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Laurea in Albania. Presentata l'interrogazione ai Ministri

di Redazione

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ROMA. Riceviamo e pubblichiamo l'interrogazione Parlamentare pubblicato il 5 novembre 2013, nella seduta n. 134, promossa da Andreula Saverio - Presidente dal Collegio IPASVI di Bari - e a firma dei Senatori: MARINELLO, BARANI, ZIZZA, MANCUSO, BRUNI, BIANCONI, MAURO Giovanni, VICECONTE, D'AMBROSIO LETTIERI, GUALDANI , SCOMA , ROSSI Luciano, CERONI, GIBIINO, SCAVONE, COMPAGNONE.

Ai Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca, della salute e degli affari esteri.

Premesso che: secondo la normativa italiana i diplomi di laurea rilasciati da istituzioni universitarie di Paesi non appartenenti alla UE sono oggetto di preventivo riconoscimento per quanto riguarda le professioni sanitarie da parte del Ministero della salute ai sensi dell'art. 50, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999.

I diplomi di laurea rilasciati dalle istituzioni universitarie dei Paesi comunitari sono invece oggetto di preventivo riconoscimento sempre da parte del Ministero italiano ai sensi della direttiva 2005/36/CE.

 

Questa seconda procedura è ovviamente semplificata, considerando il principio della libera circolazione dei professionisti nel territorio comunitario; notizie di stampa ed informazioni purtroppo non ufficiali (si veda in particolare l'articolo a firma di Leonard Berberi apparso in prima pagina sul"Corriere della Sera" dell'11 ottobre 2013 e il servizio giornalistico andata in onda su RAI3 nel corso del TG3 edizione delle ore 19.00 del 20 ottobre) hanno portato a conoscenza dell'opinione pubblica che esiste una convenzione tra l'università "Nostra Signora del Buon Consiglio" (NSBC) con sede in Tirana in Albania e l'università di Roma "Tor Vergata" per la realizzazione di corsi di laurea in Medicina e in Odontoiatria e protesi dentaria e per altre professioni sanitarie con laurea triennale presso la NSBC attivati attraverso la cooperazione nei settori della didattica e delle altre attività istituzionali di Tor Vergata. L'accordo sembra risalire addirittura al 2005 ed è stato probabilmente varie volte integrato e modificato.

 

Questa convenzione sarebbe nata con il nobile scopo di aiutare un Paese in gravi difficoltà economiche come l'Albania con svariate problematiche di ordine sociale per garantire una formazione universitaria adeguata ai propri studenti in discipline molto delicate come quelle concernenti i corsi di laurea nelle professioni sanitarie;

 

purtroppo, come è stato ampiamente dimostrato anche attraverso svariate notizie di stampa, nei giorni scorsi si è assistito allo spettacolo, a giudizio degli interroganti poco dignitoso, di tanti studenti italiani che, non avendo superato i test di accesso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia e Odontoiatria e protesi dentaria previsti dal nostro ordinamento didattico, si sono messi in viaggio e successivamente "in coda" davanti all'università albanese in modo massiccio per ottenere l'iscrizione ai corsi di laurea presso l'università NSBC;

 

l'obiettivo era quello di accedere a questa formazione universitaria senza aver superato i test di ingresso, con evidente violazione di qualsiasi regola di parità di condizione con gli studenti italiani che avevano affrontato tali test; questa situazione crea, inoltre, un'odiosa discriminazione fra gli studenti abbienti che possono permettersi di frequentare corsi in un Paese straniero e studenti meno fortunati che, non avendo tale possibilità economica, si devono confrontare con l'ostacolo dei test di ingresso che, come è noto, rappresenta una barriera difficile da superare anche se resa necessaria per un'ordinata programmazione degli accessi in relazione alle potenzialità delle strutture didattiche e alla disponibilità e al numero dei docenti e dei tutor nonché al futuro fabbisogno di professionisti nel nostro Paese;

 

è necessario sottolineare poi che, dalle scarse informazioni che si possono reperire dal sito dell'università Nostra Signora del Buon Consiglio, si trae comunque la conclusione che il numero degli studenti ammessi ai corsi di laurea non è concordato con l'università di Tor Vergata, ma sembra deciso solo dagli organi accademici dell'università albanese.

 

È evidente che ciò costituisce la dimostrazione della violazione del principio della programmazione degli accessi considerato che viene richiesto per l'ammissione ai corsi soltanto il diploma di scuola secondaria sia agli studenti albanesi che a quelli italiani;

 

risulta poi che, una volta ottenuto il diploma di laurea chiedono l'iscrizione agli ordini italiani sia gli studenti del nostro Paese sia gli studenti albanesi a dimostrazione che questa operazione non è coerente con il principio di garantire in Albania una migliore assistenza sanitaria, si chiede di sapere: se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di questa vicenda e soprattutto se la convenzione tra l'università di Tirana Nostra Signora del Buon Consiglio e l'università di Roma Tor Vergata sia stata approvata formalmente dalle nostre competenti autorità italiane;

 

se si condivida l'avvenuta trasformazione di questa convenzione in un surrettizio superamento della normativa italiana che prevede l'accesso ai corsi di laurea delle professioni sanitarie attraverso il meccanismo dei test di ingresso; se questo accordo privatistico che attribuisce sostanzialmente una laurea italiana che non ha bisogno di alcuna procedura di preventivo riconoscimento, superando la normativa in vigore per gli altri Paesi non comunitari, non costituisca un'ingiustificabile eccezione ad un sistema generale che ha come fine ultimo quello di garantire ai cittadini la formazione di medici e di odontoiatri culturalmente in grado di far fronte alle esigenze di tutela della salute pubblica;

 

a chi siano imputabili gli oneri economici derivanti dalla convenzione stessa e quale sia il meccanismo retributivo per i professori universitari italiani che svolgono le lezioni presso l'università Nostra Signora del Buon Consiglio; se non ritengano che la descritta situazione integri una palese e odiosa discriminazione all'interno della stessa comunità degli studenti italiani consentendo solamente ai più abbienti di accedere ai corsi di laurea presso l'università albanese senza alcuna preoccupazione di rispettare la normativa italiana in materia;

 

quali ambiti di responsabilità giuridica siano eventualmente ravvisabili nei confronti degli ordini italiani che alto stato attuale sono obbligati ad iscrivere questi professionisti sulla base di una semplice e burocratica verifica del possesso dei seguenti titoli: diploma di laurea e diploma di abilitazione professionale, rilasciati entrambi, come è ampiamente noto, a breve distanza di tempo dalla stessa istituzione universitaria e che costituiscono per le professioni sanitarie un'inutile duplicazione;

 

visto che, in sostanza gli ordini e i collegi delle professioni sanitarie, che hanno l'obbligo di attestare di fronte ai cittadini la qualità dei professionisti iscritti ai loro albi, non hanno alcun vero potere di verificare i presupposti formativi dei sanitari, che cosa potrebbe accadere in termini di certezza del diritto se gli ordini e i collegi, pur riconoscendo l'obbligo di assicurare la loro funzione certificativa, si rifiutassero di iscrivere ai loro albi professionisti di cui non appare trasparente il percorso formativo, tutelando quindi in primis la salute dei cittadini e in subordine difendendosi da eventuali responsabilità civili, penali e amministrative.

 

Sen. Dott. LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI

Capogruppo PdL 12a Commissione Igiene e Sanità

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