Con questa puntata rischiamo di scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora. Lo sappiamo, ne siamo consapevoli, anche perché si tratta di qualcosa che è parte del nostro lavoro di redazione. Ma vorremmo provare a dare un punto di vista “diversamente ponderato” su un tema che – lo si voglia o no – caratterizza l’oggi di tutti. Infermieri compresi.
Infermieri e social network: il punto è sempre il "come"
Quello dei social network è un mondo pieno di opportunità. Non riconoscerle sarebbe senz’altro motivo di rimpianto, in particolar modo per gli infermieri, vista anche la crisi di attrattività che questa professione sta vivendo. Sarebbe davvero un errore strategico non utilizzare strumenti che si avvicinino così tanto alle persone.
Bisogna però fare attenzione a non scivolare su una buccia di banana: sono decenni che corriamo e rincorriamo il nostro “posto nel mondo”. Anni di battaglie e di conquiste faticosissime (più o meno grandi) che, se ci si pensa con attenzione, vengono inevitabilmente messe sul piatto anche in contesti come questo.
E allora il punto sta nel come lo faccio. Come comunico? Come veicolo l'immagine della professione? Come contribuisco a quella credibilità, a quell’autorevolezza che come professionisti rivendichiamo continuamente?
Vorremmo provare a far riflettere sul fatto che nell’utilizzo dei social si debba prestare molta attenzione a non farsi trascinare dalle tendenze, a seguire la moda comunicativa del momento, perché i “modi che vanno di moda” rischiano di farci precipitare verso un impoverimento, una morte culturale.
Con un contenuto tirato via, con un post non ragionato a 360°, con un commento aggressivo, offensivo, volgare, si va ad intaccare l’immagine della categoria, la narrazione che facciamo della nostra professione. E lo stiamo facendo in piazza, quindi di fronte ad un sacco di gente. Insomma, una zappata sui piedi.
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