È tanto straordinario quanto disarmante scoprire quanta gente sia disposta ad affrontare un cambiamento radicale nella propria vita pur di cercare quel riconoscimento professionale e quella quiete di vivere che sembrano ormai lontani da raggiungere per i giovani infermieri in Italia. Nel corso degli ultimi mesi molti professionisti, neolaureati, studenti vicini al conseguimento del titolo, si sono interessati all’idea di potersi trasferire in Spagna per proseguire (o addirittura iniziare) la propria carriera in un contesto nuovo che possa essere più stimolante di quello trovato nel nostro Paese. Quali sono le condizioni lavorative in Spagna? , quanto può essere complesso cambiare realtà? , sono troppo in ritardo per poter fare un’esperienza all’estero? e molti altri dubbi tempestano persone che non cercano altro che riconoscimento e serenità.
I dubbi degli infermieri italiani sul lavoro in Spagna
Ciutat de les Arts i les Ciències di Valencia
In diversi parlano di sogno nel cassetto da molto tempo .
Proviamo a scorrere alcune delle domande che mi sono state poste da quando ho deciso di lavorare a Valencia come infermiera , così da poter aiutare chi come me e altri professionisti si sono interessati aquesto tipo di esperienza (escludendo i dubbi relativi ai procedimenti meramente amministrativi): la condivisione è uno dei mezzi più potenti che abbiamo per aiutarci a trovare soluzione alle domande che ci affacciano al cambiamento.
Come si trova lavoro come infermiere in Spagna?
La carenza di infermieri di cui viviamo le conseguenze ogni giorno in Italia, è una condizione ben conosciuta anche in Spagna: precarietà dei contratti e stipendio non competitivo rispetto ad altre realtà europee sono le principali motivazioni.
Fino a qualche anno fa, la mancanza di professionisti era anche dovuta alla migrazione verso altri paesi, ma dopo la pandemia il deficit è stato favoreggiato anche dalla decisione di molti di lasciare la professione per dedicarsi ad altro.
Con queste premesse, è comprensibile che la figura sia molto richiesta e le possibilità di trovare lavoro siano diverse, soprattutto nel settore privato. Cliniche per la riproduzione assistita, aziende che si occupano di sicurezza nei luoghi di lavoro, case di salute e ospedali privati sono alcune delle realtà in cui è possibile inserirsi.
Per poter avere un colloquio ed eventualmente essere assunti, la maggior parte dei luoghi di lavoro valuta CV inviati online (ogni clinica/ospedale ha una sezione dedicata alla pubblicazione di posti vacanti o alla candidatura spontanea), anche se talvolta è anche possibile consegnarlo personalmente negli uffici di risorse umane (come ho fatto io nell’ospedale privato in cui attualmente lavoro).
Per quanto riguarda il settore pubblico, le possibilità sono due: iscrizione alla Bolsa de Trabajo (una lista temporanea di impiego) per contratti a tempo determinato oppure partecipazione ad oposiciones (il “concorso pubblico” italiano, per intenderci) per contratti a tempo indeterminato.
I requisiti e il regolamento relativi all’iscrizione alla Bolsa de Trabajo della comunità valenciana sono disponibili online .
Quale livello di lingua spagnola è necessario avere per poter lavorare?
Il mio consiglio è di non partire completamente digiuni di spagnolo: il vocabolario medico è principalmente di origine latina, per cui molti termini sono simili tra italiano e spagnolo; tuttavia, la comunicazione è una complessità di condizioni e terminologia, per cui è importante anche avere una base grammaticale, verbale e lessicale.
Per lavorare nella realtà privata, generalmente non è richiesta una certificazione linguistica, mentre per potersi iscrivere alla Bolsa de Trabajo e alle oposiciones è importante (a volte obbligatorio) avere un livello B2 certificato ufficialmente .
Quali sono le differenze tra lavoro pubblico e privato in Spagna?
