Andrà "porta a porta" a verificare le condizioni di salute e sociali degli anziani
L’obiettivo è mantenere e, possibilmente, migliorare nel tempo l’equilibrio o lo stato di salute della famiglia, aiutandola ad evitare le malattie o ad affrontarle meglio se arrivano.
Infermiera educa una paziente alla rilevazione della pressione arteriosa a domicilio
Con questa missione arriva in Piemonte l’infermiere di comunità, un professionista itinerante che si prende cura di un gruppo di over 65 che possono essere supportati in caso di difficoltà. Un rapporto che nel tempo diventa costante.
Il progetto “Consenso” di cui il Piemonte è capofila, finanziato con un fondo europeo, parte dalle aree disagiate del Piemonte, quelle dove per un anziano può essere più difficile raggiungere i servizi. Il Cuneese, la Val Maira, la Valle Grana, le prime a partire con una sperimentazione. Per ora a Torino non esistono progetti di questo genere, mentre alcune sperimentazioni sono state tentate, anche in passato, nell’Asl To3 ora diretta da Flavio Boraso.
Infermieri di comunità cominceranno ad andare nelle case, a verificare le condizioni di salute degli anziani, ma anche quelle sociali. Sulla base di dati raccolti, in collaborazione con i medici di base, programmeranno una serie di interventi che possono andare da una semplice visita periodica preventiva a consigli per rivolgersi ad uno specialista o ad un servizio, dall’educazione sanitaria in caso di dipendenze come fumo o alcol o se vengono riscontrate cattive abitudini alimentari. Possono decidere alcuni test mirati.
Le aree per ora individuate con un finanziamento europeo (un totale di 2 milioni di euro per Francia, Croazia, Slovenia e Austria, per l’Italia Piemonte e Liguria) sono quelle di alcune zone del Cuneese, in val Maira e Valle Grana, il Verbano.
Giovanni Caruso, direttore dell’Asl del Vco, è uno dei direttori più convinti dell’utilità di questo progetto. Uno dei primi a far partire il servizio: "Abbiamo individuato persone over 65 — racconta — anziani che possiamo definire in bilico, non sono malati ma in condizioni precarie. E abbiamo scelto cinque zone dove le difficoltà di spostamento sono più problematiche, quelle più distanti dai servizi sanitari: Omegna, Domodossola. Sono stati cooptati cinque infermieri, uno per l’area del Cusio, uno per il Verbano e 2 per l’Ossola. Ciascuno di loro ha in carico circa 500 persone da seguire".
Il progetto è stato concordato con i sindaci, racconta ancora Caruso: "La prevenzione può aiutare a ritardare l’ingresso nella cronicità, una delle condizioni che generano più costi per il sistema sanitario".
Ginetto Menarello è il vice direttore del master di Infermieristica di Famiglia e di Comunità dell’Università di Torino: "Sono già 150 gli infermieri formati e ci auguriamo che i risultati del progetto consentano l’acquisizione di dati preziosi per una mappatura sulla salute".
Fonte Repubblica.it (Torino)