PUGNOCHIUSO. È il Prof. Valerio Di Monte, presidente del Corso di Laurea dell’Università di Torino, ad aprire il congresso nello splendido scenario del promontorio garganico di Pugnochiuso. Nel ricorrente e consueto appuntamento nazionale giunto alla 14ª consecutiva edizione, il Prof. ha illustrato il percorso universitario dell’infermiere dalla riforma degli ordinamenti didattici fino ai nostri giorni.
Ha posto subito un forte dubbio a tutti gli ascoltatori: " È in grado, oggi, la formazione universitaria in infermieristica di formare dei professionisti autonomi e responsabili capaci di rispondere ai bisogni dei cittadini e del sistema sanitario?" Gli snodi che la professione infermieristica ci mette quotidianamente di fronte sono tanti, ma il velo che cela alla vista umana la vera realtà delle cose non aiuta.
“Si sta cercando di omogeneizzare la formazione infermieristica considerando che – ha continuato il Presidente – con la globalizzazione e vari problemi lavorativi i neoformati non lavorano solo all’interno della propria nazione, ma valicano i confini approdando in altri Paesi. Il confronto è possibile con il metodo dei crediti formativi”
Su tutto il territorio europeo ci sono tre cicli formativi riguardanti la professione Infermieristica che in Italia sono stati tradotti con un primo ciclo di 180 crediti, un secondo livello che equivale alla specialistica o magistrale e infine un terzo corrispondente al dottorato di ricerca. “Un ambito confondente in Italia è rappresentato dai Master Universitari, poiché in Europa i nostri Master vengono intesi come delle Lauree Magistrali. Bisogna rivalutare la possibilità di formare diversamente l’infermiere” ha incoraggiato dal palco Di Monte.
Il Professore, sulla base della sua esperienza, ha posto un’attenta riflessione sottolineando una strana particolarità. Mentre in altri settori universitari da un primo corso triennale si distinguono diversi percorsi specialistici per le professioni sanitarie invece esiste un solo percorso comune a tutta la classe. Infermieri, infermieri pediatrici e ostetriche trovano degli aspetti in comune, ma ci sono delle notevoli differenze tra le professioni sanitarie di tipo tecniche o riabilitative.
“La laurea specialistica – istituita nel 2001 - ha risposto essenzialmente a un bisogno di tipo dirigenziale. Oggi questo bisogno è stato soddisfatto. Quindi, come in altri Stati del mondo, proponiamo 5 anni di studio per diventare, non dirigenti, ma Infermieri con più competenze in ambito clinico assistenziale”.
Oggi le università faticano a far rientrare l’intera formazione per abilitare un infermiere ad esercitare la propria professione in 3 anni a differenze di altre professioni sanitarie quali fisioterapia, podologia. Un’ulteriore prospettiva sarebbe quella di articolare la formazione infermieristica di base in 4 anni così come avviene in Spagna o Portogallo. Infatti nulla impedisce di portare un primo livello di 4 anni con 240 crediti e un secondo livello di soli 60 crediti.
“In questo contesto - conclude Valerio di Monte – è difficile far passare il messaggio dell’obbligatorietà delle specializzazioni dopo il percorso di base abilitante”.
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