La storia di Silvia, studentessa in Infermieristica partita per un'esperienza professionale in Spagna. Oggi ci racconta le diverse impostazioni del Servizio Sanitario in terra ispanica e nel Bel Paese.
di Silvia Attavilla (*)
SARAGOZZA. Vivere all'estero è per molti studenti un grande sogno,per molti disoccupati una speranza,per tanti lavoratori una realtà e per il futuro dell'Europa è un importante prospettiva di unione e crescita. Già durante la carriera accademica abbiamo la possibilità di passare un anno,per studio o tirocinio,in un paese della Comunità Europea e vi racconto come è la mia esperienza in Spagna.
Ho avuto la fortuna di vincerà questa borsa di studio che mi ha portato nella bellissima Saragozza capitale di Aragona, e vi dico che già dal primo giorno di pratica ho notato un certo divario rispetto all'Italia. Partendo dalla formazione Universitaria, la prima diversità è che il corso di Laurea in Spagna non è assolutamente dipendente della dipartimento di Medicina ma rientra nel dipartimento di Scienze della Salute ed è quadriennale e non triennale.
Durante il primo anno gli studenti non possono accedere all'ospedale, tuttavia hanno a disposizione numerosissimi laboratori nella quale potranno far esperienza su tutto ciò che concerne la pratica infermieristica, dai prelievi, somministrazioni di farmaci, formazione di un gesso, intubazione, allestimenti di tavoli chirurgici, e tanto altro ancora, tutto su dei manichini.
Anche in Italia tante università del nord dispongono di laboratori ma non tutte purtroppo. Dal secondo anno in poi gli alunni iniziano la pratica vera e propria e, alla fine di tale percorso formativo, dopo il “trabajo fin de grado” o tesi di laurea, eserciteranno quasi sicuramente molto presto e sopratutto durante la stagione estiva, però per sostituzione di maternità e ferie anche solo di 2-3 giorni.
Dopodiché la crisi è chiara e fortemente presente proprio come in Italia. Il curriculum accademico va arricchendosi con le specializzazioni che sono cospicue e simili a quelle mediche, un po' meno analoghe ai nostri master.
Ad esempio è interessante il fatto che non esiste la figura a sé dell'ostetrica,ma è un infermiera secondariamente qualificata in ostetricia e ginecologia, e così via vi sono tanti altri ambiti di perfezionamento.
Ma le differenze che più di tutte fanno pensare le ho incontrate proprio in reparto,in cui emerge la completa emancipazione dell'infermiere rispetto al Medico e indipendenza rispetto all'Ausiliare.
Nessuno è più autorevole dell'altro,sono due ambiti completamente distaccati e ognuno è assolutamente responsabile del proprio,di ciò che segnala sul registro giornaliero e come assiste l'infermo.
Le mansioni per l'ausiliario sono l'igiene, l'eliminazione, la somministrazione di nutrizione sia orale che per sonda gastrica, e la raccolta dei dati riguardanti il bilancio idrico,tutto il resto spetta all'infermiera. Lo studente stesso per mia esperienza personale non esegue mai ciò che non gli compete.
Non posso dire lo stesso dell'Italia! Al nurse è inoltre permesso posizionare cateteri venosi centrali, cateteri arteriosi e infine, argomento tanto discusso di recente, ha la possibilità di prescrivere farmaci da banco,anche se ancora non è molto diffusa questa pratica, soprattutto nei presidi di Pronto Soccorso, l'infermiere gode di questa massima autonomia.
Ogni figura del personale sanitario (infermieri,medici e ausiliari) dispone di un username e password, necessari per poter accedere ai sistemi informatizzati che hanno sostituito,in quasi tutta la Spagna, le vecchie cartelle infermieristiche.
Si basano questi ultimi sulla valutazione degli 11 Modelli Funzionale di M. Gordon che permettono un ottima vigilanza giornaliere e ben organizzata,eseguendo accertamenti su scale di valutazione che in Italia sono ben note ma spesso denigrate,e in aggiunta vi è una finestra di comunicazione col medico dedicato alla farmacoterapia nella quale egli apporta modificazioni e aggiornamenti al piano assistenziale, in base anche alle varie osservazioni infermieristiche.
Per il resto la Spagna è un esplosione di odori,colori,musiche e balli proprio come la si pensa e non troppo diversa dall'Italia o “Bel Paese” come gli Spagnoli ci chiamano,anzi il calore e la solarità delle persone mi ha riportato a casa tante volte.
Detto ciò consiglio a chiunque abbia voglia di partire per un anno,di avere coraggio e tentare, poiché da un esperienza indimenticabile come questa, a volte inizialmente difficile, si torna cambiati nel profondo,con un bagaglio culturale più grande, numerosi amici da tutto il mondo,una mente più aperta, per tanti nasce un forte desiderio di ricominciare con un altro viaggio e per altri una forte motivazione a tornare a casa e migliorare il proprio paese.
Il futuro è in mano a noi giovani che sappiamo metterci alla prova e rischiare ed è proprio secondo una ricerca pubblicata sul sito della Comunità Europea, che si dimostra quanto i ragazzi con alle spalle un anno di Erasmus hanno migliori prospettive professionali,con una percentuale di disoccupazione più basso del 23%,e migliori prospettive relazionali.
Allora futuri studenti e docenti iniziate a pensare al vostro Erasmus!
(*) Studentessa Infermiera, ex-Erasmus.
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