Tendenzialmente, la popolazione neolaureata desidera ottenere un “posto nel pubblico”, poiché lo stipendio sembra essere migliore e la turnazione lavorativa più regolare e favorevole; tuttavia, molto spesso prima di ottenere il ruolo indeterminato è necessario accettare più impieghi a tempo determinato (a volte anche in ospedali diversi).
Personalmente, credo che il benessere lavorativo sia influenzato da molti elementi, non solamente dalla regolarità della turnazione o dallo stipendio nettamente superiore; un ambiente tranquillo e stimolante e un gruppo di colleghi con cui è possibile collaborare in serenità sono fattori altrettanto discriminanti per poter scegliere come e dove lavorare.
Ci sono differenze sostanziali tra il lavoro da infermiere in Italia e in Spagna?
L’esperienza lavorativa che ho maturato a Valencia è ancora piuttosto limitata (avendo lavorato in un solo ospedale privato) e probabilmente non sufficiente per poter fare comparazioni nette con il lavoro in Italia.
Ciò che ho potuto notare, tuttavia, è un diverso rispetto dei ruoli: c’è un clima di collaborazione tra infermiere, auxiliar (l’OSS italiano), figura riabilitativa e celador (l’addetto alla mobilizzazione dei pazienti), dove ognuno sa esattamente dove inizia e finisce la propria funzione.
Ho inoltre avuto la percezione che la considerazione sociale dell’infermiere sia più fedele al reale ruolo svolto dal professionista in Spagna rispetto all’Italia. La formazione universitaria è organizzata in modo leggermente diverso, ma la preparazione è paragonabile.
I corsi di formazione offerti dal collegio locale a cui sono iscritta sono estremamente interessanti e utili al personale infermieristico (e sono inclusi nel costo dell’iscrizione annuale al Colegio de Enfermería ).
Come superare la paura di lasciare la propria comfort zone?
Questo è uno dei dubbi più ricorrenti. Ed è anche comprensibile: chi di noi non avrebbe paura a lasciare la sicurezza di una vita costruita in anni e in modo naturale?
Allo stesso tempo, però, credo che se l’idea di cambiamento non sia solo una stella cadente che scompare ma un faro lampeggiante che continua a presentarsi periodicamente, questa comfort zone che tanto ci dà tranquillità, non è più ciò che fa per noi.
A volte aspettiamo un evento scatenante per prendere una decisione importante; capita che questo evento sia doloroso (una separazione, un lutto, una condizione di burnout lavorativo) e ci faccia capire che le condizioni che stiamo vivendo sono diventate insopportabili
Se ci pensiamo, arrivare al cambiamento stremati e senza energie, può sì dargli un significato ancora più importante, ma allo stesso tempo ci fa consumare ancora più forze, perché ci creiamo desideri ed aspettative in cui riponiamo quel poco di noi stessi che ci rimane.
Per prendere le decisioni importanti non è necessario arrivare ad un punto di non ritorno: quando ci rendiamo conto che ciò che stiamo vivendo non è più una realtà che ci si addice, è già il momento di cambiare.
Mi ha colpito in particolare la storia di una ragazza che mi scrisse: ho cominciato a cogliere mille casualità e segni e l’idea di trasferirmi all’estero è diventata sempre più reale ; capita che sentiamo il bisogno di vedere nell’invisibile ciò che il destino sta cercando di dirci.
A volte la vita ci immerge in situazioni emotivamente talmente complesse da farci rendere conto di quanto sia breve, fragile e fugace: il tempo ci scorre tra le dita ed è giusto che succeda, ma possiamo decidere noi verso che direzione farlo fluire.
Non abbiate paura, perché la vostra comfort zone non scapperà se voi deciderete di andarvene: sarà li ad aspettarvi per tutto il tempo. Sarete voi a cambiare, a crescere, a conoscere voi stessi ogni giorno un po’ di più e a capire cosa vi fa stare davvero bene
Francesca Briani | Infermiera italiana a Valencia
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