Mi hanno chiesto di mostrare loro gli occhi poiché volevano scrutarne meglio il colore in modo da poter distinguere il personale sanitario ; gli studenti del terzo anno di Infermieristica raccontano il proprio vissuto durante la prima ondata della pandemia da Covid-19.
Emergenza Covid-19: gli studenti di Infermieristica si raccontano
Le testimonianze di alcuni studenti di Infermieristica sulla prima ondata di Covid-19
La prima ondata della pandemia, a fine febbraio, ha travolto tutti, indistintamente, in maniera trasversale. I più colpiti sotto l’aspetto lavorativo sono stati sicuramente tutti gli operatori sanitari, soprattutto quelli impegnati in prima linea, oltre tutti coloro che hanno dovuto lavorare nonostante le restrizioni.
Anche gli studenti di Infermieristica , che erano in corsia d’ospedale per il tirocinio, si sono misurati con la potenza devastante del Covid-19, specialmente quelli della regione d’Italia più colpita, la Lombardia. Abbiamo intervistato alcune studentesse del terzo anno del corso di laurea in Infermieristica all’Università degli Studi di Milano.
Come hai reagito alla notizia che il coronavirus era ormai arrivato in Italia?
Ho appreso la notizia attraverso i notiziari, ho compreso la gravità della situazione solo quando i numeri dei contagi iniziavano ad aumentare vertiginosamente; a quel punto ho compreso che, purtroppo, sarebbe diventato un problema per tutti e mi sono preoccupata (Simona Viel).
L’Università come ha reagito alla notizia?
Con i primi casi a Codogno l’Università ha immediatamente interrotto il tirocinio agli studenti che erano stati assegnati ai reparti di area critica come Pronto soccorso e Terapia Intensiva. Pochi giorni dopo, il tirocinio è stato interrotto a tutti gli studenti (Arianna Dondè).
Come hai vissuto il periodo del lockdown sapendo che fino a qualche giorno prima eri anche tu in corsia d’ospedale?
Mi sentivo inutile restando a casa , pensavo continuamente ai luoghi dove avevo svolto il tirocinio e alle persone e ai professionisti che avevo incontrato. Avevo una grande voglia di fare qualcosa per sentirmi utile in qualche modo, ma non mi restava altro che seguire le regole restando rinchiusa tra le mura domestiche (Arianna Dondè).
Quando sei tornata in corsia d’ospedale? Come hai trovato l’ospedale dopo la prima ondata? E gli infermieri?
Abbiamo ripreso l’attività di tirocinio verso la metà di giugno. I reparti erano completamente cambiati, sia a livello strutturale che organizzativo ed è stato difficile orientarsi inizialmente.
Ho notato che gli infermieri erano molto provati sia fisicamente che mentalmente ; alcuni infermieri avevano voglia di raccontare quanto accaduto altri preferivano non parlarne; era visibile che la maggior parte di loro avesse bisogno di “staccare la spina” per un po' poiché la prima ondata li aveva messi a dura prova e avevano bisogno di ricaricarsi in qualche modo (Simona Viel).
Com’era cambiato l’approccio al paziente?
L’approccio al paziente ha dovuto trovare un’altra dimensione; l’utilizzo dei DPI come la mascherina, il camice, i guanti, la visiera, la cuffia aveva compromesso la comunicazione tra operatore sanitario e paziente, l’unico mezzo per poter comunicare erano gli occhi .
Si percepiva che i 3 mesi avevano lasciato un segno enorme; notavo, infatti, che la mia assistente di tirocinio si assentava ogni tanto per versare qualche lacrima in disparte ricordando le vittime a cui aveva dato assistenza o le videochiamate dei pazienti ai parenti (Ambra Corrù).
Ricordi un episodio che vuoi raccontare?
Non ce n’è uno in particolare, ma tanti pazienti mi hanno chiesto di mostrare loro gli occhi poiché volevano scrutarne meglio il colore in modo da poter distinguere il personale sanitario. Era chiaro che il rapporto infermiere-paziente era notevolmente limitato rispetto al passato (Simona Viel).
Si potrebbe affrontare una nuova ondata?
Ho sentito dire da molti che, nel caso dovesse esserci una seconda ondata come la prima, non sarebbero stati in grado di affrontarla, non da un punto di vista fisico ma psicologico (Arianna Dondè).
Hai avuto problemi nel continuare il percorso universitario?
Sì, perché le modalità di svolgimento degli esami sono state completamente stravolte, alcune scadenze sono state anticipate e abbiamo dovuto accelerare. Per il tirocinio tutto dipendeva dall’evoluzione della pandemia (Ambra Corrù).
Tra un po' sarai laureata. Hai paura del futuro prossimo dal punto di vista lavorativo o ti senti pronta nonostante la pandemia?
L’esperienza di tirocinio mi ha formata molto, ma definirsi pronta all’ambiente lavorativo è sempre difficile. Posso dire che sono sicuramente pronta a mettermi in gioco nonostante l’emergenza sanitaria ancora in corso (Simona Viel).
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?