La scabbia è un'infestazione contagiosa della pelle. Si verifica tra gli esseri umani e in altri animali. È causata dall'acaro Sarcoptes scabiei var homini, un parassita molto piccolo e di solito non direttamente visibile.
Scabbia, cos’è e come si manifesta
Dal punto di vista epidemiologico gli acari sono distribuiti in tutto il mondo e allo stesso modo colpiscono tutte le età, le etnie e le classi socio-economiche nei climi diversi. A livello mondiale a partire dal 2009 si stima che si verifichino 300 milioni di casi di scabbia ogni anno, anche se questo dato è molto discusso. Si stima che dall'1 al 10% della popolazione mondiale sia infestata dalla scabbia, ma in alcune popolazioni il tasso di infezione può raggiungere il 50-80%.
In Italia il numero dei casi è in aumento: si è infatti passati dai 2.000/3.500 casi degli anni 1989-2000 ai più di 5.700 del 2003.
È una parassitosi che contagia quasi sempre per contatto interumano prolungato (persone che condividono lo stesso letto o gli stessi indumenti). Il contagio indiretto è raro, può avvenire attraverso il passaggio dell’acaro alla biancheria e lenzuola se sono stati contaminati da poco dal malato; gli acari, lontano dall’ospite umano possono vivere oltre le 72 ore.
Una caratteristica fondamentale che rende la scabbia molto riconoscibile sono delle lesioni che si formano sulla pelle chiamate cunicoli scabbiosi, si parla di una sorta di microscopiche gallerie di circa 2-3 millimetri e di colore biancastro che servono ai parassiti femmine per deporre le uova.
Le larve attive emergono dopo 3-4 giorni e invadono la cute circostante.
L’infestazione dall’acaro della scabbia si manifesta con eruzioni cutanee pruriginose, dovute alla reazione allergica determinata dall’assorbimento degli escrementi degli acari nei capillari della pelle. Il prurito è generalizzato e avvertito specialmente di notte.
Il rash cutaneo e le gallerie degli acari compaiono soprattutto in alcune zone: tra le dita, sui polsi e sui gomiti, ma possono essere rinvenuti sui piedi, sulle caviglie, sui genitali (nei maschi), sui capezzoli e sul palmo delle mani.
Scabbia Norvegese
Esistono anche forme di scabbia tipiche dei soggetti immunodepressi (per esempio i soggetti Hiv positivi o le persone che utilizzano farmaci immunosoppressori) la scabbia “crostosa” (originariamente chiamata scabbia Norvegese), che si presenta in modo caratteristico con lesioni crostose sulle mani, i piedi, il cuoio capelluto, le orecchie e le aree sotto le unghie. Questa forma dell’infestazione può essere asintomatica e, occasionalmente, assomiglia ad un eczema o a una psoriasi. I numerosi acari trovati nei pazienti con scabbia norvegese favoriscono la trasmissione attraverso l’ambiente.La diagnosi viene effettuata con l’esame obiettivo, però non sempre il cunicolo è visibile e talora l’acaro può essere ricercato mediante entodermoscopia (ricerca del parassita mediante un comune dermatoscopio a luce polarizzata).
L’epidemia di scabbia in ospedale, come prevenirla
Le epidemia di scabbia si possono sviluppare in particolari situazioni, come nei centri di riabilitazione, nelle corsie degli ospedali, nelle unità di dialisi e nelle lavanderie degli ospedali. Il personale ospedaliero può contrarre la scabbia applicando lozioni per il corpo o usando spugne sui corpi dei pazienti. È al contrario meno frequente il contagio mediante un contatto casuale, come ad esempio stringendo la mano.
L'uso di precauzioni da parte del personale ospedaliero può dimezzare il rischio di contagio. La pulizia quotidiana degli ambienti di degenza, della biancheria e degli indumenti dei pazienti contribuisce all'eliminazione degli acari. Vanno utilizzate precauzioni standard e da contatto per evitare la trasmissione.
Disporre il paziente in una stanza singola. Quando non disponibile, si collochi il paziente in una stanza con pazienti che abbiano un’infezione attiva con lo stesso microrganismo, ma senza nessun altro tipo d’infezione in atto. L’isolamento o l’accorpamento equo è importante per impedire il contatto diretto o indiretto.
Quando si entra nella stanza oltre ai guanti da indossare secondo le precauzioni standard (sono sufficienti puliti, non sterili) è necessario il lavaggio delle mani. Durante l’assistenza al paziente i guanti devono essere cambiati dopo che hanno avuto il contatto con materiale infettivo, che può contenere alte concentrazioni dei microrganismi. Rimuovere il guanto prima di lasciare la stanza del paziente, prima del contatto con le superfici ambientali e prima di andare da un altro paziente.
Lavarsi le mani immediatamente con un agente antimicrobico o un antisettico; le mani possono venire contaminate anche durante la rimozione del guanto stesso. Il lavaggio immediato delle mani evita il trasferimento dei microrganismi in altri pazienti o ambienti.
Quando è possibile, dedicare l'uso dell'apparecchiatura che va a diretto contatto con la cute integra a un singolo paziente o al gruppo dei pazienti infettati o colonizzati con lo stesso agente patogeno, per evitare il contagio tra diversi pazienti. Se l'utilizzo di attrezzature o degli articoli comuni è inevitabile, allora si devono adeguatamente pulire e disinfettare prima del loro riutilizzo. Accertarsi che i dispositivi da usare una volta sola siano smaltiti correttamente.
È importante il controllo dell’ambiente. Accertarsi che vengano effettuate ed eventualmente implementare le normali procedure per la cura, la pulizia e la disinfezione sistematiche delle superfici ambientali, delle attrezzature del lato del letto e di altre superfici frequentemente toccate.
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