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Le Linee Guida

di Sara Di Santo

Le raccomandazioni di comportamento clinico, conosciute come Linee Guida in Sanità, sono un ausilio fondamentale nel processo decisionale. Ogni azione del Professionista della Salute deve rifarsi ad esse.

Le Linee Guida (LG) sono documenti che forniscono raccomandazioni di comportamento clinico

Sono elaborati mediante un processo di revisione sistematica della letteratura (sinossi: studio che individua, valuta e sintetizza i dati di studi scientifici allo scopo di offrire risposte esaurienti basate su dati empirici) e delle opinioni degli esperti con lo scopo, da un lato, di massimizzare i risultati e le risorse dell’assistenza sanitaria e, dall’altro, di omogeneizzare la prassi clinica in presenza di situazioni analoghe e di contrastare l’utilizzo di procedure ad efficacia non documentata.

Le Linee Guida sono prodotte da gruppi multidisciplinari e offrono un’ampia definizione della buona pratica professionale, essendo basate su analisi, valutazioni e interpretazioni sistematiche delle prove scientifiche.

Esse si orientano alla produzione di un risultato lasciando un margine di flessibilità a chi le dovrà applicare; l’obiettivo è quello di fornire una guida, per i professionisti sanitari e per gli utenti, sulla scelta di modalità assistenziali più appropriate in determinate situazioni cliniche garantendo la chiarezza dei percorsi e delle responsabilità.

Essendo strumenti dichiaratamente concepiti come ausilio nel processo decisionale, le Linee Guida devono: 

  • dichiarare la qualità delle informazioni utilizzate (il livello delle evidenze);
  • dichiarare l’importanza, la rilevanza, la fattibilità e la priorità della loro implementazione (la forza delle raccomandazioni);
  • esplicitare le alternative di trattamento e i loro effetti sugli esiti;
  • avere caratteristiche di flessibilità e adattabilità alle mutevoli condizioni locali.

Le Linee Guida offrono un’ampia definizione della buona pratica alla quale aggiungono pochi dettagli operativi; inoltre, rendono più evidente il dovere del sanitario di motivare le scelte dei comportamenti di cura e assistenza. La giurisprudenza, infatti, riconosce al sanitario uno spazio di discrezionalità tecnica, purché ogni sua scelta sia basata su dati oggettivi e riscontrati.

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