Sono stati sufficienti due pronunciamenti, il primo di un giudice di Firenze, il secondo del Tar della Lombardia, che hanno dato ragione a operatori sanitari no vax sospesi dagli ordini professionali, e subito si rinvigoriscono le cause e i ricorsi. La prima è stata depositata presso il Tribunale di Como, con un iscritto all’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Como che ha chiesto al giudice l’annullamento del provvedimento di sospensione.
Sentenze "anti vaccino" rilanciano i ricorsi dei sanitari no vax
Cause e ricorsi come se piovesse. E non c’entra l’attesa legata al caldo incalzante. Infatti, sono stati sufficienti due sentenze – la prima di un giudice di Firenze, la seconda del Tar della Lombardia – che hanno dato ragione a sanitari sospesi dagli ordini professionali in quanto non vaccinati (ma obbligati, ovviamente al pari dei colleghi, a rispettare il decreto legge n. 44 del 1 aprile 2021 sull’obbligo vaccinale).
Nel caso della Toscana, a metà luglio, con un decreto d’urgenza la giudice della seconda sezione del Tribunale civile di Firenze, Susanna Zanda, ha sospeso in via temporanea il provvedimento dell’Ordine degli psicologi della regione che impediva ad una dottoressa di Pistoia di esercitare la sua professione di psicologa poiché non vaccinata. La psicologa potrà esercitare alla stessa stregua dei colleghi vaccinati.
Nelle motivazioni sono state numerose le critiche ai vaccini nonché alla loro efficacia e sicurezza. Nel provvedimento d’urgenza il giudice aveva accolto, poi, una serie di osservazioni secondo cui la vaccinazione non coprirebbe completamente dal Covid.
Nero su bianco, la legge sull’obbligo vaccinale ha l’obiettivo di impedire la malattia e assicurare condizioni di sicurezza in ambito sanitario
, ma il giudice ha precisato che questo scopo è irraggiungibile perché sono gli stessi report di Aifa ad affermarlo
. E ancora, il giudice aveva bollati il vaccino anti-Covid alla stregua di trattamenti iniettivi sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel Dna
.
Sempre alcune settimane fa il Tar della Lombardia – che a metà giugno aveva chiesto una valutazione della Consulta ravvisando la possibile incostituzionalità della normativa che lascia senza lavoro e stipendio i sanitari che non intendono vaccinarsi, parlando di un assetto che si rivela sproporzionato rispetto alla realizzazione del fine di tutela della salute pubblica
.
E ciò avviene nell’ambito di una regolamentazione che, si legge ancora, seppure introdotta in una situazione emergenziale, trascura il valore della dignità umana
– aveva sospeso (parzialmente) il provvedimento adottato dall’Ordine dei medici veterinari nei confronti di un professionista iscritto sottrattosi all’obbligo vaccinale.
Nel caso specifico, secondo i giudici del Tribunale amministrativo regionale il veterinario può lavorare ma solamente ed in via esclusiva che l’esercizio dell’attività
venga svolto con modalità a distanza
, in quanto non arreca alla salute pubblica e al diritto dei clienti, proprietari degli animali, di accedere alle prestazioni sanitarie in condizioni di sicurezza
. E ora entra in gioco il Tribunale di Como, presso il quale – nei giorni scorsi – è stato presentato un ricorso d’urgenza mediante cui un iscritto all’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Como ha chiesto al giudice di annullare il provvedimento di sospensione nei suoi confronti.
Tra le ragioni principali presentate dal professionista che ha rifiutati di vaccinarsi contro il Covid – rimediando in questo modo l’inevitabile provvedimento di “semaforo arancione” da parte del presidente Gianluigi Spata – è citata proprio una delle due sentenze favorevoli ai sanitari non vaccinati. Nel frattempo, l’ordine sopracitato ha già dato mandato a un legale, l’avvocato Enrico Corti, di opporsi alla richiesta di sospensione del provvedimento nei confronti del medico no vax.
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