenzione delle malattie ma soltanto la loro cura che diventerà a sua volta insostenibile.
Il Green Deal europeo non sarà perfetto e va probabilmente contro gli interessi economici degli agricoltori, che si vedono depauperati di risorse e impoveriti, ma occorre riconoscere che il nostro attuale sistema agricolo produce molto più cibo di quanto sia necessario per sfamare il pianeta.
Pertanto, gli esperti sostengono che serve aumentare l'accesso delle persone al cibo sano aumentando la percentuale di agricoltura di qualità che utilizza metodi biologici e sostenibili. Le loro indicazioni spingono i decisori politici a sostenere che non possiamo più continuare a produrre cibo industriale con questi ritmi senza prenderci cura del nostro suolo, dell'acqua, della biodiversità e della nostra salute. Il giorno in cui la Terra oltrepassa il limite della sostenibilità ambientale (OvershootDay) cade ogni anno sempre prima.
La gente è alimentata dall'industria alimentare che non si interessa alla salute ed è curata dall'industria farmaceutica che non si interessa di alimentazione , scrive Wendell Berry, scrittore ed agricoltore americano.
Come lavoratori possiamo tutti sentirci molto vicini e grati ai fattori di ogni angolo di Europa per le loro sacrosante rivendicazioni e per la bellezza del loro lavoro ma che altre alternative ci sono al Green Deal? Cambiare sistema economico ed agricolo, così come educare le persone ad una mentalità nuova che sia sostenibile in ogni aspetto della vita, non è una scelta ma una necessità. Altrimenti sarà il sistema sanitario, già globalmente in crisi, a risentirne.
La salute che viene dalla terra, come dagli altri elementi della natura, è il primo passo per cercare di tornare a stare meglio. Come quando il vino sapeva di vino e non di solfiti, il pane non era impastato con farine raffinate, il tonno non conteneva mercurio, il pulcino non veniva gonfiato con un budino, i maiali non erano costretti a mangiare sino a scoppiare, la lattuga non era coperta di piombo e l'acqua sapeva di acqua e non di Pfas. Forse quel mondo genuino non tornerà più come lo vivevano qualche generazione fa, ma se ci resta ancora del tempo vale la pena provarci .
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