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Ospedali del futuro, la visione degli ingegneri clinici

di Monica Vaccaretti

L'ospedale del futuro è un percorso ed uno spazio di cura diverso, grazie alla digitalizzazione e alla virtualizzazione dei posti letto, dove le persone non avranno sempre necessità di dormirci per essere curati. Sarà flessibile, estremamente digitale, con una forte impronta di sostenibilità, accogliente con tanto verde e senza reparti predefiniti. Sarà inoltre modulare, ossia pronto a subire una riconfigurazione rapida dei posti letto, e con pochi professionisti, supportati dall'intelligenza artificiale in modo che il lavoro che oggi viene fatto da tante persone venga svolto da pochi. È questa la visione conclusiva che è stata presentata dagli esperti durante il convegno nazionale dell'Aiic, l'Associazione italiana degli ingegneri clinici che si è svolto a Roma dal 15 al 18 maggio.

Tecnologia e circolarità. Come saranno gli ospedali del futuro

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L'ospedale del futuro è un percorso ed uno spazio di cura diverso, grazie alla digitalizzazione e alla virtualizzazione dei posti letto.

Il futuro dei nostri ospedali parte da ciascuno di noi che ci aspettiamo di essere presi in cura prima ancora di essere curati, illustra Paolo Petralia, vicepresidente di Fiaso e direttore generale Asl 4 Liguria ricordando come gli ospedali non siano sempre stati soltanto luoghi di auspicabile guarigione e di cura di malattie ma anche di accoglienza e di ospitalità per viandanti e pellegrini.

Con l'avanzare della scienza e della tecnologia essi devono pertanto diventare percorsi, spazi e prospettive di presa in carico e di cura. Per Petralia si tratta di sviluppare un modello di ospedale che dialoga con il territorio e di territorio che va verso l'ospedale in una logica di circolarità e non di esclusività.

L'ospedale del futuro dovrebbe essere un ospedale in cui il paziente cronico non accede, se non in casi rarissimi, ha illustrato Giovanni Guizzetti, ingegnere clinico e direttore sociosanitario Asst Ovest Milanese, sottolineando come l'assistenza sanitaria del cittadino sia indirizzata verso la trasformazione della sanità territoriale.

Descrive un ospedale addirittura senza posti letto che non sarebbero necessari potenziando la sanità domiciliare. I posti letto potrebbero essere completamente assenti diventando virtuali, con pazienti che sarebbero monitorati a casa loro e gestiti centralmente da professionisti multidisciplinari che intervengono in modalità remota da una struttura sanitaria. Grazie alla condivisione dei dati l'assistenza sarà fornita a bisogno, a domicilio.

Si spiega che resterebbe certamente la necessità di avere una prossimità dell'ospedale ma in caso di bisogno l'accesso al luogo di cura sarebbe possibile anche in modo autonomo grazie all'evoluzione tecnologica e all'aumento dei trasporti con mezzi a guida autonoma.

Non ci sarà una differenziazione tra reparti. La strutturazione degli spazi e dei percorsi sarà progettata in base all'intensità di cura, continuano i due esperti. Non ci sarà sempre la necessità di condividere le camere di degenza con altre persone. Ci saranno molte camere singole, almeno la metà dei posti letto, non solo per un maggior comfort del paziente ma anche per controllare meglio le infezioni ospedaliere, spiegano sottolineando che ci saranno altresì estese aree verdi che permetteranno più contatto con la natura, aumentando il benessere del paziente, come ampiamente dimostrato dalla ricerca.

Dovremo abbandonare la logica del monoblocco e ritornare a progettare piccoli padiglioni immersi nel verde e capaci di essere flessibili nel loro utilizzo, come la pandemia ci ha insegnato, aggiunge Petralia.

L'ospedale sarà totalmente digitalizzato in cui le applicazioni di intelligenza artificiale supporteranno tutto il processo di diagnosi e cura. L'IA potrà affiancare e sostenere gli operatori e supportare anche i pazienti nell'esperienza di permanenza in ospedale per ottenere risposte avanzate in merito ai contenuti clinici ma anche sostenibili dal punto di vista della modalità con cui vengono erogati.

Secondo gli esperti la prospettiva di questa nuova tipologia di ospedale non è così fantascientifica. La trasformazione verso questo approccio è già in atto, anche se non ce ne stiamo accorgendo. Ritengono, del resto, che in Italia non si possa andare avanti con tanti piccoli ospedali che costano molti soldi di gestione e non permettono agli ospedali più avanzati di poter essere adeguatamente supportati.

A fronte di un patrimonio edilizio ospedaliero spesso obsoleto, possiamo immaginare, nel tempo, di riuscire a trasformare gli edifici attuali in building adeguati in termini di strutture che trasformino energia, che siano green, automatizzate ed efficienti nei percorsi e negli spostamenti, conclude Petralia.

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