In questo episodio tocchiamo uno dei tasti più dolenti per la nostra categoria: l’attrattività. Lo sentiamo ripetere da tempo: quella dell'infermiere è una professione sulla via dell’estinzione. Sono sempre di più, infatti, gli infermieri che pensano di abbandonarla e sono sempre di meno i ragazzi che pensano di intraprendere questa strada.

Certo, il quadro non è idilliaco: l’attualità parla di continue aggressioni, turni massacranti e stipendi che hanno del ridicolo se commisurati alle responsabilità.

Non c’è mai stato un vero riconoscimento della professione, né da parte delle istituzioni né da parte dell’utenza, fatta salva la parentesi illusoria del primo periodo Covid.

Oggi chi solo pensa di voler fare l’infermiere si sente tacciato di masochismo, autolesionismo, follia, errore, aberrazione, abbaglio. Colpa. Un cocktail letale, che ucciderebbe qualunque barlume di speranza.

Ma se ci si riflette un attimo a bocce ferme, si scopre che tutto ciò che sentiamo è un’opinione, non la realtà. Tutto ciò che vediamo è una prospettiva, non la verità. E allora cambiamola, questa prospettiva.

Chi oggi sente di voler diventare infermiere merita di ascoltare anche una narrazione diversa, perché infermieri fieri di esserlo, nonostante tutto, ce ne sono eccome. Questa è una narrazione che non trova mai abbastanza spazio, ma sono queste le voci che andrebbero amplificate.

Guai a te se non fai l’infermiera. Non è una sorta di chiamata alle armi da parte del Governo (anche se forse dovrebbe esserlo…). È una frase che mi sono sentita dire durante il mio percorso di laurea da una tutor di tirocinio.

Cosa c'è dietro questo episodio? Dietro questo episodio c’è tutta una serie di episodi precedenti, durante i quali - da tirocinante infermiera - mi sono sentita ripetere: ma sei pazza?! Non fare questo lavoro! Scappa, finché sei in tempo.