L’emergenza Covid-19 ha posto anche il mondo della scuola davanti a prove inaspettate e scelte difficili. Ancora maggiori e doverosi di importanti riflessioni saranno gli interventi da attuare alla riapertura dell’anno scolastico di settembre al fine di poter garantire sicurezza e benessere non solo degli alunni, ma dell’intera nazione. Comportamenti corretti, norma igieniche, mantenimento delle distanze saranno il cardine nella gestione del contenimento di questa epidemia. Ed è proprio in questo frangente che prende sempre più forza il progetto di “scuole all’aperto”, già sperimentato a livello internazionale ma anche in alcune scuole (tuttavia private) italiane.
Cos’è l’outdoor learning e perché è una soluzione possibile dopo Covid-19
Per outdoor learning si intende un metodo educativo che consente agli alunni l’apprendimento di nozioni in ambienti esterni. Tale metodo è stato creato dal docente inglese Simon Beames, anche se tuttavia le prime scuole all’aperto esistevano già nella storia antica per mancanza fisica di edifici scolastici.
L’insegnamento all’aperto prevede la pianificazione e la realizzazione di uscite nei dintorni della scuola attraverso esperienze dirette, attive; in tali situazioni gli studenti possono infatti apprendere in forma globale, incrementando così un loro “curriculum experience”.
Alcuni punti forza di questo metodo educativo sono:
- Il low cost: bassi costi, non sono richieste attrezzature speciali
- La regolarità nello svolgimento
- La multidisciplinarità: si apprendono tantissimi concetti in diversi modi
- L’inclusività: devono essere considerate la natura e la cultura in modalità olistica ovvero come parti di un insieme
Fare scuola all’aperto include tre elementi chiave:
- Gli spazi: Quindi dove andare a fare lezione?
- I tempi di svolgimento: quanto tempo rimanere all’aperto?
- Le attività da svolgere: che cosa fare e come fare didattica all’aperto?
Al fine di questo sviluppo didattico e metodologico sulla linea di partenza devono essere presenti: ricerca, una precisa organizzazione e un’adeguata progettazione.
Gli spazi dell’outdoor learning
L’ambiente esterno consente all’alunno di sperimentare l’autonomia: le osservazioni, la scoperta, gli stimoli, supportato anche dalla presenza di educatori preparati e ben predisposti alla crescita. Non deve venire meno in questa dimensione il coinvolgimento della famiglia, particella indispensabile per il buon sviluppo del progetto. È questo forse uno dei muri più resistenti che sarebbe abbattere per costruire processi educativi efficaci.
Nella didattica all’aperto l’apprendimento avviene attraverso i sensi in base al numero di connessioni che si riescono ad instaurare. I bambini nelle scuole dell’infanzia, ad esempio, vivono attraverso i sensi. Le esperienze sensoriali collegano il mondo esterno a quello interiore, nascosto e affettivo.
L’ambiente naturale è la fonte principale della stimolazione sensoriale e quindi la libertà di esplorare e giocare con esso attraverso i sensi è essenziale per lo sviluppo sano della vita interiore. Si vogliono citare alcuni brevi esempi: l’olfatto, odorando i profumi diversi di ogni pianta o fiore, il tatto, toccando con mano le diverse consistenze degli elementi che ci circondano, ovviamente la vista, in quanto la natura non si ripete mai, ogni giorno offre scenari completamente diversi.
Gli spazi dove poter fare didattica all’aperto sono innumerevoli; alcune esperienze scolastiche di scuole primarie riportano la scoperta della fauna: tra ruscelli e sentieri di montagna alla ricerca di tracce di animali selvatici quali cervi, cinghiali e lupi. Gli alunni in seguito possono approfondire queste esperienze tramite strumenti multimediali e dando spazio alla manualità, sono in grado di elaborare disegni, cartelloni e quant’altro.
L’obiettivo è il mettere alla prova i discenti con situazioni particolari, stimolare le loro iniziative e le loro ricerche, attivare pratiche di narrazione e documentazione per ricreare quel legame essenziale con la natura di cui come esseri umani facciamo parte.
Altri esempi ancora riguardano le visite a monumenti quali castelli, palazzi antichi, parchi storici ma che esulano dalle semplici gite scolastiche che implicherebbero la stesura del “classico” tema in classe. Gli spazi devono essere re-inventati: il cortile scolastico non deve essere più considerato solo area delimitata, ma spazio per sperimentare processi educativi.
Così come la possibile ricostruzione dell’ambiente interno: cuscini per terra, qualche tronco d’albero oppure un soffitto stellato. L’immaginazione degli alunni all’aperto assume dimensioni diverse: l’immaginario si svela e trova nuove strade di espressione.
Nasce in tale modalità un’aumentata capacità di concentrazione anche per coloro che presentano maggiori difficoltà. La natura, quindi, nella sua immensità e nella sua eterogeneità ci fornisce un materiale vastissimo su cui poter ricercare; non è mai uguale a sé stessa, non propone mai un elemento uguale all’altro, è ricca di diversità ed è la diversità stessa a renderla così ricca.
Il tempo dell’outdoor learning
Un altro importante aspetto dell’outdoor learning è la dimensione del tempo che all’aperto cambia forma: esso viene rimodulato in funzione del fare e del saper stare con l’essere, nel qui ed ora. Non vi è un’indicazione su quanto “tempo” dedicare all’attività all’aperto sulla letteratura consultata.
Un approccio in cui attraverso l’esplorazione dello spazio sia possibile attribuire un diverso valore al tempo, perché nella relazione educativa il tempo è un elemento fondamentale. Non si dà conoscenza senza convivenza e comprensione senza compromissione affettiva. L’approccio outdoor come una buona occasione per creare contesti in cui coesistano e interagiscano l’artigianato e il vissuto di ciascun insegnante e il vissuto, lo sguardo e l’agire di ciascun bambino.
Attività da svolgere
Le attività che si possono svolgere all’aperto sono innumerevoli: trovano unione mente e muscoli, pensiero ed azione, intelletto e mano in iniziative in cui c’è spazio per la creatività individuale come per le iniziative in comune. Tali attività consentono di collegare l’individuo al suo ambiente e di sperimentare concretamente la partecipazione di ogni organismo vivente al mantenimento della vita.
Ciò che si può svolgere è in riferimento all’ambiente prescelto dalla figura del “facilitatore scolastico” e anche in base anche all’età di riferimento dei destinatari, nonché dal programma precedentemente stilato. Volutamente non si elencano attività specifiche, poiché sarebbe davvero numerose e frutto anche della genialità degli educatori.
Possibili criticità dell’outdoor learning
Anche non ve ne sono molte è bene citare qualche criticità sicuramente risolvibile. Le condizioni meteorologiche e con esse la possibile opposizione genitoriale al non volere esporre il proprio figlio a freddo, pioggia, neve o altro. La soluzione possibile è senza dubbio cerare delle simulazioni dell’ambiente esterno all’interno degli spazi chiusi: ridimensionare gli oggetti e collocarne altri.
Possibili condizioni di salute degli alunni: allergie a pollini potrebbero impedire al soggetto che ne soffre di stare molto tempo all’aria aperta. Un’attenta valutazione e interventi allergologici adeguati possono limitare tali disagi.
Possibili pericoli: se l’ambiente esterno coincidesse con il bosco potrebbe esserci animali selvatici o insetti ma se ne sottolinea l’esistenza ancor prima dell’arrivo dell’uomo sul Pianeta Terra, pertanto anche in questa dimensione potrebbe instaurarsi l’insegnamento di un’educazione e rispetto doveroso per l’ambiente in cui viviamo.
Ostacoli istituzionali: difficile citarli, ma in alcuni contesti ancora presenti specie nelle scuole pubbliche anche se tuttavia possono esservi presenti insegnanti propositivi e sostenitori della didattica all’aperta.
L’outdoor learning aumenta l’apprendimento del singolo per numerose ragioni fra i quali la riduzione dello stress, l’aumento del senso di efficacia, l’aumento delle relazioni interpersonali e con il contesto accogliente.
Educazione all’aperto anche in riferimento a questo momento di emergenza sanitaria non è dunque solo una proposta, ma è nel suo divenire un’ambizione. Soprattutto in un mondo come quello moderno in cui si sta perdendo il contatto diretto con la natura, bisogna agire per ritrovare quella connessione che in passato era inevitabile.
Con il sopravvento delle nuove tecnologie e di un mondo sempre più tecnologizzato, le nuove generazioni, ovvero i “nativi digitali”, stanno sempre più smarrendo il rapporto con la natura, perdendo quindi tutto ciò che la natura stessa può offrire loro per crescere in modo più sano, più consapevole e più rispettoso. Possiamo farlo, ma soprattutto possiamo farlo ora anche per far fronte alla pandemia Covid-19.
- Articolo a cura di Arianna Saugo - Infermiera
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?